Ci saranno anche sei studenti italiani il prossimo settembre a Lisbona al 22° Eucys, Concorso dell’Unione Europea dei giovani scienziati: sono i vincitori della selezione italiana del concorso I giovani e le scienze 2010, premiati dalla Fast (Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche) che ha individuato come meritevoli i loro tre progetti tra i 26 selezionati e messi in mostra a Milano in questi giorni. Ma questi 26 sono solo la punta avanzata di un manipolo di 128 progetti realizzati da 284 studenti di 17 Regioni italiane che hanno dedicato tempo, energie e creatività a elaborare soluzioni innovative per risolvere problemi in diversi settori disciplinari.
È un dato significativo che può far ben sperare nella possibilità per l’Italia di rimontare il divario che ancora ci separa dai Paesi avanzati per quanto riguarda la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. In realtà è una conferma del fatto che nel nostro Paese non sono le eccellenze e le risorse umane a mancare ma è un sistema che le sappia valorizzare e sviluppare. La visione degli stand dove erano esposti i progetti selezionati ha permesso anche di cogliere alcuni aspetti che possono far luce sulle prospettive educative dell’insegnamento scientifico nelle nostre scuole.
Anzitutto si è trattato di lavori non superficiali e con un alto grado di originalità; denotano una preparazione che mette in grado questi studenti non solo di riprodurre le conoscenze acquisite ma di farle fruttare generando nuova conoscenza. Hanno quindi imparato, insieme alle conoscenze, un metodo, un approccio ai problemi, una capacità di leggere la realtà. Un metodo che ha permesso, ad esempio, a Aldo Cingolani e Davide Corciulo del Liceo scientifico C. De Giorgi di Lecce, di ideare memorie ottiche cancellabili e riscrivibili grazie all’uso di fonti di luce UV o visibile.
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Hanno preso spunto dalle molecole fotocromatiche esistenti in natura, della famiglia delle Spiropyran, che se esposte a luce UV provocano una trasformazione di colore nella matrice in cui sono disperse: il fenomeno però è reversibile e quindi il materiale ritorna al colore iniziale se illuminato. L’obiettivo allora è quello di produrre delle scritte colorate temporanee su alcuni film di materiale plastico contenenti una modesta quantità delle suddette molecole.
Interessante anche osservare la genesi di alcuni progetti, che indica un’attenzione e una curiosità non circoscritta al puro curriculum scolastico. È accaduto ad Azzurra Cicchi e Gianluca Pica dell’Itsas G. Mazzocchi di Ascoli Piceno, che dopo aver assistito a un convegno sulle energie rinnovabili hanno costruito una “cella di Grätzel”, un dispositivo per ottenere elettricità convertendo l’energia solare mediante un processo simile a quello della fotosintesi.
L’ulteriore curiosità sta nel fatto che nell’esperimento gli studenti hanno utilizzato due vetri conduttori, uno con uno strato di carbonio e l’altro con uno strato di biossido di titanio in grado di assorbire una matrice organica costituita da succo di mirtillo.
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È il caso anche di Noemi Di Nanni, del Liceo scientifico L. Einaudi di Siracusa, per la quale la molla è scattata durante la visita alla centrale termoelettrica di Priolo Gargallo (Sr,) dove è stato realizzato il “progetto Archimede”, cioè l’impianto solare a collettori parabolici lineari. Noemi si chiede come ottenere energia in modo semplice e a basso costo, per alimentare ad esempio un frigorifero.
Così unisce l’idea degli specchi di Archimede con il frigorifero ad assorbimento progettato da Einstein e progetta Archistein: riveste una parabola con materiale riflettente e concentra l’energia solare sulla resistenza della caldaia del frigorifero da camper dove si producono vapori d’ammoniaca e acqua che salgono fino al condensatore per produrre freddo attraverso vari passaggi.
C’è anche chi ha proposto un progetto che potrebbe presto trovare anche un’applicazione pratica. All’Isiss Verdi di Valdobbiadene (TV), Ahmed Shamran progetta la riconversione dell’impianto frigorifero di una azienda vinicola facendo riferimento all’installazione di una pompa di calore. L’energia termica necessaria per le cisterne sarebbe la stessa che viene rimossa dalle botti refrigerate; col risultato di ridurre sensibilmente il consumo energetico.
L’investimento verrebbe ammortizzato in meno di tre anni e in nove anni la cantina sarebbe in grado di risparmiare circa 60.000 euro. Il progetto è stato preso in considerazione dal proprietario che sta già esaminando i dettagli operativi e valutando la possibile attuazione degli interventi proposti da Ahmed.