Uno studio dell’università di Cambridge in Inghilterra contraddice quello che storicamente è sempre stato considerato un fondamento dell’essere umano, ovvero la sua religiosità innata. Quello che si definisce senso religioso infatti come hanno documentato innumerevoli teologi, filosofi, sociologi e quant’altro, è una caratteristica dell’uomo sin dalla notte dei tempi, la certezza di un mistero identificato in vari modi a seconda delle culture e delle tradizioni, dagli spiriti della natura agli dei fino al Dio unico delle grandi religioni monoteiste. L’idea invece che non esiste alcun Dio è sempre stata considerata un fenomeno dell’era moderna. sostengono i ricercatori. Secondo il nuovo studio invece sin dall’antichità gli uomini non avevano questa religiosità innata. La religiosità sarebbe qualcosa che è stata imposta dall’autoritarismo delle società organizzate con a capo re e imperatori che imponevano una religione di stato per rendere obbedienti i popoli. Studiando ad esempio l’antica Grecia, i ricercatori sostengono che l’ateismo era assai diffuso: nessun greco, dicono, avrebbe mai accettato la figura di un sacerdote che diceva loro chi e in cosa credere. Stessa cosa a Roma, dove l’ateismo, dicono, era ancora più popolare di quanto lo sia oggi. Lo studio ha analizzato numerosi scritti nel corso di centinaia di anni, alcuni dei quali precedenti le figure di filosofi come Platone concludendo che l’ateismo era assai diffuso nelle società politeistiche. A una analisi approfondita, questo studio sembra piuttosto suggerire che l’ateismo era una conseguenza del rifiuto di sottostare a poteri dispotici più che un elemento naturale dell’uomo.