Ci vuole orecchio per andare al largo. Il Centro Culturale di Milano, storicamente in ascolto di quel che succede, delle voci che “dicono”, ogni volta prova a rimettere a tema, vivendola, questa novità. Ogni volta una bella ripartenza. E questa volta si è un po’ “allargato”, addirittura tre giorni di incontri, grande letteratura, spettacoli, performance, filmati inediti, mostre. Con “Andiamo al largo” – Festival di Cultura e Incontro, nasce così un nuovo evento dentro la città e per la metropoli, nell’abbraccio più caldo che vi sia. Da oggi al 15 giugno, dalle 17.30 fino alle 23 e oltre, si animano due luoghi familiari del centro storico meneghino: piazza Beccaria e Largo Corsia dei Servi, così attaccati che si danno la mano. Due palchi, spazi aperti, street food, aria che si respira. Perché, in effetti, per dirla con Gaber, in giro non si respira molto bene: c’è un’aria, un’aria che manca l’aria.
L’io rinasce in un incontro e vuole essere il perno (sempre vivo, sempre provocatorio) intorno a cui far ruotare, in piena libertà, l’appuntamento. Camillo Fornasieri, direttore del Centro Culturale di Milano, traduce così il tentativo: “Giornate per condividere l’esigenza di ‘ciò che vale e permane sempre’, indelebilmente inscritta nel cuore dell’uomo. E per metterci in movimento, ‘andando al largo’. A parlarci saranno i maestri, la voce delle comunità e delle genti, le periferie al ‘centro’, l’inventiva dei giovani, i corpi intermedi tra società e politica”.
La sfida non è banale, altrimenti non sarebbe sfida. Come dettaglia ed esprime il ricco palinsesto del Festival, si è scelta la navigazione più avventurosa ma affascinante; ovvero: guardare alla dimensione dei “maestri” e non dei leader (ma, in verità, anche i leader non è che abbondino…), a qualcuno che ha “vissuto”, per vedere un altro all’opera; alla testimonianza come forma che rivela quel che non si credeva più vivo o che non ci si ricorda più perché difficile da intercettare; a luoghi cui affezionarsi per far parte di una storia grande che entra in relazione con quella degli altri. Lasciarsi sorprendere per sorprendere. Poi qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine oscure. Rimane, già.
E chi si incontra? Venerdì 15, in piazza Beccaria, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini a commentare il capitolo dei Promessi Sposi incentrato sulla figura dell’Innominato in dialogo con lo scrittore Luca Doninelli. A leggere quella pagine, una delle più grandi attrici italiane: Arianna Scommegna (se le capita di tornare ai Tre Lai di Giovanni Testori, seguitela: è un evento da non mancare). Oggi, alle 18, apre il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, incalzato su temi caldi di una materia continuamente da esplorare: Centri e periferie di una metropoli europea. Domande sulla Milano che è, quella che verrà; sulla convivenza, sulle mille urgenze; sul welfare privato non proprio al centro dell’attenzione. Eccetera, eccetera. In serata, alle 21.45, il grande attore Massimo Popolizio legge alcuni passi di Furore, il capolavoro di John Steinbeck (doppia ricorrenza: cinquant’anni dalla stesura dell’opera e cinquant’anni dalla morte dell’autore americano). Uno straordinario romanzo, attualissimo nell’indicare il bisogno di verità tra gli uomini, di non essere separati gli uni dagli altri, rinunciando a una socialità, nel rischio di quella presente oggi, definita da alcuni “solitudine di massa”. Siamo nel post crisi del ’29. Crac finanziario, dramma umano. Storia di ieri, storia di oggi…
Giovedì 14, alle ore 19, si affronta un argomento dirimente: Società e politica: i corpi intermedi e i luoghi dove ricresce la democrazia. A ragionarci dal palco di piazza Beccaria, Guido Bardelli, Aldo Brandirali, Vincenzo Gualzetti, Gigi Petteni, Venanzio Postiglione, Sergio Scalpelli. Mentre alle 19.30, dal palco corner di Largo Corsia dei Servi, Salvatore Carrubba intervista Giuseppe Bonomi, Pietro Modiano, don Gianluigi Panzeri. Titolo: Se tutte le strade portano a Milano.
E ancora: il critico d’arte Philippe Daverio all’ombra della Madonnina, il coro multietnico Elikya, la Milano Hot Jazz orchestra e la tromba di Giovanni Falzone.
E si vivrà l’arte in cammino di Alda Merini, Giorgio Gaber, Giovanni Testori, Raymond Carver, Bill Congdon, Pier Paolo Pasolini.
Dunque, il Centro Culturale di Milano punta “al largo”. Con i numerosi compagni di strada di una metropoli milanese che, tra storia e innovazione, è chiamata a riscoprire la cultura che colloca al centro la persona. Una tre giorni di testimonianze. E per testimoniare lo sguardo cristiano in azione che lo rende capace di un amore alla verità che è presente, anche come frammenti, in chiunque. Uno sguardo che include.
Quasi dimenticavo. Tutti gli eventi sono a ingresso libero.