Una ricerca condotta negli Stati Uniti ha scoperto come diagnosticare precocemente l’autismo nei bambini con familiarità per questo disturbo. Stando ai risultati del Brain Imaging Infant studio (IBIS), l’aumento del liquido cerebrospinale, che può evidenziarsi sin dai 6 mesi di vita, potrebbe rappresentare un biomarker importante per diagnosticare questa patologia. Le possibilità di diagnosi precoce nel primo anno di vita, quindi prima della comparsa dei sintomi comportamentali, cresce grazie all’individuazione di questo biomarcatore. Dallo studio, pubblicato su Biological Psychiatry, è emerso che un’eccessiva quantità di liquido cerebrospinale extra-assiale (CSF) è associabile ad un maggiore rischio di sviluppare l’autismo in quei bambini con familiarità con questo tipo di disturbo. Lo ha spiegato Mark D. Shen, dell’University of North Carolina Chapel Hill School of Medicine, che con i suoi colleghi ha scoperto che i bambini che presentavano un aumento del volume del liquido cerebrospinale extra-assiale tra i 6 e i 24 mesi di età hanno poi sviluppato un disturbo dello spettro autistico. Per questo studio sono stati coinvolti 343 bambini, di cui 221 ad alto rischio a causa della presenza in famiglia di un fratello più grande con autismo e 122 a basso rischio. La precisione complessiva del valore predittivo è stata del 69-72%, la sensibilità del 66-80% e la specificità del 67-68%. Il volume di liquido cerebrospinale extra-assiale a 6 mesi è quindi correlato in maniera significativa alle scarse capacità motorie, ma non è emersa alcuna associazione con la capacità verbale e la visione. Secondo Joseph Piven, uno degli autori dello studio, si tratta di una scoperta importante per la comprensione dell’autismo: «Identifica un possibile sottogruppo di individui autistici con un marcatore biologico comune e fornisce un bersaglio terapeutico in questo sottogruppo di ammalati».