Nel film L’attimo fuggente il professor Keating invitava i suoi studenti ad ascoltare la voce degli illustri fondatori del collegio Welton. Quella voce sussurrava “Carpe diem”, cogli l’attimo.
Ma era un attimo fuggente, che non lasciava traccia. Emozionante, forse suggestivo, un respiro.
Se alziamo lo sguardo ai nostri giorni, se usciamo dalla finzione e stiamo davanti alla realtà, il respiro si fa sospiro. Il sospiro dei martiri, il sospiro di chi offre tutto. Perché il sospiro è un miscuglio di angoscia e sollievo, di dolore e gioia. Il sospiro va ascoltato.
Papa Francesco, il Venerdì Santo, diceva “In Te vediamo ancora i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la fede in Te, sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice”.
Se vogliamo educare, se vogliamo educarci occorre ripartire da questi uomini e da queste donne, dai loro sospiri. Perché i martiri non sono eroi del passato, i martiri sono testimoni del presente. I martiri non vivono in terre lontane e sconosciute, i martiri muoiono a poche centinaia di chilometri da noi e il loro sangue bagna le acque dei nostri mari.
I martiri si sacrificano per noi, ma spesso noi restiamo in silenzio. Distanti, assenti, liquidi.
I nostri ragazzi percepiscono questa confusione. Sono generosi quando incontrano chi viene da lontano, è nella loro natura, è nella nostra formazione; ma poi si rifugiano dietro ai luoghi comuni dell’ignoranza e della paura. Non sanno chi sono; vorrebbero, ma non possono. A loro, troppo spesso, offriamo solo attimi, raramente indichiamo certezze; il presente è l’orizzonte, ma, non sapendo da dove vengono, come potrebbero sapere dove andare? Si indignano davanti alla strage di Parigi, ma non si accorgono che sono assai più simili ai giovani studenti universitari massacrati in Kenia. Si emozionano per l’idea della “libertà contro”, che tutto dissacra, ma faticano a sostenere l’impegno della “libertà per”, che tutto valorizza.
Ma per non cadere nel tranello dell’attimo, serve conoscenza ed educazione.
Diesse Lombardia ha organizzato un percorso per raccontare ai ragazzi delle scuole superiori i momenti più importanti del secolo appena finito: la prima tragedia mondiale chiamata guerra, il secondo conflitto bellico e il decennio che ha dissolto i principi della Pace di Westfalia. L’ultimo incontro, quello di lunedì 13 aprile, è dedicato a quella che il Papa ha definito la “Terza guerra mondiale”. Una guerra che semina morti in tutto il mondo, ma che ha un denominatore comune: la persecuzione dei cristiani, che, secondo il Pew Research Center di Washington, sono discriminati in 139 Paesi, ovvero in circa il 75% dei Paesi ufficialmente riconosciuti.
Per comprendere le ragioni di questo odio e dei sospiri che esso genera ed uscire dall’assordante, impotente silenzio che circonda i martiri del nostro tempo, lunedì 13 aprile, alle ore 15,30 presso il Liceo Tenca di Milano, padre Bernardo Cervellera missionario del Pime (Pontificio Istituto Missione Estere) e responsabile dell’agenzia giornalistica “Asia News” porterà la sua testimonianza.