Didattica sospesa, ieri, al Politecnico di Milano. Nessuna occupazione in corso però, né lezioni trasferite in piazza. I riflettori sono puntati sull’inaugurazione dell’anno accademico. Tema del giorno, neanche a dirlo, la legge 133 e le prospettive dell’università italiana. Al tavolo dei relatori manca però l’ospite più atteso, lo sfuggente ministro Gelmini, che ha dato forfait insieme ai colleghi Renato Schifani e Letizia Moratti, e che in un comunicato rivolto all’ateneo milanese ha parlato della necessità di «attuare riforme non di facciata e offrire segnali chiari di una volontà di rinnovamento», assumendo ad esempio positivo il «modello Politecnico».
Unico a non aver declinato l’invito, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, per il quale «non ci devono essere tagli indistinti ma bisogna distinguere le università inefficienti da quelle virtuose». Una linea condivisa dal rettore Ballio, già da tempo in prima linea sul fronte riformista.
Intanto all’esterno dell’aula magna circa trecento studenti di Lista Aperta (aderente al Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio) espone a chiare lettere su grandi striscioni la sua posizione, in sintonia con quella dello stesso Ballio: «Non serve uscire in piazza, bisogna entrare nel merito», «Finché avremo fondi a pioggia, sull’università non splenderà mai il sole», alcuni degli slogan più riusciti. Fondi in base al merito, differenziazione degli atenei, gestione libera del turn-over nelle università virtuose, diritto allo studio, sono i principali spunti di lavoro proposti dai rappresentanti.
Accanto, qualche decina di ricercatori del Politecnico manifesta il proprio dissenso, mentre nella vicina piazza della stazione Bovisa studenti di sinistra e collettivi si esprimono in forme di “assedio culturale”.
Ma è la sortita di uno studente di Azione Universitaria, rappresentante in Senato Accademico, a catalizzare l’attenzione dei media. Interrompendo l’intervento del rettore riesce a esporre per qualche momento la scritta “Voi baroni preoccupati, noi studenti disoccupati”, prima di essere allontanato dalle forze dell’ordine per finire dritto sotto le luci della ribalta: il suo è un “numero” perfetto per il circo mediatico che oggi fa tappa al Politecnico.
Alla protesta dei quattro studenti di destra vengono infatti assimilate le composte e meditate prese di posizione degli studenti di Lista Aperta, che negli articoli on-line diventano facili vittime di strumentalizzazioni: i loro manifestanti, nelle didascalie di Repubblica.it, passano per militanti di Azione Universitaria; chi sventola in Cattolica i tesserini al coro “Noi studiamo, non scioperiamo” è indicato da molti tg come “contestatore”. Non si capisce, o forse si capisce molto bene, fino a che punto si tratti di approssimazione, e fino a che punto di faziosità.
Una notizia, certa, c’è: con l’Onda della contestazione cresce anche l’onda della disinformazione. Un altro striscione recita bene: «La maggioranza è silenziosa se la si mette a tacere». Se la si travisa, però, si può fare anche peggio.
(Lorenzo Margiotta)