L’obbligo di istruzione rimane fissato a 16 anni, anche dopo la norma approvata in Parlamento. Infatti, questa norma si limita a raccordare la disciplina del 2003 dell’istituto dell’apprendistato per l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione, con la disciplina dell’obbligo di istruzione del 2006. In sostanza, la novità riguarda la previsione di un’ulteriore possibilità di scelta per i giovani di assolvere l’ultimo anno dell’obbligo di istruzione, con un contratto di lavoro in apprendistato. L’ampliamento della libertà di scelta dei giovani e delle famiglie non è una novità per questo Governo ed è coerente con i provvedimenti del Ministro Gelmini, sullo stesso assolvimento dell’obbligo di istruzione e sulla riforma della secondaria.
Già con uno dei suoi primi provvedimenti, il Ministro Gelmini aveva introdotto la possibilità di assolvere stabilmente l’obbligo di istruzione in quei corsi di formazione professionale regionale, che hanno già visto quintuplicato il numero di iscritti, nell’arco di sei anni, passando dai 30 mila ragazzi del 2003 ai 150.000 del 2009.
Con quest’ultimo provvedimento, si aggiunge un’altra opportunità per quei 130 mila giovani che non sono né a scuola, né nella formazione professionale, né al lavoro.
A fronte di questo aumento delle libertà di scelta dei giovani e delle famiglie, potrebbero semplicemente stupire le polemiche che il provvedimento ha suscitato. Invece, queste polemiche non stupiscono quanti ancora ricordano le discussioni che hanno anticipato il provvedimento dell’ex Ministro Fioroni di innalzamento dell’obbligo a 16 anni. Alla base di quella discussione c’erano due visioni diverse, che evidentemente non si sono ancora ricomposte. Da una parte, c’era e c’è chi pensa che l’obbligo debba essere “scolastico”, cioè che i ragazzi debbano rimanere fino a 16 anni a scuola. Dall’altra, coloro che ritenevano e ritengono che l’obbligo possa essere “d’istruzione”, cioè che i ragazzi possano assolvere l’obbligo di apprendimento del nucleo di competenze base di cittadinanza, necessarie per la vita e il lavoro, non solo dentro la scuola. Prevalse questa seconda visione, seppure non seguirono poi i conseguenti provvedimenti.
Oggi, quei conseguenti provvedimenti sono stati completati, con la convinzione che i ragazzi e le loro famiglie devono avere la libertà di scegliere tra percorsi alternativi, che complessivamente consentano di non lasciare fuori nessuno. L’obbligo di istruzione non può determinare conseguenze opposte alle sue finalità. Anziché ridursi, la dispersione scolastica aumenta per la mancanza di alternative. È quindi preferibile che l’obbligo di istruzione possa essere assolto nei percorsi di formazione professionale o in apprendistato, piuttosto che non lasciare ai giovani altra alternativa, se non l’abbandono.
Inoltre, questi provvedimenti sono stati adottati in un quadro di competenze costituzionali, che consentirà solo alle Regioni di rilasciare le qualifiche professionali, a partire già dal prossimo anno scolastico 2010-2011. La partecipazione ai percorsi di formazione professionale regionali ovvero il contratto di apprendistato per l’assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione consentirà la costituzione di un coerente percorso di istruzione, formazione ed esperienza lavorativa, finalizzato al conseguimento delle qualifiche. Infatti, la regolamentazione dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione in apprendistato è affidata congiuntamente al Ministero del Lavoro, al Ministero dell’Istruzione e alle singole Regioni, sentite le associazioni dei datori di lavoro e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
Tra le altre cose, questa regolamentazione dovrà disciplinare la previsione di un monte ore di formazione, esterna od interna all’azienda, congruo al conseguimento della qualifica professionale. Con questa regolamentazione il Ministero dell’Istruzione proporrà quindi i contenuti formativi di competenze di base e di competenze professionali, che consentiranno all’apprendistato di diventare una modalità per l’assolvimento dell’obbligo d’istruzione e per la successiva acquisizione di una qualifica, attraverso un contratto di lavoro stipulato a partire dal quindicesimo anno d’età.
Nelle più avanzate esperienze regionali, già realizzate, i risultati dei corsi di formazione professionale sono sorprendenti: In Lombardia, partiti con 35 classi e 650 alunni, questi corsi contano oggi più di 40mila allievi. Al termine del primo triennio, il 65% di chi ottiene la qualifica riesce a trovare lavoro entro 6 mesi, mentre il 15% decide di proseguire con un quarto anno di specializzazione.
L’apprendistato per l’assolvimento del diritto dovere sarà uno strumento in più, a disposizione delle Regioni per rafforzare anche questi percorsi di formazione professionale, in linea con l’attuazione degli impegni assunti dall’Italia con gli altri Paesi dell’Unione europea, nella maggior parte dei quali, già oggi, si offre ai giovani, a partire dai 15 anni, la possibilità di realizzare percorsi organici e personalizzati per acquisire le competenze chiave di cittadinanza, proprio attraverso percorsi in apprendistato.
L’auspicata integrazione tra istruzione, formazione e lavoro e il riconoscimento della valenza educativa del lavoro, come annunciati in “Italia 2020: piano di azione per l’occupabilità dei giovani”, dai Ministri Gelmini e Sacconi, fanno oggi un passo avanti.