Il checkpoint del futuro: come sarà? I passeggeri saranno divisi in tre categorie. Controlli più veloci ma anche una violazione della privacy?
Code interminabili, soprattutto dopo l’11 settembre 2011, quando in seguito agli attentati alle Torri Gemelle di New York i controlli di sicurezza agli imbarchi aeroportuali sono diventati un infinito controllo sui passeggeri. Se è vero che i ritrovati della tecnologia sono aumentati, è anche vero che quasi sempre in casi sospetti si finisce con la classica perquisizione manuale. Non è raro vedere passeggeri spogliati quasi completamente mentre si cerca di capire quale oggettivo nascosto possa aver fatto scattare l’allarme del checkpoint elettronico. Tutto ciò ha portato ad aumentare considerevolmente il tempo di arrivo in aeroporto. In caso poi di viaggio considerati “a rischio” (ad esempio tratte assai frequentate come quelle dirette a Londra o New York) i tempi si allungano a dismisura. Ecco allora che chi di dovere continua a pensare idee per rendere più umani gli imbarchi e ridurre i tempi di attesa.
Ma sono idee davvero funzionali e soprattutto, in che misura viene posto il grado di privacy e rispetto dei passeggeri? Vale la pena ricordare i casi eclatanti di importanti personalità del governo indiano fermate con il sospetto di essere dei terroristi solo perché rifiutavano di togliersi il classico turbante tipico del loro Paese. Sospettati solo per il modo di vestirsi. Ecco allora che la nuova idea di checkpoint del futuro potrebbe destare qualche dubbio in questo senso.
La IATA, l’International Air Transport Association che rappresenta l’industria mondiale die trasporti aerei, ha ideato una nuova idea di controllo passeggeri. Dovrebbe entrare in funzione a livello internazionale nel 2016. L’idea alla base di questo checkpoint è di superare il classico concetto del “troviamo gli oggetti sospetti” addosso ai passeggeri per passare al concetto di “troviamo la gente sospetta”. Come dicevamo nell’esempio del turbante, un concetto alquanto aleatorio, ma che non è bastato alla IATA per portare avanti la propria proposta. Di fatto, il checkpoint progettato avrà invece dell’unica classica corsia che porta al controllo bagaglio e a quella sorta di cancellato elettronico dove il corpo umano viene “vivisezionato” elettronicamente, ben tre corsie dfferenziate. In inglese, queste corsie si chiameranno “know traveler lane” (corsia per passeggeri conosciuti”), “normal security lane” (corsia di sicurezza normale) e “enhanced security lane” (corsia di sicurezza avanzata). Chi avrà diritto a passare per ciascuna corsia?
E’ presto detto. Come già si fa oggi al momento dell’acquisto di un biglietto aereo, si continueranno a fornire i propri dati personali. La differenza è che se oggi vengono (più o meno) mantenuti segreti, in futuro essi saranno messi a disposizione delle autorità portuali. Dispositivi computerizzati potranno controllarli per vedere se il passeggero è potenzialmente pericoloso avvalendosi anche delle eventuali segnalazioni del governo del proprio Paese. Al momento dell’imbarco, dovrete passare un controllo scannerizzato che controllerà impronte digitali, o magari la retina o qualcos’altro del vostro corpo, al momento non è ancora deciso. Una volta fatto questo controllo, vi sarà detto verso quale delle tre corsie dovrete recarvi, a seconda di quanto voi possiate essere considerati pericolosi. Ovviamente la corsia per “gente normale” sarà la più veloce perché con meno controlli. E altrettanto ovviamente la corsia di sicurezza avanzata sarà quella che richiederà più tempo per percorrerla, dotata di numerosi controlli elettronici e personali.
La domanda che rimane è: in che modo possiamo sapere dalla nostra carta di identità e dal numero di multe che abbiamo preso il nostro livello di pericolosità? Basteranno questi dati per essere indirizzati verso una corsia o l’altra? Di fatto, se una persona è potenzialmente pericolosa già lo segnala la fedina penale di cui ogni governo è a disposizione e che i controlli computerizzati già presenti oggi permettono di risalire. O forse si sottintende che le lunghe code alla dogana aeroportuale in cui i poliziotti controllano le nostre carte di identità e i passaporti sono oggi del tutto inutili? E inoltre: non sarà umiliante davanti a tutti gli altri passeggeri imboccare la triste corsia riservata alle persone sospette?