È un vero peccato in queste fredde notti invernali, quando il cielo è sereno, perdersi lo spettacolo di un firmamento che, con i suoi “interminati spazi” e “sovrumani silenzi”, ha tante cose da dirci. Un peccato anche perché nel mese di febbraio alcuni fenomeni non comuni potranno attirare l’attenzione di tutti, senza bisogno di essere esperti astronomi e, in parte, senza bisogno di una strumentazione particolarmente sofisticata.
In effetti il prima di questi fenomeni un po’ di destrezza osservativa la richiede: è la congiunzione tra Marte e Mercurio, che si accenderà la sera dell’8 febbraio, appena dopo il tramonto tra le stelle dell’Acquario sopra l’orizzonte Ovest-SudOvest. Con un buon binocolo ci si potrà allenare a rintracciare i due pianeti nelle sere precedenti per poi vederli molto vicini, tanto che potremmo essere fortunati e vederli per qualche minuto nello stesso campo visuale di un telescopio con buoni ingrandimenti.
Il fenomeno delle congiunzioni planetarie non è così raro, anche se non si tratta praticamente mai di un perfetto allineamento geometrico, bensì di una vicinanza di posizioni, indistinguibili da Terra e che in molti casi determina una improvvisa illuminazione. È ciò che con tutta probabilità si è verificato nell’anno 7 a. C. con la “stella di Betlemme”, che secondo molti astronomi altro non era che la congiunzione tra Giove e Saturno.
Non serviranno invece strumenti né particolari conoscenze astronomiche per gustare la scena che si presenterà la sera del 12 febbraio verso le 18.30. Sarà la Luna a dare spettacolo mostrando uno spicchio del suo ultimo quarto in una inusuale posizione, cioè come se la piccola falce luminosa fosse adagiata sull’orizzonte e orientata parallelamente al terreno. Una posizione che viene indicata come “a barchetta” ma è più simpatico, e di buon auspicio, parlare del “sorriso” della Luna. Alle nostre latitudini è piuttosto rara mentre un po’ più frequentemente si verifica nelle zone tropicali: è dovuta a una particolare combinazione dell’inclinazione delle orbite della Luna e della Terra che fanno sì che il Sole illumini la parte di Luna rivolta verso il basso.
Un terzo evento, visibile con un buon binocolo (e ovviamente un cielo favorevolmente sereno e buio) sarà l’incontro ravvicinato della Terra con l’asteroide 2012DA14. Dietro questa nome piuttosto asettico si nasconde un corpo celeste tra i tanti che popolano il nostro sistema solare e sempre più oggetto di interesse da parte degli studiosi. Il 2012DA14 è un macigno roccioso di forma irregolare, della dimensione massima di circa 50 metri e del peso di circa 130mila tonnellate, che si muove su un’orbita un po’ più piccola di quella terrestre. Da quando è stato scoperto, un anno fa dall’Osservatorio di La Sagra nel Sud della Spagna, si sono eseguiti calcoli molti precisi per prevedere il suo percorso di avvicinamento alla Terra arrivando alla conclusione che non sarà un percorso di collisione: l’asteroide ci sorvolerà alla velocità di poco più di 28.000 km/h, raggiungendo una distanza minima di circa 27.700 chilometri dalla superficie, cioè una quota vicina a quella di 35.800 dei satelliti geosincroni (come quelli per le telecomunicazioni); ma non c’è alcuna possibilità che ne intercetti qualcuno, anche perché il suo piano orbitale è completamente diverso. Il massimo avvicinamento alla Terra avverrà la sera del 15 febbraio verso le 19.24 e il suo splendore sarà di magnitudine 7, quindi appena un punto sopra la soglia di visibilità a occhio nudo; lo si potrà vedere mentre attraverserà le costellazioni dell’Idra e del Leone, spostandosi verso il Gran Carro per poi rituffarsi nel buio interplanetario.
Questo rendez vous con 2012DA14 è un record di avvicinamento per gli incontri con asteroidi di queste dimensioni; alcuni altri asteroidi ci sono arrivati ancor più vicini ma erano di dimensioni inferiori. Gli esperti del Near Earth Object Program della Nasa si aspettano passaggi così vicini di oggetti così grandi ogni 40 anni; passaggi che potrebbero trasformarsi in collisioni ogni 1200 anni.
Dal canto suo anche l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) ha avviato programmi relativi ai NEO (Near Earth Object) e non trascura neppure l’ipotesi di missioni spaziali orientate a deflettere la traiettoria di un eventuale asteroide minaccioso; è allo studio il programma Don Chisciotte che prevede due astronavi, una che andrebbe ad orbitare attorno all’asteroide l’altra destinata all’impatto: ovviamente i nomi saranno Sancho e Hidalgo.