C’è un cuore di tenebra nel governo ed ha un nome: Lucia Borgonzoni. Il neosottosegretario alla Cultura infatti si è vantata con tono leggero e birichino di non avere letto un libro da tre anni.
Questo va molto oltre le risatine su che ministro della cultura può essere lei. Del resto altri ministri sono stati a capo dell’Istruzione senza essere istruiti, o dell’Economia senza sapere fare di calcolo. Il mondo è pieno di leader politici che non leggono e non hanno voglia di leggere. Ma sono pochissimi coloro che lo proclamano, consci dell’orrore che comporta tale affermazione.
Il punto della Borgonzoni è il non tentare nemmeno di nasconderlo.
Questo è come la rivoluzione culturale in Cina negli anni Sessanta, che era una rivoluzione contro la cultura, quando gli esami di ammissione all’università vennero aboliti dopo che una solerte guardia rossa consegnò il suo compito in bianco e se ne vantò.
Quella rivoluzione era contro la cultura e contro la gente comune che si consegnava mani e piedi al vecchio Mao pazzo e sapiente, lui sì ripieno di libri.
Non a caso la dittatura nazista volle il rogo dei libri prima di quello degli ebrei ad Auschwitz e il primo imperatore cinese segnò l’inizio del suo regno dando a fuoco tutti i testi proibiti.
Infatti la sapienza, i libri, sono la chiave del potere e del riscatto sociale e negarla ad alcuni è sempre stata l’arma più efficace dell’oppressione. Agli schiavi era proibito imparare a leggere e scrivere. L’accesso alla scuola è stata una conquista per contadini e proletariato proprio come strumento per la propria emancipazione.
Se ora diventa un orgoglio non leggere libri e non studiare, la gente rischia di diventare volontariamente schiava: questo è l’orrore che rappresenta la Borgonzoni.
Sì, ci sono altre culture oltre ai libri. I contadini che non sapevano leggere e scrivere avevano enorme conoscenza delle loro piante, così come i giovani che non leggono e si informano su Facebook sanno tutto delle beghe del loro quartiere. I libri però danno uno sguardo di insieme, un orizzonte più ampio che permette di sfuggire all’ambito ristretto e di non essere schiavi del primo Mao di passaggio.
La sapienza, la saggezza ha bisogno di conoscenza al di là di quanto praticamente e immediatamente utile; rinunciarvi è votarsi e fare votare la gente alla schiavitù. È questo che il governo vuole? Non può essere.
Per questo la Borgonzoni è diventata un simbolo negativo e per questo la Borgonzoni, per il bene del governo e dell’Italia, dovrebbe dimettersi.