«Dal 7 maggio scorso gli italiani hanno uno strumento nuovo, aggiornato e di facile utilizzo per conoscere il “cuore freddo delle nostre montagne” e gestire meglio la risorsa idrica derivante». Lo dice presentando il “Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani”, del quale è curatrice insieme al professor Claudio Smiraglia: un progetto realizzato dal Gruppo di Ricerca Glaciologia del Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio” dell’Università degli Studi di Milano, sviluppato grazie alla collaborazione pluriennale tra questa Università, Sanpellegrino Spa brand – Levissima e l’Associazione Riconosciuta EvK2Cnr.
Il Nuovo Catasto illustra lo stato del glacialismo italiano a 60 anni dall’ultimo atlante nazionale (edito tra il 1959 e il 1962 dal Comitato Glaciologico Italiano in collaborazione col Cnr) e fornisce una fotografia dettagliata di dimensioni, distribuzione e stato di salute dei corpi glaciali presenti sulle nostre montagne. Dall’opera emerge anche l’evidente importanza dei ghiacciai come risorsa idrica, energetica, turistica, paesaggistica oltre che come testimonianza tangibile delle trasformazioni climatiche in atto.
Il Progetto è stato ideato dai ricercatori della Statale per rispondere ad alcune domande fondamentali per una corretta gestione della montagna italiana: quanti sono oggi i ghiacciai del nostro paese? Qual è l’estensione attuale del “cuore freddo” delle Alpi? Quanto intenso è stato l’impatto del cambiamento climatico su questa preziosa risorsa idrica? «Solo uno studio a carattere sovra regionale – afferma ancora Diolaiuti – basato sulle più moderne tecniche di remote sensing (ndr: espressione inglese che indica il telerilevamento, disciplina che attraverso analisi di foto aeree e immagini satellitari fornisce cartografia ed estrae dati territoriali) e analisi d’immagine e supportato dai maggiori conoscitori del territorio, ovvero da chi i ghiacciai li studia con passione da sempre, da chi il territorio montano lo amministra e da chi nell’ambiente di alta quota vive, può portare ad una risposta aggiornata, realistica, esaustiva e completa.
A questa risposta è stato finalizzato tutto il lavoro sintetizzato nel Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani che è disponibile anche in maggiore dettaglio (banca dati completa e sito web GIS) e open source sui siti web dedicati che sono stati sviluppati da Sanpellegrino Spa e dall’Associazione EvK2CNR».
La realizzazione del Nuovo Catasto è stata resa possibile anche grazie al prezioso contributo scientifico del Comitato Glaciologico Italiano, al coinvolgimento di numerose amministrazioni ed enti regionali e provinciali e di vari associazioni culturali di esperti del settore. Il progetto ha inoltre ricevuto il patrocinio del World Glacier Monitoring Service di Zurigo, ente che cura il World Glacier Inventory, il Catasto Mondiale dei Ghiacciai, alle cui linee guida gli autori si sono riferiti per tutte le fasi tecniche di raccolta ed elaborazione dei dati. Ma quali sono i dati più significativi che il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani evidenzia? «Nel Nuovo Catasto risultano censiti 903 apparati (compresi i due piccoli corpi glaciali appenninici che costituiscono il noto Calderone), con una distribuzione che interessa tutti i settori della catena Alpina, dalle Marittime alle Giulie, a fronte di un totale alpino europeo di 3770 apparati. L’estensione areale complessiva italiana è pari a circa un quinto dell’intero glacialismo alpino. La superficie complessiva dei nostri ghiacciai risulta infatti di 369,90 km2, valore importante se confrontato con quella degli apparati dell’intera catena (2050 km2).
Le dimensioni e le tipologie sono molto diversificate: si passa infatti dal grande altopiano dell’Adamello, il più vasto apparato glaciale delle Alpi Italiane, ai vasti ghiacciai vallivi a bacini composti come i Forni e il Lys, fino ai piccoli ghiacciai montani e ai minuscoli glacionevati». Tenendo conto della suddivisione regionale e provinciale seguita nel Nuovo Catasto, la Regione più glacializzata risulta la Valle d’Aosta (36,15 % della superficie totale), seguita da Lombardia (23,71 %) e Alto Adige (23,01 %). Meno estese le coperture glaciali delle altre Regioni con i minimi in Friuli (0,05 %) e in Abruzzo (0,01 %). Il numero più elevato di corpi glaciali si registra in Lombardia (230), seguita da Alto Adige (212), Valle d’Aosta (192), Trentino (115) e Piemonte (107). Molto più limitato il numero in Veneto, Friuli e Abruzzo (rispettivamente 38, 7 e 2).
Le coperture areali medie regionali evidenziano chiaramente l’elemento più caratteristico del ghiacciai italiani, la loro ridotta superficie. A fronte di un’area media nazionale di 0,41 km2 si passa da 0,70 km2 in Valle d’Aosta a 0,09 km2 in Veneto. Analizzando i dati di esposizione di tutti i ghiacciai italiani censiti si osserva che la maggior parte dell’area glacializzata presenta esposizione Nord, Nord-Ovest o Nord-Est fattore che sicuramente riduce la quantità di radiazione solare assorbita alla superficie e quindi favorisce lo sviluppo e la persistenza degli apparati glaciali.
Distribuzione percentuale delle aree dei ghiacciai italiani per Regioni: per ogni Regione è indicata anche l’area in km2 (in alto) e il numero dei ghiacciai (in basso)
La distribuzione dimensionale dei ghiacciai italiani rispecchia quella di molte altre catene montuose glacializzate del Pianeta e vede la prevalenza di piccoli ghiacciai e un numero assai limitato di grandi apparati (ghiacciai maggiori di 10 km2). Su un’area totale di 369,90 km2 suddivisa fra 903 unità glaciali, l’84 % dei ghiacciai per numero è di dimensioni minori a 0,5 km2 e complessivamente ricopre solo il 21% della superficie totale.
I ghiacciai di area maggiore di 1 km2 sono invece solo il 9,4 % del numero totale, ma coprono una superficie del 67,8 %. I ghiacciai di maggiori dimensioni (superiori ai 10 km2) sono tre: il Ghiacciaio dei Forni (11,36 km2) in Lombardia, il Ghiacciaio dell’Adamello (16,44 km2) in Lombardia e Trentino e il Ghiacciaio del Miage (10,47 km2) in Valle d’Aosta. Questi tre apparati glaciali, i più estesi delle Alpi Italiane, rappresentano da soli il 10,3 % dell’intera area glaciale nazionale. «Questa distribuzione dimensionale che vede la prevalenza numerica dei piccoli ghiacciai, trova riscontro anche a livello di classificazione tipologica. Solo 25 dei ghiacciai italiani (2,8 % del totale numerico) sono infatti classificabili come “vallivi” (ndr: ghiacciaio costituito da una bacino di accumulo ben definito dal quale si origina una lingua che scorre in una valle), mentre la quasi totalità si può classificare come “montano” (ndr: ghiacciaio, anche di notevoli dimensioni, che non sviluppa una lingua valliva e che è collocato su versanti montuosi) e “glacionevato” (ndr: indicato nella letteratura internazionale come glacieret, è una massa di ghiaccio di forma indefinita e di limitata estensione, ospitata in concavità montuosa, caratterizzato da flusso molto lento o del tutto assente)».
Facendo un confronto con il precedente catasto nazionale dei ghiacciai, ultimato alla fine degli anni ’50, Diolaiuti nota come il numero dei ghiacciai sia oggi aumentato, passando da 835 a 903. «Quella che può apparentemente sembrare una contraddizione, in realtà non lo è proprio perché l’incremento numerico è da riportare ad una intensa frammentazione delle unità glaciali preesistenti. La superficie glaciale ha infatti registrato una perdita del 30% (157 km2), confrontabile all’area del Lago di Como, passando da 527 km² agli attuali 369,90 km² (circa 3 km² persi all’anno). I ghiacciai italiani sono dunque numerosi, frammentati e di piccole dimensioni». Fra le singole Regioni e Province le variazioni areali risultano molto diversificate: si passa infatti dalla riduzione di metà o quasi della superficie per Friuli, Piemonte e Veneto alla perdita di un quinto della superficie per il glacialismo lombardo (il cui valore sembra però sottostimato a causa di inaccuratezze nei dati catastali di mezzo secolo fa).
Per quanto riguarda i metodi e le fonti utilizzati dai ricercatori della Statale per produrre il Nuovo Catasto, lo strumento di base per l’individuazione e la delimitazione dei corpi glaciali sono state le ortofoto messe cortesemente a disposizione per consultazione dalle strutture regionali e provinciali di pertinenza. «Le ortofoto utilizzate derivano da foto aree a grande scala, con limitata o assente copertura nuvolosa, riprese prevalentemente nel periodo estivo e tardo estivo quando la copertura nevosa sui ghiacciai è ridotta e il ghiaccio esposto è ben visibile e mappabile». Il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani è disponibile sia in versione cartacea (oltre 400 pagine tutte a colori con foto, tabelle, grafici e testi in italiano e in inglese per permetterne la fruizione da parte di tutti i cittadini alpini europei ) che digitale.
Il volume cartaceo è un’opera fuori commercio che verrà donata agli amministratori delle regioni alpine italiane ed europee, ai glaciologi italiani ed europei, alle principali biblioteche universitarie di Milano e delle città alpine. Il Nuovo Catasto è anche disponibile in versione digitale, liberamente scaricabile da cittadini e interessati sui siti istituzionali degli enti che lo hanno sviluppato e prodotto. Diolaiuti ci segnale anche che il prossimo 21 maggio i ricercatori della Statale concederanno un bis agli appassionati di ghiaccio e montagna nell’ambito dell’evento “Acqua di Lombardia, un bene prezioso”, inserito nel palinsesto “LastaleperExpo”. «Offriremo anche alcune copie digitali su supporti usb insieme a materiale didattico e divulgativo. L’iniziativa legata all’acqua di Lombardia e alle sue due anime, quella montana e quella di pianura, ben si presta ad ospitare un momento dedicato alla presentazione del catasto dei ghiacciai, affinché quest’opera diventi davvero patrimonio dei cittadini e strumento efficace per conoscere l’oro blu delle Alpi e, auspicabilmente, per gestirlo meglio».