Attraverso l’analisi della voce sarà forse possibile diagnosticare il morbo di Parkinson. A darne notizia è il professor Shimon Sapir dell’Università di Haifa. La tecnica, sviluppata in collaborazione con gli scienziati statunitensi del National Institute of Health, potrebbe aprire nuove prospettive nella diagnosi precoce di questa diffusa malattia neurodegenerativa.
Quando sentiamo parlare di morbo di Parkinson nella nostra mente si materializza l’immagine di una persona con le mani che tremano. Personaggi illustri come Papa Giovanni Paolo II hanno convissuto per anni con questa malattia. Si calcola che in Italia ne soffrano più di duecentomila persone e che si verifichino ogni anno diecimila nuovi casi.
Il Parkinson, che si manifesta generalmente dopo i cinquant’anni, è caratterizzato da sintomi come rigidità muscolare, tremori, movimenti eccessivamente lenti e perdita dell’equilibrio. Una serie di sintomi che sono la base per formulare la diagnosi di malattia.
Purtroppo però i primi segni del Parkinson avvengono quando la patologia è già abbastanza sviluppata e soprattutto quando circa il 60% dei neuroni che controllano i movimenti sono danneggiati. Una diagnosi precoce sarebbe dunque uno strumento ideale per affrontare al meglio le terapie che questa malattia richiede. Ed è quì che si innesta la ricerca del professor Shimon Sapir.
Anche i muscoli che controllano la voce e l’articolazione del linguaggio risentono, in molti pazienti, dell’effetto del Parkinson. Ricerche sempre più accurate indicano come questi difetti si manifestino prima dei più classici e conosciuti sintomi. Sino a oggi però una diagnosi basata sulla pronuncia è sempre stata poco chiara poiché, molto spesso, non è possibile per l’orecchio umano cogliere quelle differenti sfumature che intercorrono tra un uomo malato ed uno sano.
Il metodo realizzato dal gruppo di ricerca di Sapir consiste nel far leggere delle semplici domande all’individuo sottoposto al test. La voce viene registrata e analizzata da un particolare software appositamente progettato a tal proposito. Le prime indagini hanno riguardato due gruppi di persone, uno composto da persone sane e uno da persone malate di Parkinson. Il sistema, analizzata la voce, in maniera molto precisa è stato in grado di distinguere i due differenti gruppi.
Successive indagini hanno anche valutato eventuali differenze tra persone ai primissimi stadi della malattia e persone sane. Sorprendentemente il sistema è stato in grado di discriminare i due gruppi. Inoltre l’applicazione è riuscita a distinguere eventuali miglioramenti di pronuncia negli uomini sottoposti a terapia volta a migliorare il linguaggio.
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Per queste ragioni, la tecnologia sperimentata da Sapir, non solo promette una diagnosi preococe della malattia, ma sembra essere utile anche nella valutazione del grado di progressione del Parkinson.
Proprio la diagnosi precoce rappresenta uno dei punti fondamentali nella prevenzione e nella cura di questa malattia. Allo stato attuale esistono altre tecniche, come il “brain imaging”, in grado di rilevare i primi sintomi del Parkinson. Questa modalità però risulta essere ancora molto costosa ed è impensabile uno screening di massa nella popolazione a rischio, e non solo per problematiche di tipo economico. Per questo motivo, il metodo progettato da Sapir, è di particolare importanza poiché possiede caratteristiche che lo rendono semplice, affidabile, per nulla costoso e non invasivo per la persona.
Sicuramente questa tecnica avrà bisogno di ulteriori studi su larga scala ma i risultati sono del tutto promettenti. Non dobbiamo però pensare che solo l’analisi ci possa dare una certezza di diagnosi. Accanto infatti a questo importante dato dovranno essere valutati altri parametri come l’analisi della scrittura, la capacità di discriminare alcuni odori e altre capacità cognitive.