La cannella contro l’alzheimer. E’ una scoperta fatta da ricercatori della Tel Aviv University guidati dal professor Michael Ovadia. Secondo questi studi, una sostanza estratta dalla cannella sarebbe in grado di impedire la formazione degli aggregati della proteina beta amiloide e dei grovigli neurofibrillari caratteristici della malattia di Alzheimer. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Plos One”. L’estratto di cannella in questione si chiama CEppt. E’ stato provato su topi di laboratorio, modificati geneticamente in modo che potessero sviluppare una forma di alzheimer. negli animali a cui è stato somministrato è stato riscontrato un vistoso rallentamento della malattia. La longevità dei topi malati è stata equiparata a quella dei topi sani. Il punto è che la cannella contiene anche sostanze nocive per il fegato – ha spiegato Ovadia – “Per questo abbiamo sviluppato un tecnica con cui estrarre la sostanza attiva separandola dalle sostanze tossiche”. In realtà, che alcune sostanze naturali fossero in grado di combattere la malattia non è una novità. Studiosi della Swinburne University of Technology in Australia infatti avevano dichiarato già qualche tempo fa che alcune erbe officinali erano in grado di prevenire i sintomi dell’alzheimer. Ad esempio: corteccia di pino, balsamo al limone, ginseng americano e brahmi, una pianta acquatica originaria dell’India. Questi elementi, infatti, hanno dimostrato di avere proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti. Ma in cosa consiste l’alzheimer? E’ una malattia degenerativa del sistema nervoso che si manifesta in alcuni casi con amnesie momentanee fino alla perdita totale delle funzioni neurologiche. Definita malattia senile perché di solito rimanifesta dopo i 65 anni, in realtà può manifestarsi anche prima. Diagnosticata per la prima volta nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer che ha dato il nome alla malattia stessa, colpisce milioni di persone al mondo: nel 2006 si contavano 26,6 milioni di malati al mondo, mentre nel 2050 si calcola che una persona su 85 ne sarà colpita.
Il dramma di questa malattia è che, oltre al fatto che le terapie attuali non portano grande sollievo in termini di cura, è che essa ha un costo molto sostenuto in termini di risorse necessarie per affrontarla. Inoltre, l’aspetto curativo ricade quasi sempre sulla famiglia del malato, causando ripercussioni notevoli. Ecco perché è considerata una delle patologico il più grave impatto sociale al mondo.