Credo sussista una via di mezzo tra i due milioni di poeti di cui si è di recente scritto a proposito di un’altra iniziativa legata alla poesia (lettura nei mezzanini della metropolitana milanese) e l’incapacità dei poeti italiani di saper scrivere un solo verso degno di questo nome (stando ad Alfonso Berardinelli intervistato dal Giornale).
Come credo sussista un problema: non si legge molta poesia, anche, a sorpresa, da buona parte di chi si dice poeta. Ma di questo aspetto molto si è parlato e scritto, a partire da un intervento del giugno 2015 di Alessandro Zaccuri sull’Avvenire fino a una conclusione estiva, grosso modo poco prima di Ferragosto, con Paolo Di Stefano sul Corsera. E altro inchiostro sul tema continuerà a scorrere, ma è un fenomeno ciclico.
Qui non è il luogo di discernere né il numero dei poeti e nemmeno il numero di libri letti: qui vorrei innanzitutto ribattere facendo presente che la poesia è viva più che mai e la vivacità e la qualità del nostro patrimonio poetico tiene il passo con tanti paesi genericamente avvertiti come all’avanguardia (Francia, Germania o Spagna, per restare nella nostra Europa).
Casomai su un piano la poesia è a mio avviso ancora statica: la comunicazione, intesa come capacità di trasmettere se stessa. Convegni, dibattiti e polemiche a partire dalla metà degli anni Settanta hanno già fatto storia su questo nodo e oggi nell’era di internet, media di straordinaria potenzialità e pervasività capillare, ma al contempo luogo prediletto della comunicazione rapida e frammentaria, all’amata poesia credo meglio si confà tornare all’antico e, perché no, all’espressione sonora di se stessa. Alla Voce.
Affidata alla sua più nuda potenza espressiva, la voce appunto, appena accompagnata dalla pagina scritta, la poesia può essere percepita nella dimensione più reale e concreta di sé, di un’opera, quella poetica, come discorso consapevole sul linguaggio e mai passiva ripetizione delle sue coercizioni.
Dall’idea di offrire un ascolto diretto e limpido, con minime sovrastrutture, molto al di sotto della media di tanti incontri, per un reading che sia reading e poco altro, nasce questo “Concerto per solo voci poetiche”, oggi 21 marzo alle 18.30 a Milano in piazza IV novembre.
Con il Centro Culturale di Milano abbiamo inteso in questa maniera ricordare la Giornata mondiale della poesia, istituita dall’Unesco nel 1999 nella convinzione, ampiamente condivisa, che l’espressione poetica ha da sempre nella civiltà dell’Uomo un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo fra le culture e le generazioni, nella comunicazione di un messaggio di pace e di conoscenza dell’Essere.
E per questa giornata si è pensato a una prima assoluta di inediti letti da giovani protagonisti della poesia italiana contemporanea: Lorenzo Babini, Laura Corraducci, Marco Corsi, Daniele Gigli e Luca Manes. Guidati da due “maestri” direttori (Alessandro Rivali e Mario Santagostini) e con due “assoli” sulla funzione maieutica dei maestri, affidati a Giampiero Neri e Giancarlo Pontiggia, Babini, Corraducci, Corsi, Gigli e Manes si alterneranno sul palco per un’intensa serata di pura lettura mentre il pubblico potrà seguirli con un Programma di sala con tutti gli inediti in distribuzione prima del “concerto”, Programma di sala realizzato grazie al contributo della Fondazione Ivo de Carneri onlus da oltre vent’anni impegnata in interventi sociosanitari in Africa e da sempre convinta che la diffusione del sapere e della cultura è uno dei modi migliori per combattere malattie e arretratezze socio-economiche.
L’ambizione è quella di poter dare continuità all’evento in una sorta di stagione concertistica per sole voci poetiche, emulando quanto avviene nel campo delle esecuzioni della musica colta. La poesia e la sua voce sono musica, e il ritmo è uno degli elementi fondativi dell’espressione poetica, perché trasporta sulla sua onda il movimento del pensiero nella parola, ed è il ritmo-immagine che permette di completare, estendere, apprezzare e approfondire la prima impressione o l’impressione emozionale o vitale, e trasportare il senso che le sta dietro fino all’espressione dell’inesprimibile.
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I cinque solisti della serata.
Lorenzo Babini è nato nel 1990 a Ravenna ma vive e lavora a Milano, dove si è laureato in filologia moderna. Ha collaborato con riviste di letteratura e case editrici come critico e traduttore. Per la poesia ha vinto i premi Violani Landi 2014 e Le Stanze del Tempo 2015 e i suoi testi sono stati raccolti nel libro Santa Ricchezza, edito da Carta Canta editore nel febbraio 2016.
Laura Corraducci è nata a Pesaro nel 1974 dove risiede, è insegnante di inglese. Nel 2007 pubblica il suo primo libro di poesie con Ed. Del Leone dal titolo Lux Renova. Suoi inediti sono apparsi su Punto Almanacco della poesia italiana 2014, edizione Puntoacapo, Gradiva con nota critica di Giancarlo Pontiggia, Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea 2, Raffaelli editore. Nel 2012 e nel 2015 organizza con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della sua città la rassegna poetica “Vaghe stelle dell’orsa” dedicata alla poesia. Nel 2015 pubblica per Raffaelli la sua seconda raccolta poetica dal titolo Il Canto di Cecilia e altre poesie la cui sezione finale è dedicata proprio alla storia di Santa Cecilia. Sue poesie sono state tradotte in lingua spagnola, inglese, olandese, rumena e portoghese.
Marco Corsi ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in italianistica presso l’Università di Firenze nell’aprile 2013 e attualmente si occupa di editoria. Ha pubblicato saggi dedicati a diversi poeti italiani contemporanei e una monografia sull’opera di Biancamaria Frabotta, I nodi violati del verso (Archetipo Libri, 2010). Sue poesie sono apparsi su: “Poeti e Poesia”, “Semicerchio”, “La casa dei doganieri”, “L’area di Broca”, e più recentemente “Nuovi Argomenti” (n. 64, 2013) e “Quadernario. Almanacco di poesia”, a cura di Maurizio Cucchi, Lietocolle, Faloppio 2013. La sua ultima silloge, Da un uomo a un altro uomo, è stata pubblicata in Poesia contemporanea. Dodicesimo quaderno italiano (Marcos y Marcos 2015), a cura di Franco Buffoni, con una nota di Niccolò Scaffai. Nel 2015 ha vinto il primo premio “Cetonaverde poesia – sezione giovani”. È curatore della rassegna “Spazio Poesia”, dedicata all’ascolto della poesia giovane e all’esame della tradizione poetica novecentesca.
Daniele Gigli, nato a Torino nel 1978, è archivista documentalista e consulente di comunicazione. Come scrittore ha pubblicato i libri di versi Fisiognomica (2003), Presenze (2008, vincitore del premio “Diego Valeri”) e Fuoco unanime, uscito a dicembre 2015 per Raffaelli Editore. Ha inoltre pubblicato traduzioni da T.S. Eliot (Ariel Poems, in “Sintaksis”, 2007; Gli uomini svuotati, 2010; Mercoledì delle Ceneri, 2013). Presente in numerose riviste e siti letterari, è nel novero dei poeti italiani under 40 censiti da Pordenonelegge. Addottorato in letterature comparate con una tesi su T.S. Eliot e Mario Luzi, scrive di poesia e filosofia su “ilsussidiario.net”, “Studi Cattolici”, “Biblioteca di via Senato” e “La Croce”.
Luca Manes è nato a Segrate (Milano) nel 1992. È iscritto al primo anno della laurea magistrale di lettere moderne all’Università degli Studi di Milano. Ha collaborato per due anni con il quotidiano l’Avanti!, per il quale ha scritto recensioni e articoli di letteratura e teatro. Con un articolo introduttivo di Maria Grazia Calandrone, sue composizioni in versi sono state pubblicate su Poesia (2011). Nel luglio 2014 ha partecipato al festival di poesia “Parco Poesia”, durante il quale è stato presentato da Milo De Angelis. Sue poesie sono state pubblicate sulla rivista cartacea e online “Atelier”, nel numero di giugno 2014. È incluso nell’antologia Post ‘900. Lirici e narrativi (Ladolfi editore, 2015).