Secondo giorno di Maturità. Archiviato il tema, tocca ora alla seconda prova scritta, che varia a seconda degli indirizzi; dunque non solo greco e matematica, ma anche lingue straniera, pedagogia, economia, meccanica, elettronica, elettrotecnica, termotecnica e informatica. Per quanto riguarda il Liceo Pedagogico è stata proposta una traccia su “Autorità e autoritarismo”: ecco le soluzioni ai quesiti 1 e 3 realizzate dal sito specializzato ScuolaZoo.
Ha svolto per noi la seconda prova del liceo pedagogico la professoressa Sara Nosari, concentrandosi sul secondo tema. La traccia proponeva un testo di Howard Gardner, tratto da “Sapere per comprendere”.
«Tutte le discipline si occupano di impressioni, osservazioni, “fatti”, teorie e modelli alternativi di interpretazione. Ma ogni disciplina fa leva su osservazioni e inferenze caratteristiche; e, soprattutto, ogni disciplina ha maturato strumenti propri, proprie “mosse”, per conferire un senso a questi “dati” iniziali. Il compito di coloro che insegnano le varie discipline è davvero formidabile. Come spiegare comprensibilmente agli studenti che il mondo che essi conoscono in realtà è una collezione di mondi? Come il ciabattino e il chirurgo vedono “l’uomo della strada” in ottiche completamente diverse, così lo scienziato, l’artista e lo storico affrontano le esperienze quotidiane e i fenomeni che stanno alla base del loro lavoro utilizzando lenti e strumenti assolutamente peculiari. La scuola forse non è in grado di dotare ogni studente dell’intero campionario delle lenti disciplinari; anzi, chi volesse fare di ogni giovane uno storico, un biologo o un compositore di musica classica sarebbe condannato all’insuccesso. Il nostro scopo non deve essere quello di accelerare la formazione degli studenti, ma di introdurli nel “cuore intellettuale” o nell’“anima esperienziale” di una disciplina. La scuola consegue il proprio obiettivo se riesce a dare agli studenti un’idea di come il mondo appare a persone che usano occhiali diversi.» Howard GARDNER, Sapere per comprendere, Feltrinelli, Milano 2009
Esponi le tue riflessioni sul testo sopra riportato e soffermati, in particolare, sui seguenti punti:
I problemi della didattica disciplinare;
La trasmissione delle nozioni e i percorsi comunicativi tra docente e discente;
Acquisizione di nozioni o di modelli operativi di utilizzo delle competenze;
La conoscenza come consapevolezza dei diversi punti di vista sullo stesso oggetto.
Grazie alle straordinarie capacità dell’uomo, capacità di analisi e di sintesi, di interpretazione, di comprensione, e di trasformazione, il Sapere si è animato – nel corso del tempo – in saperi. E’ stato così possibile aprire nuovi mondi e rendere partecipe l’uomo di innumerevoli esperienze.
Questa “animazione” del sapere ha reso inevitabilmente più complessa la realtà della scuola, tanto nell’insegnamento quanto nell’apprendimento. Le discipline si sono articolate al loro interno dando vita a campi di indagine sempre più particolari perché sempre più in grado di cogliere il dettaglio e le relazioni tra dettagli. L’insegnante è chiamato a giocare il proprio ruolo di mediatore in modo sempre più specifico: dalla “generale” trasmissione di conoscenze, è passato alla definizione di percorsi didattici misurati sulla specificità del proprio oggetto. L’alunno, da parte sua, è (o per lo meno dovrebbe essere) coinvolto e di conseguenza impegnato nella scoperta di una ricchezza che, se tralasciata, rischia di impoverire la sua esperienza di adulto.
Tuttavia, la moltiplicazione dei “dati”, tanto delle teorie che li spiegano quanto dei modelli che li interpretano, non può e non deve avere unicamente valore quantitativo. Se così fosse, il traguardo della scuola sarebbe irraggiungibile; ogni insegnante dovrebbe denunciare, fin dall’inizio, il proprio inevitabile fallimento; ogni alunno non potrebbe che misurarsi con la propria inadeguatezza.
Il senso della scuola va oltre l’esaurimento di uno o più saperi. La conoscenza di una disciplina, come conoscenza di uno specifico oggetto di studio, è un esercizio di disciplina, ossia l’esercizio di un particolare modo di guardare il mondo e di stare al mondo. L’insegnante ha il compito – e con il compito il peso della responsabilità – di introdurre i propri alunni in “un” mondo affinché esercitino, o per lo meno comincino a esercitare – le proprie capacità di lettura, ma soprattutto affinché – e questo è il fine della scuola – esercitino nel confronto tra le varie letture la propria capacità critica, la sola capacità che permetterà all’alunno di agire con competenza e con consapevolezza.
Nell’ambito delle Scienze dell’Educazione, è di grande attualità il processo di educazione inclusiva per provvedere a tutti i bambini, soprattutto quelli appartenenti a minoranze etniche e/o linguistiche e più in generale a tutti i bambini con bisogni speciali. L’educazione inclusiva vuole agire in prima istanza sugli ambienti di Apprendimento. La diffusione di questo concetto nel campo delle Scienze dell’Educazione coincide con il passaggio dal paradigma dell’insegnamento a quello dell’apprendimento. In sintesi, con ambiente di apprendimento si intendono i luoghi fisici e/o virtuali ma anche mentali, culturali ed emotivi. Nella sua accezione generale il termine ambiente è visto come uno spazio d’azione in cui si creano le giuste condizioni ( quindi anche motivazioni) per l’apprendimento. Ecco alcuni approcci di base utili in una prospettiva educazionale inclusiva, fermo restando che le condizioni in cui possa avvenire debbano essere frutto di una lotta a sradicare la povertà e l’esclusione sociale fornendo servizi di cura, educazione e formazione a lungo termine. L’arrivo dell’e-learning ha spostato il focus dell’interesse sull’apprendimento collaborativo. La base per questo tipo di apprendimento è un sapere condiviso, fattore oggi facilmente attuabile grazie ad un sistema di comunicazione sviluppatissimo a livello capillare ma che ha bisogno comunque di un organizzazione flessibile ma al tempo stesso ben strutturata! Le concezioni che stanno alla base di questo tipo di apprendimento a favore dell’educazione inclusiva sono accrescimento, studio, applicazione, memorizzazione , evoluzione personale , comprensione e cambiamento di prospettiva. Tra i modelli proposti citiamo l’associazionismo (in cui la mente inizialmente vuota si riempie attraverso un collegamento delle esperienze compiute e il modello della scoperta (l’apprendimento è basato sullo sforzo del singolo bambino);
Come precisato da Felice Nuvoli nel passo sopra riportato, tutta la storia delle Scienze dell’Educazione passa attraverso una tensione tra libertà e autorità. Cercando adesso di dare una differenziazione tra autorità e autorevolezza, si può dire che l’autorevolezza è un requisito intrico del singolo soggetto , una sorta di fascino che la propria persona può o non può esercitare su chi ci sta intorno in modo dipendente dalle nostre qualità relazionali. L’autorità viene invece costruita per legge o , se si vuole, da una consuetudine. Lo stesso concetto di Libertà ha un grande valore in Pedagogia, in quanto si tratta di una forma di partecipazione attiva al mondo che è qui vista come un presupposto dell’educazione stessa. Per usare le parole dello stesso Don Felice Nuvoli: testimonianza, obbedienza ad amicizia sono le condizioni ineliminabili per l’educare ed il formarsi della personalità. In un Mondo educativo in cui la sopravvalutazione delle metodologie e le sottovalutazioni delle qualità umane sono davanti agli occhi di tutti, quale rapporto esiste tra autorità e libertà? La scuola deve essere innanzitutto dedita a far crescere l’intelligenza umana e a motivare gli allievi e tale motivazione può appunto avvenire solo se l’allievo è cosciente della libertà di esercitare le sue qualità. Come riferito nell’ultimo passo infatti, autorità e libertà si sostengono a vicenda non solo in una prospettiva educativa ma anche e soprattutto in una dimensione esistenziale. La libertà è si infatti la condizione più alta dell’umano a patto che essa sia moderata dall’autorità: solo in questo modo, essa finisce di essere puramente astratta e viene veicolata alla realizzazione del soggetto, quindi alla sua felicità. La persona è l’oggetto specifico della pedagogia, ma lo è proprio perché ne è il soggetto, e soprattutto persone si nasce e non si diventa: una condizione necessaria per considerare tutti gli esseri umani delle persone. Il punto cardine che qui Nuvoli vuole rimarcare, è l’originalità e l’unicità delle persone, motivo per il quale è impossibile rinchiudersi in gabbie schematiche o rigidi pregiudizi, solo un’azione di libertà può portare ad un intervento educativo veramente utile. (clicca qui per il link originale di scuola zoo)