Aprire o chiudere le graduatorie dei docenti precari? C’è grande confusione sul tema. Sul campo tre i protagonisti: il Pd, che era riuscito a far passare un emendamento votato alla Camera sul decreto Milleproroghe chiedendo la riapertura delle graduatorie dei docenti precari, in modo tale da consentire l’ingresso di 23mila nuovi aspiranti al posto di insegnante. Dall’altra un fronte costituito da Pdl, Lega e Fli che invece chiede che le graduatorie restino chiuse, per evitare il riformarsi di nuove code di docenti precari. In mezzo il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che in un primo momento era sembrato favorevole all’emendamento del Pd e che adesso invece sembra aver cambiato idea. In realtà, si attende ancora una sua presa di posizione precisa, anche perché dietro la riapertura ci sarebbe un serio problema economico. Per Fabrizio Foschi, presidente nazionale dell’Associazione Diesse contattato da IlSussidiario.net riaprire le graduatorie dei docenti precari sarebbe un errore gravissimo: “Se vengono riaperte le graduatorie” spiega “salta la proposta di un nuovo modo di reclutare i docenti, determinando un salto all’indietro di anni. Le graduatorie sono state un sistema che è andato bene fino a qualche anno fa, ma che oggi non è più proponibile”.
Che cosa sta succedendo sul tema della riapertura delle graduatorie dei docenti precari? Sembra ci sia molta confusione.
In sede di approvazione del decreto Milleproroghe è passato alla Camera un emendamento voluto dal Partito democratico che ha riaperto una discussione che si sperava chiusa.
Di chi stiamo parlando?
Di circa 23mila precari accreditati negli ultimi tre anni da scuole di perfezionamento chiuse che si sono abilitati nelle forme più varie, ad esempio frequentando corsi di scienza della formazione primaria oppure corsi di strumenti musicali o ancora corsi di didattica della musica. Dal punto di vista della formazione si possono definire degli irregolari, ma comunque si sono abilitati.
E adesso cosa succederebbe?
Essendosi abilitati, pretendono di entrare nelle graduatorie, considerate a esaurimento. Se riuscissero a entrare, sancirebbero in questo modo che le graduatorie non sono a esaurimento. Sarebbe un disastro totale perché si tornerebbe indietro di cinque anni.
E il ministro Profumo cosa dice?
Il ministro non si è espresso in proposito. Siamo evidentemente in un momento di difficoltà, sembrava che in un primo tempo il ministro fosse favorevole alla riapertura delle liste, ma adesso sembra che sia contrario.
Che previsioni si possono fare?
Attualmente se ne sta discutendo in Commissione cultura del Senato. Poi la cosa dovrà passare alle commissioni riunite e quindi all’Aula per il voto. Al Senato al momento sta prevalendo la proposta di abrogare l’emendamento.
Il governo potrebbe avere un ruolo decisivo?
C’è una spaccatura in atto fra le forze politiche di maggioranza. Certamente il governo dovrebbe prendere posizione, nella Commissione cultura del Senato si sta cercando di approvare un ordine del giorno che impegna il governo a impedire la riapertura. Questo sono gli ultimi passi in corso, ma al momento il governo non si è ancora espresso.
Lei ha definito la riapertura delle graduatorie un disastro: perché?
Come presidente di una associazione professionale posso dire che il fatto che le graduatorie dei precari siano chiuse è un vantaggio.
Perché?
Perché questo implica che si vada avanti con il nuovo percorso del reclutamento, che non è quello basato sulle graduatorie. Vale a dire: abilitazione mediante Tfa (tirocinio formativo attivo) e successivo reclutamento.
E se invece riaprono le graduatorie?
Se vengono riaperte le graduatorie salta la proposta di un nuovo modo di reclutare i docenti e quindi si torna indietro di anni. Da abilitati si stava in graduatoria e si aspettava la chiamata delle scuole. Questo è stato un sistema che ha incrementato il precariato. Occorre invece tenerle chiuse, riaprirle sarebbe un disastro.
Non si potrebbero sistemare questi 23mila e poi partire con un nuovo sistema?
No, perché dietro di loro ce ne sono tanti altri in attesa di potersi in qualche modo abilitare. Se si apre a questo sistema occorre aspettarsi che altre migliaia chiedano di entrare. E’ il meccanismo delle graduatorie a essere concepito in modo errato: per questo, giustamente, si è deciso che siano ad esaurimento. Solo a questa condizione possono svuotarsi, tramite i concorsi e le ammissioni a ruolo. Il nostro obbiettivo è di svuotarle, non di riaprirle.
Dunque questo emendamento del Pd suona come una toppa momentanea a fronte dell’esigenza di una riforma globale.
Esattamente. Quello che viene fuori è l’esigenza di approntare una riforma del reclutamento che il ministro, tra l’altro, si è impegnato a fare e nella quale deve insistere. Questa riforma deve mettere insieme l’abilitazione, il percorso di reclutamento e la chiamata delle scuole. Il sistema delle graduatorie è stato utile fino a un certo punto, ma adesso non è più opportuno.