Dopo il concorso scuola 2016 resta il nodo dei docenti precari. A questo proposito, come riporta la Repubblica, “il Governo proverà a costruire un percorso di assunzione per i tanti precari – 80 mila, è la valutazione – rimasti fuori nei primi due anni di assunzioni della “Buona scuola” e dal selettivo concorso a cattedre 2016″. Si occuperà di scuola la Legge di bilancio che l’esecutivo dovrà presentare entro il 15 ottobre e approvare entro il 4 dicembre. Gli 80mila precari saranno selezionati e assunti, a partire dal primo settembre 2017 attraverso “forme concorsuali”, spiegano i tecnici del ministero. Ma è ancora tutto da stabilire perché non si sa se si tratterà di bandi nazionali o provinciali, anche se sarebbe esclusa una nuova selezione su base triennale come quella del concorso scuola 2016 ancora in corso (clicca qui per leggere tutto).
Un concorso scuola docenti 2016 sempre più sotto attacco: il problema del Miur si allarga, ma sempre sullo stesso punto, solo che più passano le settimane e più le classi sparse per l’Italia che non hanno coperto i buchi delle cattedre rimaste vuote per i troppi bocciati in sede di prove orali e scritte, lamentano l’impossibilità di produrre efficace forza-lavoro in classe. In pratica, difficile lavorare sotto numero, il solito problema tra l’altro che si sperava fosse risolto con la nuova riforma del governo: finora i problemi rimangono anche se il ministero è al lavoro per migliorare le varie specifiche del concorso a cattedra. «La modalità del concorso è stata imbarazzante per i troppi bocciati e non solo: gli insegnanti bocciati continueranno ad insegnare per tenere in piedi il sistema nazionale di istruzione». Durissima la nota del presidente del CIDI, Giuseppe Bagni: il leader del Centro Democratico degli Insegnanti allerta sulla minaccia di un nuovo precariato nella scuola italiana. «Ad oggi si parla di 21mila cattedre che rimarranno scoperte ed è folle pensare che i 21mila docenti chiamati a ricoprirle saranno gli stessi che sono stati giudicati non all’altezza di un posto di ruolo. Lo stato, dunque, si serve del contributo di professionisti che hanno i titoli, che a norma di legge possono entrare in aula, spiegare, interrogare, esaminare, eppure al momento di riconoscere il loro diritto alla stabilità questa relazione si spezza». Il problema secondo il CIDI deriva dal fatto che la selezione è buona ma prima sarebbe stato utile discutere degli strumenti, «dei modi, dei tempi, mentre l’intento perseguito è stato quello di fare una selezione al negativo che ha penalizzato tutti, docenti, studenti e famiglie».