Caro direttore,
in alcune scuole già hanno proceduto a fare le prove di recupero dei debiti formativi in questa ultima settimana d’agosto, ma la quasi totalità degli istituti farà questo lavoro di verifica nella prima settimana di settembre. È il momento conclusivo dell’anno scolastico 2012/2013, quello in cui si decide la sorte di tanti studenti e studentesse che durante l’estate hanno dovuto studiare per poter recuperare le lacune in una, due, tre, qualche rara volta quattro materie.
È l’ultimo atto di un percorso in cui si tratta di valutare se uno studente o una studentessa ha raggiunto quel minimo di condizioni culturali e metodologiche per poter affrontare il nuovo anno scolastico nella classe successiva. Si sottolinea spesso che questi non sono i vecchi esami di settembre, anche se non è chiaro nella pratica che cosa significhi (e sarebbe interessante che gli insegnanti prima, e poi studenti e famiglie, lo capiscano). Uno solo è il senso del superamento della vecchia concezione degli esami a settembre ed è che gli insegnanti non devono tanto guardare alla propria disciplina quanto dare un giudizio complessivo, rispondendo a una domanda: “questo ragazzo o questa ragazza ha le conoscenze minime ed è in possesso di un metodo che gli o le permetterà di affrontare la classe successiva?”.
È questo il senso delle prove di settembre. Non può essere la valutazione fiscale che un insegnante farebbe volentieri rispetto alla sua disciplina, occorre invece che abbia uno sguardo aperto a tutti i fattori e li sappia giudicare in prospettiva futura. Non sarà facile che gli insegnanti procedano in questo modo perché sono troppo settoriali come mentalità, ma è questo l’unica modalità ragionevole per poter rendere utili ed efficaci questi esami.
Sarebbe interessante che gli insegnanti guardassero agli studenti e alle studentesse con l’attenzione che meritano e si chiedessero se due mesi di studio li hanno fatti maturare. Questa è la domanda seria delle prove di settembre, chiedersi se aver dovuto studiare durante l’estate abbia fatto crescere nelle persone che si troveranno di fronte la stima di sé. Altrimenti saranno i vecchi esami di settembre, ogni insegnante verificherà il grado di apprendimento nella propria materia e insieme ai colleghi voterà se promuovere o bocciare. Non sono queste le prove che insegnanti e studenti seri vogliono fare, ma mettere in gioco se stessi per dimostrare che studiare durante l’estate è stata un’occasione per impegnarsi, ancor di più o per la prima volta, con la vita. C’è bisogno di insegnanti che lo vadano a verificare.