Secondo il mito Atlantide, isola situata nell’Oceano al largo della Spagna, sarebbe stata una potenza in grado di dominare buona parte di Europa e Africa prima di essere sommersa dalle acque. Ma l’affondamento di aree costiere molto popolose non appartiene solo alla leggenda. Sette città moderne, di cui una in Italia, rischiano di fare la stessa fine.
Nella capitale messicana la terra si apre all’improvviso inghiottendo le persone. Soprattutto durante la stagione estiva delle piogge, le centinaia di crepe e buche lungo le strade della città rischiano di spalancarsi, con gravi rischi in un’area metropolitana dove vivono 20 milioni di persone. Nel 2007, in un quartiere di baracche, un temporale ha allargato una crepa della strada, inghiottendo un’auto e un curioso che stava a guardare, che si è schiantato dopo un volo di 20 metri. Costruita sul letto di un lago prosciugato, dopo che i Conquistadores avevano distrutto Tenochtitlan, una città sul modello di Venezia, la capitale messicana continua a sprofondare in modo costante da secoli.
Come scrive il sito eddyburg.it, negli ultimi 100 anni si è abbassata di circa dieci metri. I 20 milioni di abitanti si dissetano prelevando dalla falda sotterranea sottostante. E come se non bastasse, la città si trova sopra i cunicoli di miniere abbandonate. Le piogge inoltre rischiano ogni volta di sopraffare l’inadeguato sistema fognario. C’è un grosso condotto, il Canal Grande, che secondo gli esperti potrebbe esondare provocando una catastrofica alluvione di scarichi fognari.
Nel 1722 New Orleans fu scelta come capitale della Louisiana francese anche perché, trovandosi all’epoca a una certa distanza dal mare, era più protetta dagli uragani. Con il tempo però il terreno che la separava dal Golfo del Messico è stato eroso lentamente, rendendo la città molto esposta alle tempeste tropicali. Prima dell’uragano Katrina del 2005 però gli esperti non si erano resi conto del fatto che New Orleans stava affondando. Solo una ricerca del 2006 ha rivelato infatti che la città era sprofondata di circa mezzo centimetro l’anno, mentre gli argini costruiti per proteggerla si erano abbassati di quattro o cinque volte più rapidamente, creando le condizioni perché l’uragano Katrina allagasse completamente la città. Gli esperti sono concordi sul fatto che non può essere fatto molto per salvare New Orleans, prima o poi destinata a essere sommersa.
Le case del quartiere commerciale Bund, il più elegante della città, sono già sotto il livello del fiume Huangpu che le costeggia. Come scrive Repubblica, l’acqua, respinta dal mare, minaccia sempre più spesso di allagare alcuni dei palazzi più famosi della Cina. Anche sull’altra sponda i grattacieli di Pudong, con l’alta marea, finiscono sott’acqua. La megalopoli cinese più moderna, sede di Expo 2010, teme di sprofondare nel delta più esteso del pianeta. Se il riscaldamento globale non sarà fermato, rallentando lo scioglimento di ghiacciai e calotte polari, l’intera costa del Mar Giallo sarà sommersa da un metro d’acqua entro questo secolo. Altri duecento anni e il livello degli oceani aumenterà di cinque metri. Shanghai è tre metri sopra il livello del mare.
Presto il centro della Nasa visitato ogni anno da migliaia di turisti potrebbe finire sotto il mare. Costruita vicino a risorse naturali molto ricche, Houston è diventata uno snodo cruciale per la produzione di energia e la base di decollo per l’esplorazione americana dello spazio. Ma la città che conta 2,3 milioni di abitanti sorge su un terreno molto instabile, lungo le rive dei quattro principali emissari del Golfo del Messico. Anche il ricorso continuo alle risorse idriche dalla falda acquifera ha indebolito i punti d’appoggio su cui sorgono strade e grattacieli. Ma a danneggiarne le fondamenta sono state soprattutto l’estrazione di petrolio e le circa 300 faglie che corrono sotto la città.
Quando la città è stata fondata nel 421, il livello del mar Adriatico era di circa 5 metri più basso di quello attuale. Per secoli l’acqua è cresciuta molto lentamente, ma negli ultimi 100 anni il suo livello è aumentato in modo drammatico. Ogni anno che passa l’acqua si avvicina sempre più all’altezza delle strade. E la chiara tendenza, osservata nel corso dei secoli, porta a concludere che presto Venezia sarà sommersa dalle acque. Se non si farà nulla per bloccare l’aggravarsi della situazione, dal 2055 una significativa porzione dei percorsi pedonali, delle piazze e dei pavimenti delle case situati al pian terreno saranno sommersi. Venezia è sempre stata soggetta al fenomeno dell’acqua alta, soprattutto nel periodo invernale e con l’alta marea. Ma presto non sarà più solo un fenomeno stagionale.
Della metropoli Usa abitata da 20 milioni di persone potrebbe rimanere solo l’Empire State Building. Situata alla foce del fiume Hudson, nel punto in cui confluisce nell’Oceano Atlantico, la Grande Mela sarà una delle città al mondo a soffrire di più per il riscaldamento climatico che scatenerà nella zona delle tempeste tropicali. Il livello del mare nell’area di New York dovrebbe crescere due volte più rapidamente che nel resto del pianeta. E le inondazioni saranno solo una delle catastrofi che dovrà affrontare New York. L’immersione dei terreni meno elevati, l’erosione delle spiagge e l’incremento della salinità dell’estuario dell’Hudson a lungo andare produrranno gravi effetti. In un primo momento New York sarà trasformata in una palude, quindi sarà lentamente spazzata via dal mare. E solo l’Empire State Building continuerà a ergersi dall’oceano.
Anche la capitale della Thailandia sta affondando rapidamente. A minacciarla è il fiume Chao Phraya, che confluisce nella baia di Bangkok a circa 48 chilometri dalla città. La capitale e le sue dozzine di templi, patrimonio dell’umanità, potrebbe ritrovarsi sotto l’acqua in soli sette anni. Secondo una ricerca dello scienziato thailandese Ajong Chumsai na Ayudhya, a influire sull’innalzamento del Chao Phraya è il riscaldamento globale. E la colpa sarebbe soprattutto dell’utilizzo indiscriminato delle risorse naturali, del disboscamento e delle emissioni di gas che influiscono sull’effetto serra. Ajong ha inoltre affermato che i cambiamenti climatici globali del Pianeta porteranno a tsunami nel golfo della Thailandia ancora più gravi di quello verificatosi nel 2004.
Il destino delle sette città che resteranno sommerse dal mare è già stato anticipato in diversi casi nella storia. Quattro le principali isole, che un tempo erano terre emerse e in seguito sono finite sotto le onde. Si tratta dell’Isola Ferdinandea, Lohachara, Santa Rosae e Terra Sabrina. Il caso più eclatante è quello di Lohachara, isola dello stato indiano del Bengala Occidentale, che è stata sommersa dalle acque del Golfo del Bengala in modo permanente a partire dagli anni ‘80. Lohachara, che aveva una popolazione di circa 10mila abitanti, è considerata la prima isola abitata ad essere stata cancellata a causa del riscaldamento globale.
I Campi Flegrei (dal greco «terra ardente») sono soggetti al fenomeno del bradisismo, che come scrive il sito cittasommersa.it, consiste in un innalzamento (bradisismo positivo) o abbassamento del livello del suolo (bradisismo negativo) lento sulla scala dei tempi umani ma molto veloce rispetto ai tempi geologici. A volte, come accade nei Campi Flegrei, questi movimenti possono ripetersi in maniera ciclica su un periodo di secoli. Di solito il fenomeno è dovuto a variazioni di volume di una camera magmatica vicina alla superficie che si svuota e si riempie, o anche a variazioni di calore che influiscono sul volume dell’acqua contenuta nel sottosuolo molto poroso.
A causa del fenomeno del bradisismo l’antica fascia costiera ha subito uno sprofondamento con la conseguente sommersione di tutti gli edifici che vi erano costruiti. Siti di grande importanza in epoca romana, dove Pozzuoli era la più celebre città commerciale, Baia, la più famosa località residenziale, e Miseno, la sede della flotta militare, sono oggi sommersi. I primi ritrovamenti di reperti archeologici sono avvenuti negli anni Venti dove in occasione dell’ampliamento della banchina del porto sono state portate alla luce sculture ed elementi architettonici con bolli imperiali.
Accanto alle sette città che finiranno sott’acqua, c’è invece il caso di un importante porto tedesco che si è prosciugato. Si tratta di quello di Duisburg, sul fiume Reno. I commerci di Duisburg passano tutti dal porto, che in passato era circondata da mulini d’acciaio e brulicava di trasporti su chiatta. Anni fa, come scrive il settimanale Time, il fiume ha incominciato a sprofondare. I dragaggi e i rinforzi del canale a valle hanno fatto sì che l’acqua scorresse più rapidamente, e il fiume accelerando ha abbassato il livello delle sue acque. Erodendo ulteriormente il letto su cui scorre. Il porto, vitale per la sussistenza degli abitanti di Duisburg, è diventato sempre meno profondo. Lasciato i suoi moli, un tempo affollati da imbarcazioni di ogni tipo, completamente in secca. Gli ingegneri di Duisburg hanno trovato però una soluzione fantasiosa. Sotto la città si trovano tre ricchi filoni di carbone, che è stato estratto in modo massiccio. Abbassando così l’intera regione del porto di 2,5 metri e consentendo al Reno di riempire nuovamente il porto con le sue acque.
(Pietro Vernizzi)