Zeus, chiunque egli sia, se pur questo nome gli è gradito,
con questo io lo chiamo.
Io non so chi invocare, per quanto ponderi, che Zeus solo,
se veramente bisogna scacciare il peso dell’angoscia.
Chi devotamente intona a Zeus il canto di vittoria,
otterrà somma saggezza.
“Attraverso il dolore la conoscenza”:
è la legge sovrana che egli ha posto.
E nel sonno, dinanzi al cuore stilla
la pena che è memoria dolorosa
e, anche a chi non voglia, discende la saggezza.
Grazia è questa violenza degli dei, che dalle loro sedi sacre
fissano le leggi.
Commentando questo brano tratto dall’Agamennone di Eschilo, Simone Weil fa notare che Zeus non designa una divinità particolare, ma Dio stesso: le due parole hanno la stessa radice. Il suo nome non si sa e, se per gli antichi nominare era dominare, ciò implica che non lo si può raggiungere; si può soltanto invocare e nel buio è data la luce della conoscenza. La pena, memoria dolorosa, allude al presentimento della felicità che cade goccia a goccia nel sonno dell’uomo; al suo risveglio, egli è già preso dalla grazia e non gli rimane che acconsentire.
“Veramente Tu sei un Dio nascosto, Dio d’Israele, salvatore“. Anche la Bibbia conosce l’azione misteriosa di Dio. Molti testi sono pervasi dalla convinzione che Dio operi in modo sconosciuto all’uomo, addirittura approfittando del suo sonno.
Nel sonno di Adamo il Creatore forma Eva: figura del sonno di Cristo sulla croce, da cui nasce la Chiesa.
“Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno“: il salmo 127 parla del pane per cui l’uomo si affatica, e che viene donato a chi confida in Dio. Il vangelo di Marco annota l’insegnamento di Gesù: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli ste sso non lo sa“. Così nella vita della natura, così nella vita dello Spirito.
Il sonno in Eschilo è il luogo di una pena dolorosa, eppure anche qui sa infiltrarsi una grazia di conoscenza; nella Bibbia si direbbe essere il luogo preferito da Dio per esercitare la sua potenza, in modo che l’uomo riconosca i doni che riceve e non abbia l’ardire di attribuirne il merito a sé. “Initium sapientaie timor Domini“. E’ stolto colui che tutto calcola, tutto prevede, tranne il passaggio segreto di una salvezza non preventivabile. In fondo si potrebbe affermare che i Greci e gli uomini di Israele, così diversi in tanti aspetti, abbiano in comune il concetto di una sapienza nata dal dolore e dalla grazia, nata da un passo segreto di Dio dentro un terreno di lacrime e di fiducia.
Riaprendo ancora una volta i misteri di Péguy, ecco ciò che scrive questo poeta segnato dalla lotta per il pane quotidiano e dall’incomprensione di tanti amici:
Non mi piace chi non dorme, dice Dio.
Il sonno è l’amico dell’uomo.
Il sonno è l’amico di Dio
Beato chi spera. E che dorme.
Disgraziato colui che veglia e non si fida di me.
Perché da qui a domani, io, Dio, sarò forse passato.