Nel silenzio dei tavoli di lavoro costituiti per attuare le deleghe della legge 107/15 si sta lavorando su un tema che potrà essere decisivo non solo per il settore della scuola paritaria, ma per l’intero sistema scolastico ed il suo effettivo rinnovamento.
Mi riferisco alla delega che, come dettato dall’art 181 lettera e) della legge prevede “l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni, costituito dai servizi educativi per l’infanzia e dalle scuole dell’infanzia, al fine di garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali”.
La lettura attenta dell’articolo evidenzia una forte innovazione sistemica, dato che, oltre ad affermare l’istituzione di un sistema integrato, prevede il finanziamento sulla base di una quota capitaria. Definisce, inoltre, anche un nuovo ruolo dello Stato, la cui partecipazione può esercitarsi sia con la gestione diretta delle scuole dell’infanzia, sia con il cofinanziamento dei costi di gestione mediante trasferimenti diretti, oltre a prevedere la compartecipazione delle famiglie alle spese del servizio.
Un modello che, se ben seguito dalla delega attuativa, potrebbe avviare per i nidi e le scuole dell’infanzia un vero sistema integrato pienamente paritario, secondo il quale i bambini avrebbero “pari opportunità di educazione” a fronte di un’effettiva libertà di scelta delle famiglie con la caduta di tutte le “barriere economiche”.
La preoccupazione nasce dal fatto che il testo in lavorazione, quasi secretato, non rovini i principi espressi dalla legge e, come successo, ancora una volta lo “strabismo” istituzional/politico ricordato in un mio recente articolo partorisca una norma che dimentichi la costituzione di un sistema integrato, basato sulla valorizzazione delle realtà esistenti in rispetto del principio di sussidiarietà previsto dall’art. 118 della Costituzione e sull’equità per le famiglie che, a fronte di pari servizio offerto dalle scuole del sistema, si vedrebbero chiedere il medesimo contributo economico ad un livello utile ad abbattere tutte le diseguaglianze economiche, così come la legge 107/15 prevede; ma punti, di nuovo, alla “statalizzazione del servizio”, come qualche indiscrezione fa supporre.
Se le scelte politiche saranno orientate ad attuare in pieno quello che la legge 107 prevede, la svolta sarebbe importantissima per il futuro poiché si avvierebbe una stagione, per quel che riguarda la scuola, di legislazione di sistema e non più per diversità di settori, come avvenuto in questi anni in dispregio alla legge 62/2000 che ha introdotto il sistema paritario nel nostro ordinamento giuridico.
Le conseguenze, nel tempo e con gradualità, sarebbero qualitativamente enormi poiché il mantenere l’attuale sistema di finanziamento è poco produttivo, richiede sempre incrementi di spesa, non è equo e non porterà gli interventi per il settore della scuola paritaria al livello utile al suo mantenimento e soprattutto alla sua valorizzazione.
Giustamente l’annuncio di uno stanziamento di 100 milioni per il settore paritario nella prossima legge di stabilità ha suscitato un coro di commenti positivi dato che “l’incremento di spesa” previsto aumenta di quasi il 20% lo stanziamento dello scorso anno (494 milioni nella legge di stabilità oltre ai 12 milioni per il sostegno all’handicap), ma di fatto non inciderà significativamente sui problemi dato che, come riportato anche dai media, aumentare la detrazione annuale per le famiglie da 400 a 600 euro comporta portare il beneficio effettivo da 76 a circa 110 euro annui, valore economico che certo non incide sulle decisioni di scelta delle famiglie, così come aumentare da 1000 a 3000 euro il contributo per studente ai fini del sostegno all’handicap andrebbe ancora a coprire molto parzialmente un costo che tutti valutano intorno ai 20mila euro annui.
Per ciò che attiene il contributo per il finanziamento alle scuole, anche un incremento di 50/60 milioni (tolto dai 100 milioni quanto necessario a coprire detrazioni ed handicap) porterebbe l’importo a circa 550 milioni, oso dire quasi un insperato aumento del 10% circa, ma una valutazione oggettiva non può dimenticare che nel 2001 lo stanziamento era di 535 milioni e che la sola erosione inflattiva del potere di acquisto, che nonostante i bassi livelli del tasso di questi anni ha un valore composto del 33,9%, e il suo riallineamento per dare alle scuole un importo con lo stesso potere di acquisto, dovrebbe portare il contributo a 718 milioni.
Questo non vuole essere una critica alla decisione che, grazie a politici che hanno a cuore il settore paritario, è da considerare un risultato notevole, ma vuole evidenziare che senza un radicale cambiamento del modello di finanziamento di sistema non si potranno ottenere risultati soddisfacenti per equità e abbattimento delle barriere economiche.
A questo punto chi legge, come giusto, potrebbe dire: “parole e critiche” ma non ci sono proposte di soluzione. Così non è, poiché da tempo continuiamo ad insistere ed inoltriamo proposte.
Che gli stati occidentali non saranno più in grado di sostenere finanziariamente l’attuale modello di welfare ed occorrerà puntare su autonomia e sussidiarietà lo abbiamo scritto e pubblicato due anni fa sul nostro libro “SOS Educazione“; che occorrerebbe avviare una sperimentazione di piena autonomia di tutte le istituzioni scolastiche sul modello anglosassone delle Academies, ma nel rispetto delle nostre tradizioni culturali, lo abbiamo proposto con precisazioni sulla base della normativa vigente (non occorrono nuove leggi) durante la consultazione per la stesura della legge 107 e trattato in un mio articolo; che un nuovo modello di finanziamento del sistema basato sul costo standard di sostenibilità porti oltre che ad avere un sistema più equo e di migliore qualità anche ad un risparmio per lo Stato con possibilità di riqualificazione della spesa utile anche a maggiori investimenti si legge nel recente testo di Anna Monia Alfieri, Marco Grumo e Maria Chiara Parola, “Il diritto di apprendere”, riportante una specifica ricerca, in diffusione e discussione in questi mesi.
Ecco perché la partita in gioco sulla delega 0-6 anni assume un’importanza fondamentale: se esce statalista, oserei dire, lasciamo ogni speranza e continuiamo a lottare per far sopravvivere questo sistema scolastico; se esce un vero sistema integrato potremo avviare il vero rinnovamento con vantaggi per tutti, qualità del sistema, bilancio dello Stato, famiglie, istituzioni scolastiche. Ci vuole e ci aspettiamo coraggio nelle scelte politiche.