“Siamo veramente sorpresi. Non ci aspettavamo di trovare montagne di ghiaccio alte 3.500 metri”. Anche gli scienziati della Nasa sono rimasti a bocca aperta guardando le prime immagini trasmesse dalla sonda New Horizons che il 14 luglio è arrivata a una distanza di 12.500 chilometri da Plutone. La superficie del pianeta nano “è una delle più giovani che abbiamo mai osservato nel sistema solare”, ha spiegato Jeff Moore del New Horizons Geologia, Geofisica e Imaging Team (GGI). Per questo motivo gli esperti sono convinti che la superficie di Plutone “può essere geologicamente attiva ancora oggi”. Secondo John Grunsfeld, amministratore associato per Science Mission Directorate della Nasa, la missione di New Horizons “è una vera missione di esplorazione che ci mostra perché la ricerca scientifica di base è così importante”.
Sono arrivate le prime immagini di Plutone scattate dalla sonda della Nasa New Horizon che ieri ha compiuto lo storico incontro con il pianeta nano. Sulla superficie ci sarebbero montagne fatte di ghiaccio alte fino a 3.500 metri e quindi è stata confermata anche la presenza di acqua. Plutone è stato scoperto nel 1930 grazie alle osservazioni dell’astronomo statunitense Clyde William Tombaugh, che lo classificò come il nono pianeta del nostro sistema solare. Successivamente, grazie all’utilizzo di telescopi più potenti, si arrivò a considerarlo, nell’estate del 2006, un “pianeta nano”, perché come hanno stabilito dall’Unione astronomica internazionale (UAI) non soddisfa alcuni criteri che riguardano la classificazione dei pianeti. Una decisione molto contestata ancora oggi. Secondo molti astronomi Plutone infatti dovrebbe essere considerato un pianeta. Adesso arrivano le nuove immagini dalla sonda della Nasa che mostrano il mondo di ghiaccio, mai visto prima d’ora.
La sonda New Horizons ha ripreso l’incontro ravvicinato con Plutone il 14 luglio scorso. Nelle immagini trasmesse si vedono gelide montagne alte come il Monviso. Le ha rese pubbliche la Nasa durante la conferenza stampa. Tutto è andato come previsto, martedì infatti la sonda ha lanciato il segnale. Per assistere al reportage fotografico si dovrà però attendere perché la sonda trasmette con una banda ridotta, ad una velocità di un modem che si usava anni fa. La conseguenza è che per trasferire un’immagine di circa 1024×1024 pixel occorre un’ora circa, quindi per trasferire tutte le immagini registrate durante il flyby occoreranno 16 mesi. L’immagine trasmessa a un’ora e mezza dal massimo avvicinamento, quando la sonda era a 770mila chilometri di distanza, ha ripreso le montagne alte 3.500 metri all’equatore di Plutone. Montagne di ghiaccio che si sarebbero formate cento milioni di anni fa, secondo gli scienziati. Sul pianeta dunque ci sarebbe un’attività vulcanica, così come ha spiegato all’Ansa Fabrizio Capaccioni, dell’Istituto di astrofisica e planetologia dell’Istituto di Astrofisica. Ma c’è una differenza rispetto ai vulcani presenti sulla Terra. Infatti questi non eruttano lava, ma eruttano ghiaccio, azoto, metano e monossido di carbonio. La sonda ha guardato anche il satellite principale di Plutone, Caronte. Le immagini mostrano una grande regione scura, potrebbe trattarsi, secondo gli esperti, di un enorme canyon profondo circa 9mila metri. Si dovranno attendere comunque le altre immagini per capire meglio la sua struttura. Intanto se la Nasa darà i fondi per continuare la missione, si potrebbe avere il prossimo incontro ravvicinato nel 2019. Una missione questa iniziata dieci anni fa. (Serena Marotta)