Se nel 2012 il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso degli studenti che non avevano superato, a Messina, il test di ammissione a Medicina per l’anno accademico 2008-2009, oggi il Consiglio di stato ribalta la decisione di primo grado, dando ragione ai ricorrenti, sostenuti dall’Unione degli universitari e difesi dagli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti. L’Università siciliana è stata condannatoaa risarcire 10 mila euro ai candidati e al pagamento delle spese legali 5 per ciascun grado di giudizio, oltre alla riammissione in graduatoria dei ricorrenti. Alla base della disputa, la violazione dell’anonimato; secondo il Consiglio di Stato, infatti,”il codice segreto è stato posto accanto al nome e cognome di ogni candidato nei fogli firma d’ingresso e di uscita e le stesse modalità di consegna e raccolta degli elaborati sono stati tali da consentire di associare ogni busta al nome di un candidato”. Un decreto ministeriale datato 18 giugno 2008 “aveva stabilito il rispetto dell’anonimato, pena l’annullamento delle prove”. I commissari – secondo la tesi dei legali – sapevano a chi era abbinato il singolo codice segreto e l’anonimato di conseguenza non era affatto garantito. Alla base della decisione, dunque, l’ “inadeguata e insufficiente organizzazione della prova, “non rispettosa delle regole dell’imparzialità e del buon andamento dell’azione amministrativa”. Il ricorso d’appello avanzato riguardava due persone: la prima si è laureata in giurisprudenza e avrà – per sua stessa richiesta – soltanto l’indennizzo economico; la seconda, invece, altra sarà ammessa al corso di laurea. Secondo l’Udu la sentenza del Consiglio di Stato potrebbe riaprire i giochi per circa cinquemila studenti che erano stati esclusi dalla graduatoria.