È tutto pronto per sfiorare il Sole con un dito, o meglio con una sonda. La prossima estate, quella del 2018, sarà da ricordare: la Nasa ha annunciato la sua intenzione di spingersi dove, prima d’ora, non è mai giunto nessun uomo e nessun mezzo da lui costruito. L’onore spetterà alla sonda Parker Solar Probe Plus, così chiamata in onore dell’astrofisico Eugene Parker che negli anni ’50 sviluppò la teoria sul vento solare. Per gli “amici”, comunque, Parker Solar Probe è semplicemente Daredevil. Il Diavolo Rosso avrà il compito di attraversare la parte più esterna dell’atmosfera solare, la corona, dove ha origine il vento solare, per conoscere meglio le dinamiche interne della nostra stella e i meccanismi all’origine degli sciami di particelle scagliati verso la Terra, che costituiscono appunto il vento solare. Per poter entrare nella corona e sopportarne le temperature, si parla di diversi milioni di gradi celsius, i suoi strumenti saranno protetti da uno scudo termico di carbonio spesso circa 30 centimetri. Il suo viaggio durerà sette anni, durante i qual compirà una ventina di passaggi ravvicinati verso il Sole, continuando a superare i suoi stessi record e inviando dati scientifici senza precedenti, fino a raggiungere il punto di minima distanza nel dicembre del 2024. Affrontare un lungo viaggio come quello verso il Sole è più difficile di quanto si possa immaginare: per attraversare i 149 milioni e 600mila chilometri, la sonda dovrà utilizzare la gravità di Venere per darsi una spinta, con una tecnica chiamata di aiuto gravitazionale, che ha lo stesso effetto di una fionda, ed è stata utilizzata già in molte altre missioni.
ALLA SCOPERTA DEI SEGRETI DELLA CORONA SOLARE
La corona solare, ossia lo strato più esterno dell’atmosfera solare, è composta da gas estremamente caldo, detto plasma, le cui temperature possono raggiungere diversi milioni di gradi Celsius. Nello strato più esterno del Sole, cioè la parte più distante dal nucleo dove avvengono le reazioni nucleari che forniscono energia alla stella, ci si aspetta che le temperature siano molto più basse. Di fatto, questa regione della nostra stella risulta 200 volte più calda della fotosfera, lo strato che si trova immediatamente sotto. Questa contraddizione ha imbarazzato gli astrofisici sin da quando venne misurata per la prima volta più di 70 anni fa la temperatura della corona. Le missioni satellitari dedicate allo studio del Sole hanno permesso di rivelare che il campo magnetico solare gioca, di fatto, un ruolo essenziale in questo particolare processo. Ma secondo gli scienziati, la chiave per risolvere questo problema sta nel comprendere come l’energia magnetica può essere convertita in calore, ed in maniera efficiente, nella corona.
TEMPESTA MAGNETICA IN CORSO
Per altro è proprio di queste ore la notizia di una nuova tempesta magnetica causata da un gigantesco canyon che si è aperto nella parte più esterna dell’atmosfera solare e che si estende per un milione di chilometri. La tempesta in corso è fortunatamente di debole intensità ma già domani ne è attesa una più forte, che potrebbe causare blackout radio nelle regioni polari e problemi alle reti elettriche. Il fisico solare Mauro Messerotti, dell’Osservatorio di Trieste dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), ha spiegato all’ANSA che la tempesta è stata innescata dall’arrivo di una raffica veloce di vento solare, ossia il flusso di particelle emesso dalla nostra stella, scagliata da un canyon gigantesco che si è aperto nella regione più esterna dell’atmosfera del Sole, appunto la corona. La struttura, che appare come una grande macchia scura, si estende per circa un milione di chilometri a partire dal Polo Nord del Sole verso Sud ed è larga circa 200.000 chilometri.