Quando dobbiamo fissare qualcosa nella nostra mente, succede che nella zona cerebrale detta ippocampo si avvia una lunga serie di reazioni che si conclude con la formazione di nuove sinapsi che consolidano il ricordo. Questo processo di “scrittura” (spesso paragonato a quanto accade nel’hard disk dei computer) è troppo lento per tener brevemente traccia di tutto l’enorme flusso delle informazioni che ci colpiscono.
I neuroscienziati erano quindi alla ricerca di una memoria tampone per i ricordi di breve durata e l’hanno trovata a seguito di esperimenti condotti su topi al Southwestern Medical Center di Dallas della Università del Texas sotto la guida di Don Cooper. Secondo quanto riportato sull’ultimo numero della rivista Nature Neuroscience, a fare da memoria di transizione sono singole cellule disposte nella zona più evoluta del cervello, il lobo frontale; tali cellule riescono a trattenere le informazioni pochi ma fondamentali istanti, circa un minuto in tutto; mentre il nostro cervello impiega anche ore a fissare i ricordi.
Tra l’altro, studiando il cervello di topolini che avevano assunto cocaina, gli scienziati hanno anche scoperto che la memoria tampone è messa fuori gioco dalle droghe.
Per comprendere meglio la portata della scoperta, abbiamo interpellato Mauro Ceroni, docente di neurologia presso l’università di Pavia.
«La scoperta di una particolare area e di particolari neuroni del lobo frontale che funzionano da stoccaggio a breve termine degli eventi che ci accadono è sicuramente interessante e in qualche modo attesa. Da tempo si sa che la capacità di fissare il ricordo dei fatti recenti dipende da due circuiti piccoli simmetrici localizzati nelle parti più mesiali e antiche dei nostri lobi temporali (circuiti di Papez). Per intenderci, si tratta di quell’aspetto della memoria che viene testato durante le visite neurologiche dicendo al paziente tre parole test, facendogliele ripetere immediatamente e richiedendogliele poi, dopo averlo opportunamente distratto o occupato in altro, a distanza di circa dieci minuti. Il deficit di tale funzione configura la Sindrome Amnestica di Fissazione o Ritenzione, che quando si presenta isolata, deve essere tenuta completamente separata dalla malattia di Alzheimer. Tale sindrome è la stessa che ricorre (spesso con l’eponimo di Sindrome di Korsakow) dopo il Delirium Tremens, una grave sindrome da astinenza alcolica».
Pertanto si sapeva che nella sindrome amnestica non è alterata la capacità immediata di ripetere l’accaduto e si presupponeva che un’area cerebrale apposita dovesse essere deputata a tale funzione distinta dai circuiti temporali. Inoltre è esperienza comune saper ripetere immediatamente o entro pochi secondi una frase e l’avere dei problemi dopo qualche decina di secondi: occorre fare uno sforzo per ricordarla al fine di saperla ripetere esattamente nei minuti successivi.
Il paragone tra questo tipo di memoria a breve termine localizzata in neuroni specifici della corteccia frontale con la memoria tampone o con la RAM del computer suggerisce che il funzionamento del nostro cervello sia sostanzialmente come quello del computer. È questa una nota tesi della corrente culturale funzionalista: il cervello sarebbe l’hardware e la mente altro non sarebbe che il software. «Peccato che tale tesi implichi che i computer siano macchine intelligenti e coscienti, mentre è da chiunque constatabile che i computer sono sommamente ‘stupidi’: fanno solo ciò per cui sono stati programmati».
Ceroni sottolinea inoltre come l’analogia tra computer e cervello nasca dal fatto che tali macchine sono create da noi a imitazione del funzionamento di aspetti della nostra mente. E poiché il legame tra il nostro cervello e la nostra mente è assolutamente stretto è perfettamente logico che si scoprano analogie sia sul piano del software sia su quello dell’hardware. «Tuttavia occorre tenere ben fermo il fatto che fino ad ora non abbiamo il più piccolo indizio che delle macchine possano essere intelligenti e coscienti come lo siamo noi. A meno che non si entri nella fantascienza».