Caro direttore,
ho letto con attenzione l’articolo di Paolo Branca sull’incontro del Papa con l’Imam di al-Azhar e avrei un paio di domande per approfondire il tema. Nel suo articolo il professor Branca, citando il notevole numero di bambini nordafricani e mediorientali nei nostri oratori, pur riconoscendo l’opera di disponibilità e promozione umana, segnala la mancanza di una adeguata presa in carico di tale occasione “di valori e scopi al servizio delle nuove generazioni“. Il professore ha senza dubbio presenti casi di Paesi a maggioranza musulmana nei quali le istituzioni equivalenti ai nostri oratori, o ai luoghi di cura o detenzione anch’essi citati, sono invece correttamente utilizzati nella prospettiva da lui indicata. Sarebbe interessante anche per noi conoscerli.
Una seconda domanda riguarda la citazione di un versetto, il 48 della quinta sura del Corano, in cui si invita a gareggiare nelle opere buone “ché a Dio tutti tornerete e allora Egli vi informerà di quelle cose per le quali ora siete in discordia“. Il professor Branca collega questo versetto al metodo evangelico, che valorizza ogni particella di bene. Incuriosito, sono andato a leggere la sura e ho visto che un paio di versetti dopo, al 51, si dice: “O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Allah non guida un popolo di ingiusti“. E al versetto 72: “Sono certamente miscredenti quelli che dicono: «Allah è il Messia, figlio di Maria!»“, e al 73: “Sono certamente miscredenti quelli che dicono: «In verità Allah è il terzo di tre». Mentre non c’è dio all’infuori del Dio Unico! E se non cessano il loro dire, un castigo doloroso giungerà ai miscredenti“.
La mia domanda è come si possa vedere “valorizzazione di ogni particella di bene” in queste affermazioni e se ai cristiani, in quanto miscredenti, possa essere applicato il versetto 33 della stessa sura: “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso“.
Alla lettura dell’intera sura, il versetto citato nell’articolo pare assumere un diverso significato e induce a pensare che il concetto di dialogo del Corano sia piuttosto differente dal nostro. Un altro aspetto, a mio parere, da approfondire.
Grazie dell’attenzione.
Dario Chiesa