Bmw festeggia i suoi primi 100 anni con un bilancio coi fiocchi, nonostante un contesto di mercato volatile. Si tratta del sesto anno consecutivo di record: il volume delle vendite di automobili nel 2015 è salito del 6,1% a un nuovo livello record di 2.247.485 unità (nel 2014 furono 2.117.965). Con l’aggiunta di vento in coda da fattori valutari favorevoli, i ricavi del Gruppo sono aumentati del 14,6% nel 2015 a 92,175 miliardi di euro (nel 2014 furono 80,401), l’utile prima del risultato finanziario (EBIT) è aumentato del 5,2% a 9,593 miliardi di euro (nel 2014 9,118), principalmente grazie alla crescita dei volumi di vendita, l’utile del Gruppo prima delle imposte (EBT) è salito per la prima volta sopra ai 9 miliardi di euro in aumento del 5,9% toccando il record di 9,224 miliardi di euro (nel 2014 8,707) e l’utile netto del Gruppo è salito per la prima volta sopra ai 6 miliardi di euro, in crescita del 10,0% arrivando ai 6,396 miliardi di euro (nel 2014 furono 5,817). «Abbiamo raggiunto tutti i nostri ambiziosi obiettivi per l’esercizio – ha dichiarato il CEO Harald Krüger – Con un’altra serie di cifre impressionanti nel suo centenario, il gruppo BMW rimane il principale fornitore al mondo di veicoli premium e servizi di mobilità». Il che autorizza il gruppo a proporre all’assemblea che si terrà il 12 maggio di staccare un dividendo di 3,2 euro ad azione, contro i 2,90 del 2015 («Il pagamento dei dividendi per i nostri azionisti potranno anche superare la soglia dei due miliardi di euro per la prima volta», ha spiegato Krüger), oltre che a porsi per il 2016 l’obiettivo di un EBIT tra l’8% e il 10%. Un po’ sarà merito del mercato auto, in acclarata ripresa, un po’ del lancio dei nuovi modelli, come la nuova BMW Serie 7 e le nuove generazioni di Mini Clubman e Bmw X1, così come, tra le due ruote, le 310 R R Ninet Scrambler e G. I ricavi del comparto moto sono cresciuti del 18,5% a 1,99 miliardi di euro e il volume delle vendite è aumentato del 10,9% a 136.963 unità.
Nuovi record di fatturato, nuovi dividendi, nuovi obbiettivi. Tutto rose e fiori, dunque? Non troppo: anche se i ricavi del segmento Automotive sono cresciuti del 13,8% anno su anno a 85,536 miliardi di euro, sono diminuiti i margini sulle auto (l’EBIT è sceso dal 9,6% del 2014 al 9,2%) da quando Bmw ha deciso di puntare anche sui segmenti inferiori e allargato la gamma. Anche le vendite in Cina sono cresciute poco rispetto al passato: se l’Europa ha segnato un +9,4%, l’Asia il 4,2%, l’America il 2,8%, la normalizzazione del mercato cinese, su cui il gruppo puntava molto, ha segnato un misero +1,6% a 464.086 unità. Niente boom, quindi.
Ma per fortuna ci sono i servizi finanziari: i soldi, si sa, si fanno con prestiti, leasing, assicurazioni, ecc. La Divisione Servizi Finanziari nel 2015 ha archiviato ricavi per 23,793 miliardi di euro, in crescita del 15,2% rispetto al 2014, mentre il risultato prima delle imposte migliora del 14,6% a 1,975 miliardi di euro. Finanziamenti e leasing, quindi contano per quasi un quarto nei conti della casa di Monaco: il portafoglio di contratti di leasing e di finanziamento in atto con i concessionari e clienti al dettaglio, alla fine del periodo di riferimento, è aumentato del 8,2% a 4.718.970 contratti.
E ora? Bisogna rimboccarsi le maniche. O meglio: farle rimboccare a impiegati, operai e apprendisti. Un primo passo già è stato fatto lo scorso anno, aumentando la forza lavoro del 5,1% (sono 122.244 i dipendenti Bmw nel mondo). Ora però il gruppo deve reclutare ingegneri, specialisti e lavoratori qualificati per accelerare lo sviluppo delle tecnologie del futuro e nuovi servizi. Durante lo scorso anno, circa 1.500 giovani hanno iniziato un tirocinio all’interno dell’organizzazione, tra cui 1.200 in Germania. Attualmente ci sono 4.700 giovani in tutto il mondo impegnati in programmi di formazione e di formazione professionale per i giovani talenti all’interno di Bmw. Già, perché il gruppo ora deve investire molto sulla digitalizzazione, sulla guida autonoma, sulle auto elettriche. E dovrà necessariamente alzare i margini, il che significa che per il futuro ci si dovranno aspettare più modelli premium e meno modelli di Mini e segmenti inferiori.
Marina Marinetti