La riorganizzazione del Miur – prevista dal DPR 11 febbraio 2014, n. 98 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 luglio 2014 – introduce, a partire dal 29 luglio prossimo, nuovi modelli di gestione amministrativa e funzionale nel governo nazionale della scuola che è interessante analizzare per valorizzarne le novità.
Dimmi come ti organizzi e ti dirò chi sei, si potrebbe parafrasare, volendo rintracciare, nel nuovo prototipo, quali priorità, strategie, ed assetti funzionali ispirano il potere politico e legislativo nella ristrutturazione di uno dei sistemi decisivi – e fino ad oggi piuttosto elefantiaco – per lo sviluppo del Paese come la struttura amministrativa della scuola.
Cosa intende fare Renzi? Restyling o innovazione? Organizzazione di posti di potere o reale servizio alle scuole? Tre i principi che sembrano, ad una prima osservazione, ispirare l’intervento riorganizzativo: snellire, concentrare, risparmiare.
Snellire – Il regolamento conferma gli attuali tre dipartimenti con denominazioni diverse rispetto agli attuali: dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca, dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione. Le direzioni generali, poi, passano da otto a sei e scompare la direzione per gli affari internazionali.
Concentrare (anziché decentrare) – Riduzione anche di alcuni uffici generali sul territorio (Basilicata, Molise, Umbria e Friuli Venezia Giulia). Tra sede centrale e sedi regionali scompariranno sei direzioni generali, portando il numero dei direttori generali (università esclusa) complessivamente a 23.
Risparmiare – Complessivamente, tra direttori generali, dirigenti di seconda fascia e ispettori, il contingente ministeriale si riduce a 440 unità.
Il nuovo impianto burocratico-organizzativo appare, tuttavia, ispirato a priorità certamente positive: l’unificazione della direzione degli ordinamenti del primo e del secondo ciclo, ad esempio, e la nuova direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per la valutazione del sistema nazionale di istruzione dovrebbero garantire una omogeneità di gestione di settori decisivi. Anche l’unificazione dei due settori nella direzione generale delle risorse umane e finanziarie lascia intendere l’intento di leggere in chiave nuova la gestione del funzionamento della scuola.
Dallo spacchettamento delle competenze della precedente direzione generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi scaturisce, inoltre, la direzione generale per interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale, confermando un’attenzione alle nuove tematiche che investono il mondo della scuola.
La riduzione dei posti di dirigente di prima fascia, tra sede centrale del ministero e uffici periferici, otterrà inevitabilmente, tuttavia, la vacanza di molte sedi, anche per il pensionamento di qualche titolare di lungo corso e la necessità di individuare nuovi nominativi, procrastinando probabilmente, con reggenze e vuoti di potere, la gestione delle emergenze che affliggono le realtà scolastiche regionali.
Nel breve periodo, le rotazioni di alcuni direttori e l’entrata di altre figure direttive, con un riassetto complessivo pari a circa un terzo degli organigrammi, genereranno un cambiamento nel profilo dell’amministrazione scolastica che necessiterà di un certo tempo per consolidare competenze, organicità tra uffici, conoscenza delle situazioni da gestire, rapporti con le istituzioni scolastiche e le organizzazioni della scuola…
Sarà l’occasione per comporre una classe dirigente dinamica, attenta a ciò che succede realmente nelle scuole, capace di avviare la semplificazione “reale” delle procedure e sostenere la autonomia delle scuole? O il rinnovarsi, stanco, di assegnazione di posti, di sedi, di poteri burocratico-corporativi, in nome di uno status quo? L’impeto innovativo a cui si ispirano il nuovo regolamento e la politica del Governo renziano avrà la capacità di portare anche nella amministrazione scolastica il vento di una gestione moderna ed efficace? O il tutto si concretizzerà, dopo l’entusiasmo iniziale, nella predizione del famoso aforisma di Giuseppe Tomasi di Lampedusa del “cambiare tutto per non cambiare niente”?
La scuola dell’autonomia e dell’innovazione ha bisogno di un’amministrazione centrale e periferica competente, snella, autorevole che offra certezze, efficienza, tempi certi e supporto alla politica scolastica, a servizio di chi, dirigenti ed operatori scolastici, è centrifugato quotidianamente da molte sollecitazioni ed emergenze.
Sarebbe davvero preoccupante se si avverasse, a questo punto, un altro aforisma del vignettista Ashleigh Brilliant − “Alcuni cambiamenti sono così lenti che non te ne accorgi, altri sono così veloci che non si accorgono di te”, vivendo l’esperienza di un equipaggio di marinai su una grande nave in acque burrascose di cui improvvisamente si cambiano gli organigrammi ed i componenti della squadra di comando, sperando che questa sia l’unica possibilità di salvataggio.
Forse varrebbe, come sempre, l’invito, molto realista e pieno di saggezza, del Santo che, proprio ad ogni inizio d’anno scolastico, un tempo si festeggiava − addirittura con un giorno di vacanza dalle lezioni − come patrono d’Italia, san Francesco d’Assisi: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Richiamo all’autentica dimensione personale di responsabilità nel gestire le piccole, come le grandi cose.
Chi quotidianamente vive l’avventura di “fare” scuola (dirigenti, docenti ed operatori scolastici) sa, infatti, come scrive Hannah Arendt, che “l’educazione è il luogo dove capiamo se amiamo veramente il mondo al punto di assumercene la responsabilità”. Cambiate le strutture e gli organigrammi della nuova amministrazione della scuola secondo le nuove ed interessanti prospettive sopra evidenziate, la partita vera si giocherà sempre e comunque sul filo di questa responsabilità. Personale e collettiva. Educativa e morale.