Qualcuno dice sei, qualcun altro parla di dieci. Ma, in realtà, nessun sa ancora quanti miliardi di dollari dovrà pagare il Gruppo Volkswagen per chiudere le cause civili negli Stati Uniti perché il giudice a stelle e strisce che sta gestendo l’accordo extragiudiziale ha imposto agli avvocati delle parti il più assoluto riserbo sulle cifre. È certo, invece, che l’accordo è stato raggiunto, almeno per quanto riguarda le 482 mila vetture da due litri vendute negli Usa. Ed è certo che il costruttore tedesco ha deciso di offrire ai suoi clienti, oltre a un risarcimento, un ventaglio di possibilità per risolvere il problema delle emissioni oltre le soglie consentite, compreso il riacquisto della vettura dotata del software incriminato, la cancellazione dei leasing e, dopo una formale approvazione delle autorità preposte, una modifica delle auto che le rimetta in regola. Inoltre, il gruppo tedesco si è impegnato a costituire un fondo per rimediare ai danni ambientali provocati dalla frode e a investire denaro nella progettazione di veicoli rispettosi dell’ambiente.
I guai non sono certo finiti. Ci sono ancora le cause penali in ballo con le relative sanzioni pecuniarie che potrebbero pesare non poco sul portafoglio del costruttore tedesco e le decine di inchieste, le centinaia di class action e di azioni civili che Volkswagen dovrà affrontare in tutto il mondo. Ma lo scoglio più grande sta per essere superato e, anche se si parla di una montagna di denaro, il passo avanti avverrà sborsando una cifra molto lontana dai 42 miliardi dollari di multe che era circolata subito dopo l’esplosione dello scandalo.
Pagati gli onorari di migliaia di avvocati in tutto il mondo, il gruppo di Wolfsburg avrà, forse, la serenità necessaria per affrontare gli altri due problemi che ne mettono in forse l’avvenire: fare investimenti in nuove tecnologie e riconquistare la fiducia dei clienti. Per fare entrambe le cose occorrerà trovare denaro in una cassa già messa a dura prova dalle conseguenze dello scandalo, ma a Wolfsburg sanno benissimo che queste sono priorità. Per capirlo basta un esempio: lo scorso anno secondo l’indagine RepTrack, un istituto americano che fa indagine sulla reputazione delle aziende in 15 Paesi industrializzati ed emergenti, Volkswagen era piazzata al quattordicesimo nel mondo, Nella classifica stava dopo Bmw e Daimler, ma era in ottima posizione. Quest’anno il Gruppo è crollato al 123° posto, una caduta mai registrata da quanto si fa questo tipo d’indagine.
Franco Oppedisano