Gestita da privati (organizzazioni e congregazioni religiose, cooperative di genitori, imprenditori), ma in tutto e per tutto “servizio pubblico”, la scuola “concertada” in Spagna – simile alla “paritaria” italiana – concentra il 30% degli alunni delle primarie e secondarie (fino a 15 anni), particolarmente nelle grandi città.
A Madrid, oltre il 40% degli alunni sono iscritti in uno di questi istituti, pagati quasi interamente dallo Stato, ma organizzati e guidati secondo criteri privati.
Fra le “concertadas” il 70% (oltre 7.500) sono cattoliche ed accolgono circa 1.400.000 alunni, a conferma di una tradizione che resiste ancora molto forte – nonostante tutto – nel paese iberico.
Le concertadas sono gratuite, ad esclusione del “bachillerato” (le superiori dai 16 ai 18 anni) che è a pagamento in quasi tutte le regioni (uniche eccezioni esenti: Baleari, Paese Basco, Navarra).
Il “concerto” (ovvero l’accordo economico fra il sistema pubblico e queste strutture) in realtà non è sufficiente per coprire interamente le spese della scuola, comunque serve a pagare i professori e i costi di funzionamento, come il personale non docente, l’acqua o la luce. E non è poco, se pensiamo alla situazione delle paritarie italiane… In più, le “concertadas” sono esentate dall’Imu spagnolo (l’Ibi).
Per coprire interamente i costi, molte scuole ricorrono ad un contributo volontario dei genitori (a volte semplicemente per il riscaldamento invernale). Una somma che tuttavia non è assolutamente obbligatoria, perché se una famiglia non può versare la sua parte, il figlio non verrà mai obbligato ad andarsene.
Con la gravissima crisi in atto in Spagna, le “concertadas” sono costrette a stringere la cintura per risparmiare, ma nessun alunno viene allontanato. Il contributo volontario può oscillare dai 200 euro al mese fino a pochi euro: dipende dal tipo di scuola e dalla città; la media nazionale non supera i 30 o 40 euro mensili.
Un altro elemento chiave, simile a quello della scuola italiana, è che allo Stato spagnolo un alunno iscritto nelle “concertadas” costa il 55% in meno rispetto ad uno della scuola statale. Se il costo medio di uno studente di un istituto statale per l’amministrazione spagnola è di 6.567 euro, in una “concertada” è di 2.771 euro. A conferma di una regola che ha valore “universale”, ma che nel nostro Bel Paese stenta ancora ad essere riconosciuta.
Per approfondire la conoscenza della scuola concertada e delle condizioni in cui si trova ad operare, abbiamo rivolto alcune domande ad Angel Mel, fino a pochi anni Cfo di una multinazionale e ora direttore del Collegio Internazionale Kolbe, ubicato a Villanueva de la Cañada, un centro concertato che svolge la sua attività dalla scuola materna sino alle superiori nella zona nord-ovest della Comunità di Madrid.
Angel, esiste in Spagna una scuola gestita da privati ma riconosciuta a tutti gli effetti (anche economici) come servizio pubblico?
In questi anni c’è stata una vera e propria battaglia perché venisse considerato il servizio educativo della scuola “concertada” alla stregua del servizio pubblico. Ad oggi, tuttavia, continua a non essere riconosciuto tale fino in fondo. Leggendo la nuova legge sull’educazione (Lomce – Legge Organica per il Miglioramento della Qualità Educativa) si percepisce con chiarezza che la scuola “concertada” –anche se gratuita- non gode delle stesse condizioni della scuola statale, dato che continua ad essere considerata sussidiaria ad essa piuttosto che il contrario. Per esempio, in alcune comunità autonome si nega il diritto di avviare delle classi semplicemente per il fatto che esistono posti vacanti nelle scuole pubbliche. Quindi, si nega il diritto alla libera scelta dei genitori di portare i figli alla scuola superiore che desiderano.
Eppure lo Stato la sostiene economicamente…
Occorre precisare che l’insegnamento, benché sia gratuito per legge, in realtà non lo è fino in fondo. Se una scuola superiore “concertada” vuole dare qualità all’educazione, non riesce a farlo con il solo finanziamento economico dell’accordo, siccome questo copre “solamente” tra il 70 e l’80% del costo dell’insegnamento. C’è un altro dato, poi, per verificare l’interesse dello Stato nei confronti della scuola “concertada”: mentre gli investimenti di una scuola superiore pubblica devono essere pagati interamente dalla pubblica amministrazione, nel caso di una scuola “concertada” devono essere pagati interamente dai suoi promotori. Perché –ci chiediamo- la pubblica amministrazione non è maggiormente interessata all’esistenza di scuole “concertadas”?
Un’ultima nota. Nelle regioni dove governa il Partito Popolare si è più rispettosi del lavoro sociale che fanno le scuole “concertadas” nonostante sia comunque una posizione timida, mai determinata.
Ci può descrivere sinteticamente le caratteristiche fondamentali delle “concertadas” e da quante e quali famiglie sono scelte?
La tipologia di famiglie che scelgono scuole superiori “concertadas” è molto varia. In realtà, questa iniziativa sociale di scuole è stata portata avanti in primo luogo da ordini religiosi cattolici, però oggi a questa modalità può accedere qualsiasi iniziativa privata, come infatti avviene. Si è soliti riconoscere un certo livello educativo alla scuola “concertada” piuttosto che alla scuola pubblica. Anche molte famiglie non cattoliche preferiscono portare i propri figli in una scuola “concertada” per questo motivo.
In Italia è ancora molto acceso il dibattito sulla opportunità di sostenere con fondi pubblici la scuola paritaria, sebbene sia economicamente vantaggiosa per lo Stato e scelta – nonostante una retta non sempre leggera – da numerose famiglie. Esiste anche in Spagna, relativamente alla scuola “concertada“, la stessa opposizione ideologica?
Il problema è lo stesso dappertutto: la lotta per la libertà. Riguarda sia la possibilità per i genitori di poter liberamente scegliere la scuola per i propri figli senza dover sostenere costi più elevati, sia la libera iniziativa della società nel creare scuole. Questa lotta incontra ancora una certa opposizione in Spagna, dato che la sinistra che non vuole parlarne. In questo momento, con un 30% di scuole “concertadas” attive nel Paese, non risulta semplice eliminarle come desidererebbe una gran parte della sinistra. La destra, da parte sua, prende solo una difesa timida della scuola “concertada”, perché in definitiva è una scuola libera e questo al potere non interessa, pur restando tuttavia più tollerante.
Il fatto che un’alta percentuale delle “concertadas” sono cattoliche, rappresenta un problema per l’opinione pubblica – che in Spagna è tradizionalmente cattolica ma che tuttavia si sta progressivamente allontanando dalla Chiesa – e in che misura tale identità incide sullo svolgimento dei programmi scolastici?
L’identificazione tra la scuola “concertada” e la scuola cattolica esiste in misura sempre minore. Esistono, infatti, molte iniziative che hanno origini differenti e sempre più scuole “concertadas” promosse da cooperative di professori indipendenti, non necessariamente cattolici, comprese le reti di scuole superiori con posizioni assolutamente laiche. Per quanto riguarda i programmi, mi sembra che il dibattito si sia sviluppato (si veda ad esempio il tema dell’Educazione alla Cittadinanza) molto più sulla lotta per la libertà che su un reale problema di contenuti delle materie. Va notato, tuttavia, che ci possono essere situazioni diverse tra le varie comunità autonome. Questo è infatti un altro problema che esiste in Spagna, dove possiamo affermare che esisteranno entro breve 17 sistemi educativi diversi!
Anche la Spagna, come l’Italia, deve fare i conti con una gravissima crisi economica di cui ancora non si intravede la fine. Questo fatto sta creando difficoltà alle scuole concertadas e si è verificato un calo delle iscrizioni?
Effettivamente sì, si sta verificando. C’è un trasferimento di studenti dalle scuole private a quelle “concertadas” e, talvolta, da queste alle scuole pubbliche: una scelta dovuta all’impossibilità di molte famiglie di pagare il conto della scuola a fine mese. Detto questo, penso che il problema non sia riducibile al fattore economico. È evidente che molte scuole stanno attraversando una crisi nella proposta educativa per la quale, in molti casi, non si percepisce una gran differenza tra una buona scuola -accademicamente parlando- e una scuola cattolica. Su questo c’è ancora molto lavoro da fare…
Sono previste modifiche –in meglio o in peggio- relativamente al rapporto fra Stato e scuole non statali “concertadas”?
Se ci sono non le conosco, anche se la situazione sembra peggiorare. Esiste un accordo tra tutte le formazioni politiche – ad esclusione del Partito Popolare – per cui se il Partito Popolare smette di governare, l’attuale legge sarà abrogata. È prevedibile che l’approccio di una nuova legge avrà caratteristiche molto più stataliste rispetto alla legge attuale.
Esiste anche una piccola percentuale (circa il 7% ci risulta) di scuole private non “concertadas”. Che scuole sono e quali famiglie le scelgono?
Esistono alcune scuole private con tradizioni consolidate. Ma sempre più, le famiglie che possono iscrivere i propri figli a queste scuole molto costose sono famiglie con un potere di acquisto molto alto. Questo non significa poi necessariamente un buon livello di educazione…