Il 21 aprile scorso si è tenuto un importante incontro presso l’Università Statale di Milano intitolato “Dal principio alla norma o dalla norma al principio?”. L’incontro è stato organizzato dall’associazione studentesca Lucerna Iuris che fin dal 2007 organizza seminari e dibattiti invitando maestri autorevoli che possano dare una prospettiva di studio originale sui temi più importanti del diritto.
I relatori dell’incontro sono stati il professor Alberto Toffoletto, ordinario di diritto commerciale presso l’Unimi e il dottor Pietro Modiano, presidente del Consiglio di amministrazione di Sea, ed è stato moderato dal professor Giorgio Vittadini, ordinario di statistica metodologica presso L’Università Bicocca.
Vittadini ha iniziato l’incontro usando come cartina tornasole l’ultima enciclica di Papa Francesco dicendo che essa arriva in un momento in cui le ideologie che hanno dominato il secolo scorso hanno mostrato la loro insufficienza perché è andato in crisi il sistema politico e traballano gli stati totalitari. In campo economico inoltre è venuta meno l’idea che l’egoismo dei singoli potesse portare al benessere collettivo. Si è aperta allora la porta alla prima domanda dell’incontro: quale metodo deve usare un giurista per interpretare principi alti come verità e giustizia?
Toffoletto ha preso dunque la parola dicendo che si è interrogato spesso sul rapporto tra etica e affari senza vederne un nesso per molto tempo finchè, quasi per caso, si è imbattuto nella dottrina sociale della chiesa su cui ha studiato come la Chiesa analizza il ruolo dell’impresa nella società e ha scoperto che questo collegamento è molto forte dato che è evidente che la Chiesa si occupa delle persone.
Questa lettura l’ha fatta ricollegare all’art. 41 della Costituzione che insieme all’art. 3 del Trattato sull’Unione Europea sono i punti di riferimento imprescindibili del diritto commerciale.
Ne ha quindi concluso che la dottrina sociale della Chiesa riesce nel compito di essere equidistante dagli estremismi delle ideologie e ricorda che gli aspetti culturali vengono prima e sono fondativi dei principi da cui poi nascono le declinazioni giuridiche.
Modiano invece ha ricordato che Benedetto XVI aveva detto che ci sono più modelli di imprese e che queste devono essere lasciate libere di farsi concorrenza tra loro perché questa dinamica genera un bene maggiore. Ha poi continuato dicendo che nella nuova enciclica Laudato si’ Papa Francesco fa fare un passo aggiuntivo perché afferma che la chiave per capire quale modello di impresa sia la migliore è quella della giustizia.
Di conseguenza il Papa, sostiene Modiano, avverte che il modello di crescita attuale non è sano e non porta lontano e che non si può pensare che il mercato si autoregoli.
Il dialogo è poi proseguito cercando di cogliere gli aspetti pratici del rapporto tra etica ed affari e su questo punto Toffoletto ha detto che il punto più importante è lasciare la libertà di impresa e far si che nel concreto questa sia garantita favorendo ad esempio un sistema migliore di antitrust che tolga le barriere che non fanno entrare nel mercato. Questo spunto, ha ricordato Toffoletto, è molto chiaro nell’enciclica perché è stata scritta da un Papa che ha vissuto anni in un contesto economico in cui al principio della libertà di impresa non è mai conseguita un’azione tale da favorire i piccoli imprenditori argentini.
Modiano per rispondere a quest’ultimo tema ha citato invece un caso personale legato alla Sea, di cui è presidente, raccontando come di fronte a un problema organizzativo aveva scelto di risolverlo facendo una scelta più cara dal punto di vista economico ma tenendo conto e valorizzando la dignità delle persone che lavorano perché crede che i giusti principi siano un valore negli affari e che procurino un valore aggiunto alla società.
Vittadini nella sintesi dell’incontro non ha voluto chiudere il dibattito ma rilanciarlo ulteriormente. Innanzitutto descrivendo il “ribaltamento” che era avvenuto durante quell’incontro in cui si era mostrato come i temi dell’enciclica di Papa Francesco, gli affari e l’etica erano realtà che si intrecciano e non binari paralleli. Inoltre ha mostrato come la finanza e il diritto non sono scienze monolitiche ma in continua evoluzione e che quindi bisogna domandare e usare la capacità critica capendo che se ciascuno tiene conto del suo umano e delle sue esigenze sarà più curioso e più incisivo nelle domande e nell’offrire spunti nuovi. Infine ha mostrato, riferendosi innanzitutto agli illustri relatori, come un soggetto vivo anche nel campo del diritto e della finanza crea un bene per sé e per l’intera società.