A volte i genitori non sono come li vorremmo. Ben scelta la quarta di copertina di Questa sono io, in libreria per Il Castoro e opera a quattro mani delle scrittrici Lodovica Cima e Annalisa Strada. La stima che da tempo mi lega alle autrici e la copertina del libro di un arancione così vivace ed energico (come loro, d’altronde) mi hanno subito invogliato a immergermi nella lettura di questo libro destinato ai ragazzi dai dodici anni in su.
Viola, tredici anni, vive con la nonna. Mamma e papà sono lontani. Troppo lontani. E non solo fisicamente, anche col pensiero. Padre attore e madre costumista teatrale si limitano a qualche telefonata priva di vero contenuto e a sporadiche visite, col tempo sempre meno gradite proprio perché sentite come artificiali. Fortuna che c’è Arianna, amica cara che i genitori invece li ha, e con loro trascorre una vita che sembra perfetta. Il contesto è quello della provincia, così apparentemente lontano dalla grande metropoli, con i suoi personaggi famigliari e positivi e la facilità di rapporti e conoscenze, eppure dalle situazioni così comuni per le ragazze di ogni dove: l’impegno della scuola, il diventar donne, i primi innamoramenti (il bel Michele!) e qualche compagna odiosa. Di Viola intuiamo presto un segreto, di cui lei stessa è all’oscuro: non porta il nome del padre, i conti non tornano. L’assenza di Vincenzo (il papà ha sempre voluto farsi chiamare col nome proprio) suona sospetta. Ma anche Arianna ha il suo segreto, che invece conosce benissimo e che non ha mai rivelato a nessuno.
Sarebbe un peccato, per amor di recensione, fare spoiling del libro, rovinare la scoperta di questi segreti, ma si sappia che è intorno a loro che ruota la storia di questo libro.
I segreti riguardano i genitori, che in entrambi i casi non sono quello che sembrano.
La storia ci mette di fronte a due ragazze e al loro rapporto con gli adulti. E ci pone l’occasione per chiederci: chi è un padre? Anzi, meglio, chi è padre?
Sta qui il nocciolo per tutti, non solo per le protagoniste: chi sa essere padre per un minore? Ma anche per noi, grandi. Uso consapevolmente il termine padre perché si tratta innanzitutto di un concetto, applicabile anche alla madre, applicabile potenzialmente a chiunque.
Affermo che padre è un concetto perché esso è attribuibile a colui (o colei) che mi introduce al reale, a chi me lo propone come benefico, come interessante, come fonte di benessere. Padre è chi si accorge che penso, che ho desideri e aspettative, chi mi stima per questo e mi offre il reale come ereditabile, ossia come mio in un possesso nient’affatto esclusivo, condiviso piuttosto.
A volte, quando va bene, lo sa essere il padre biologico, altre volte no. Per Viola padre è invece la nonna, non solo perché l’ha cresciuta e le è stata accanto, ma perché la ascolta e la guida. Padre è anche, a suo modo, Rollo, il gelataio del paese, che sa intervenire al momento giusto, che protegge senza sostituirsi.
Questo libro ci invita a considerare possibile non fissarsi a una storia famigliare nata e andata male, a confidare che si può riprendere e ripartire, senza negare il dispiacere. I ragazzi, finché stanno bene, hanno questa risorsa: sanno rivolgersi ad altri sportelli.
Lo farà Viola decidendo di avere un futuro e non un destino. Il destino, segnato dal passato, la inchioderebbe alla malinconia e alla recriminazione; il futuro, che il passato lo giudica, apre invece al nuovo e alle sue innumerevoli possibilità. Auguriamo solo a Viola di non rinnegare questo passato, né di volerlo dimenticare. Ha solo tredici anni, e tanto tempo davanti. Speriamo usi questo tempo per recuperare ciò che le è accaduto e giudicarlo pienamente, fino ad arrivare a un apparentemente impossibile perdono. La soluzione cui arriva in fondo al libro – il padre è solo un uomo – pur nella sua verità descrittiva, è ancora incompiuta, non tiene del tutto conto di quanto sia importante quel primo uomo. Le resta ancora del lavoro da svolgere.
Le converrà farlo per non fissarsi nel rancore, ha troppo di meglio da fare.
No Viola, non fissarti e guarda avanti. Qualcosa, però, mi dice che lo farai.