“Ho una scuola che tutti i dirigenti scolastici mi invidiano, ma non è solo bella, è anche sicura, che è la cosa più importante!”, queste le espressioni di gioia della dirigente scolastica Patrizia Palanca quando racconta della scuola inaugurata domenica 27 novembre in una giornata, a sorpresa, assolata.
Occorre fare qualche passo indietro per comprendere meglio: dopo i terremoti in centro Italia del 24 agosto e del 30 ottobre, centinaia di ragazzi si sono trovati senza una scuola. I bambini di Arquata del Tronto, paesino a una manciata di chilometri da Amatrice, hanno visto crollare la piccola scuola da loro tanto amata, ma anche l’istituto del paese di Acquasanta Terme, seppur in piedi, non è più sicuro e ha bisogno di lunghi mesi di lavoro per essere messo in sicurezza.
Di fronte a queste disgrazie si è messo in moto un altro terremoto, quello dell’umanità di un popolo che non ha paura di lavorare “per i nostri ragazzi”, come dice la mamma di uno dei bambini rimasti senza scuola. E’ stato così che lo Stato, rappresentato dalla ministra dell’Istruzione Giannini, il pubblico e il privato si sono messi in moto per costruire “una soluzione solida e permanente per i bambini”, racconta Sante Stangoni, sindaco di Acquasanta Terme.
Tante realtà hanno messo in campo le loro risorse per costruire in tempo di record la scuola materna e primaria intitolata al C. Magg. B. Tucci a Centrale, frazione di Acquasanta. Il presidente di Ubi Banca, Letizia Moratti, ha favorito lo stanziamento di una grossa donazione per finanziare parte dei lavori, mentre l’Associazione Nazionale Misericordiae ha incamerato le donazioni provenienti da privati per poi gestirle al meglio scegliendo i fornitori per la costruzione della scuola e seguendo operativamente tutti i lavori. Parlando con il tesoriere della Misericordiae, Maria Pia Bertolucci, si viene a sapere che è la prima volta che questa storica associazione si propone come garante “per velocizzare l’utilizzo delle risorse provenienti dai privati, che se fossero state devolute allo Stato, non sarebbero state impiegate prima di un anno, mentre a noi è stato chiesto di agire in fretta e fare qualcosa di concreto”. Un’intesa quindi tra un soggetto pubblico e il mondo dei privati che si speri possa “fare scuola”.
Tra le persone più amate e a cui si deve maggiore stima per la velocità con cui è stata costruita questa scuola ci sono i soldati dell’esercito italiano guidati dal generale Santamaria. I soldati hanno lavorato ogni giorno per 12 ore, a volte anche fino alle 21 per costruire le fondamenta della scuola, sistemare il terreno circostante e tutto questo sempre con uno spirito di sacrificio che li ha fatti chiamare “eroi” da parte della popolazione commossa. Loro rispondono a questa denominazione dicendo semplicemente “abbiamo fatto quello che ci sembrava giusto, niente di più. La nostra ricompensa è il sorriso di oggi di questi bambini”.
La nuova scuola è stata dotata anche di moderni strumenti tecnologici per fare lezioni, come lavagne elettroniche e videoproiettori. Molti di questi sono stati donati da alcune delle scuole più note di Milano, come l’Istituto Sacro Cuore, il Gonzaga e il Leone XIII. E’ lo stesso rettore del Sacro Cuore, don Franco Berti, che spiega la ragione di questa donazione dicendo: “desideriamo mostrare la nostra vicinanza a queste persone con gesti concreti, ma che non siano atti di generosità fini a se stessa, ma che siano i primi passi di un rapporto di dialogo e confronto comune”. La dirigente Palanca infatti completa dicendo che “prima di Natale una quarantina di ragazzi andrà a Milano per compiere gesti di convivenza e di studio in comune, ma anche un presepio vivente per le vie di Milano”.
Infine nel quadro che si è andato a formare davanti a questa splendida scuola ci sono proprio i protagonisti: i bambini. Appena hanno avuto il permesso sono corsi nelle varie classi per provare le famose lavagne elettroniche, mentre i bambini della materna si sono messi a giocare con i giochi forniti dalla onlus Hope che ha curato molti degli allestimenti interni.
“Questo sarebbe stato il mio ultimo anno di insegnamento — ha detto Alberto Azzara, maestro della stessa scuola che insegna disegno — e per il primo anno avrei insegnato al mio paese: Arquata. Dopo che è crollata la scuola mi sono sentito perso, ma grazie ai gesti di umanità che ho visto in questi, l’abbraccio che mi ha dato Papa Francesco quando è venuto a trovarci ho ritrovato la speranza e sono sicuro che questo sarà il più bell’anno di insegnamento della mia vita”.