Come annunciato dal New York Stem Cell Foundation Laboratory e pubblicato dalla rivista Nature all’inizio di ottobre, il laboratorio newyorkese ha derivato cellule staminali embrionali umane trasferendo DNA di cellule adulte all’interno di alcune cellule uovo umane (ovociti). Il risultato sono state cellule con tre set di cromosomi (triploidi): due corredi derivano da quella adulta, l’altro da quella uovo. Si tratta di un ennesimo tentativo della cosiddetta “clonazione” che avrebbe come scopo ultimo la produzione di cellule a scopo terapeutico.
La presentazione di questo tipo di risultati è sempre (spesso ipocritamente) accompagnato da grandi proclami sul valore che tali ricerche avrebbero per curare (sempre in un futuro molto remoto) le drammatiche patologie degenerative del sistema nervoso. Questo modo di comunicare funziona perché riguarda aspetti umani drammatici e anche molti giornalisti ci mettono enfasi sia per superficialità, ma spesso anche in buona fede, come una specie di transfer psicologico che li tranquillizza.
È fuori discussione che quanto riportato non abbia alcuna rilevanza clinica non solo immediata ma anche per un futuro prossimo. Innanzitutto, perché non vi è alcuna compatibilità tra le cellule ottenute e quelle del paziente potenziale. Poi per tutti i rischi connessi con terapie cellulari che utilizzano cellule di difficile controllo, come anche il caso delle IPSc (Induced Pluripotent Stem Cells, cellule staminali pluripotenti indotte). Inoltre queste cellule prodotte, assolutamente anomale, aiutano poco o nulla nella comprensione di quali meccanismi sono alla base dell’inizio dello sviluppo umano. Questa sperimentazione dimostra al più quello che sappiamo già: che la cellula uovo ha una straordinaria potenzialità di riprogrammazione. Ma non spiega nessun meccanismo nuovo e utile (almeno per ora).
Gravissime sono invece le implicazioni etiche sia perché si tratta di una tecnica di “clonazione” umana, anche se un po’ anomala che produce cellule simil-embrionali o addirittura embrionali umane, sia perché tutto questo necessita la donazione di ovociti da parte di donne che devono essere trattate farmacologicamente. In alcuni Stati degli Usa sembra che alle donatrici venga offerto un rimborso di 8.000 dollari.
Nel caso specifico sono stati usati 270 ovociti da 16 donne per ottenere 13 embrioni e 2 linee di staminali. Con un rendimento quindi puramente aritmetico dello 0,74%. Tecnica quindi non solo moralmente non accettabile, ma perfino assai rozza e primitiva.
Al di là di ogni facile e bigotto moralismo, sono in molti chiedersi se in un momento (che dicono essere di grave crisi economica peggiore di quella del 1929) non sarebbe più utile investire denaro per curare chi ha meno risorse e in ricerche su terapie cellulari che in tempi più realistici (come già avviene per molte terapie cellulari) darebbero maggiore successo. Uno di questi campi è, per esempio, quello delle staminali adulte e, in particolare, delle cosiddette staminali mesenchimali.