In Italia, l’attenzione relativa alle analisi della differenziazioni territoriali, sia per quanto riguarda le prove Pisa sia per quanto riguarda le prove Invalsi, si è concentrata sui risultati del Sud. Non si è finora gettato l’occhio sui risultati del Centro Italia, che si sono sempre collocati in Pisa intorno alla media Ocse, dunque a metà fra Nord e Sud.
Questa “disattenzione” si deve anche al fatto che nelle tornate del 2003 e del 2006 di Ocse-Pisa, quando le regioni partecipavano con soldi propri, nessuna regione del Centro si è mai fatta avanti, ad eccezione della Toscana nel 2003. Solo che, dopo i risultati non esaltanti, al di sotto, anche se non di molto, della media Ocse, questa regione si ritirò e fu l’unica a farlo. Tutte le altre – Marche, Abruzzo, Molise, Umbria ed anche Lazio con la capitale – sono state scovate solo con l’edizione 2009 delle prove Ocse-Pisa, quando sono state reclutate d’ufficio, essendo stato fatto il campionamento su base regionale, non di macroarea, sia per ragioni di risparmio sia per avere dati omogenei ed attendibili.
Ma perché dunque interessarsi al Centro che, come dice il nome, sta “acquattato” tra le altre due parti di Italia, che invece sono sempre sotto tiro e sotto osservazione?
Rispondendo in soldoni: se c’è un accordo fra i ricercatori che si occupano di questi argomenti, esso concerne il fatto che lo status economico-sociale delle famiglie e dei territori ha una grande influenza sui risultati. Non unica, perché, come ha sottolineato il Rapporto internazionale Pisa 2009, ci sono Paesi meno ricchi che sopravanzano, per sapienza dei quindicenni, i più affluenti. Però, all’interno dei Paesi e fra le scuole, purtroppo, se c’è un predittore del livello degli apprendimenti, questo è non tanto il reddito – che in queste indagini non si può rilevare – quanto il titolo di studio dei genitori, il prestigio del loro lavoro, i consumi culturali nel contesto abitativo della famiglia, quello che viene chiamato in sigla Escs e che viene definito attraverso i “Questionari di accompagnamento” delle indagini, compilati da studenti e genitori.
La particolarità del nostro Centro è che, in presenza di un Escs pari o superiore a quello del Nord, i suoi studenti raggiungono apprendimenti di livello inferiore. Un dato apparentemente meno scandaloso di quello del Sud, ma forse anche più significativo. Questo significa che la scuola non mette a frutto e non valorizza quel potenziale di conoscenza e di apprendimento che le condizioni a contorno le offrirebbero.
Prendiamo i dati presentati dal Rapporto Nazionale Pisa 2009 (pag. 92-93). Nella graduatoria delle macroaree il Centro supera per Escs, nell’ordine: Nord-Ovest , Nord-Est, Sud-Isole e Sud. Al contrario, nella graduatoria degli apprendimenti, lo stesso Centro è ampiamente superato dal Nord-Ovest (grazia all’apicale Lombardia), dal Nord-Est ed è seguito da Sud e Sud-Isole.
Andando a frugare fra i dati, si può incontrare la graduatoria dell’Escs (vedi sopra). Qui il Lazio è al primo posto. Seguono nell’ordine Umbria, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Abruzzo. Le Marche seguono al 10° posto, dopo Lombardia (la prima negli apprendimenti), Friuli e Veneto.
Ma, se passiamo alla graduatoria dei risultati, le Marche sono le prime, al 7° posto, fra le regioni del Centro, superando anche il nordico Piemonte e le altre regioni del Centro le troviamo dal 9° posto (Toscana) in giù. Lo stesso rapporto Pisa Nazionale 2009 le mette in evidenza la differenza fra Puglia e Lazio, regione nella quale ovviamente hanno un peso significativo, se non preponderante, le scuole romane. In particolare il Lazio, che abbiamo trovato in testa alla graduatoria Escs, si colloca al 13° posto per gli apprendimenti, dietro la Puglia al 12°, che pure si colloca all’ultimo posto di Escs.
Se passiamo ai risultati delle prove Invalsi troviamo una conferma di questa ipotesi nel working paper “Un indicatore di status socio-economico-culturale degli allievi della quinta primaria in Italia Invalsi”, sviluppato sulla base dei risultati delle prove 2010.
L’indicatore di status economico-sociale è qui dedotto dai “Questionari di Accompagnamento” che gli allievi di 5° classe ed i genitori compilano in concomitanza con le prove e che comprende domande con le stesse caratteristiche di quelle di Pisa. Anche qui nelle classifica Escs il Centro è primo (0,28) con in testa il Lazio a 0,13, seguito da Nord-Ovest (0,13), Nord-Est (0,03), Sud-Isole (-0.17) e Sud (-0). Ma anche qui non troviamo riscontro nel punteggio medio in Italiano e Matematica rispettivamente 503 e 501 (Centro), 502 e 513 (Nord-Est), 505 e 507 (Nord-Ovest), 503 e 504 (Sud) e 482 e 472 (Sud-Isole). Se poi, attraverso apposite diavolerie statistiche ampiamente illustrate nel paper citato, si eliminassero gli effetti dell’Escs, i dati del Centro scenderebbero a 496 e 497, superati decisamente non solo dal Nord-Ovest (502 e 504) e dal Nord-Est (502 e 512), ma anche dal Sud (509 e 506).
Questi risultati, fin qui in assonanza, sono tanto più sorprendenti, in quanto la scuola, in particolare di alcune di queste regioni, ritiene di essere a priori al di sopra di ogni sospetto e di ogni giudizio, in forza della lunga storia, delle antiche civiltà alle sue spalle, della grazia del paesaggio e del preclaro patrimonio artistico; tutte eredità che si sostanziano anche in un uso più colto ed aggraziato della lingua italiana da parte di tutti i ceti sociali. Ma, come dice l’Ocse, forse questo oggi non basta. Bisogna anche lavorare e studiare.
Dunque, se sarà confermata l’impressione derivata dalla stampa che l’opposizione alle prove Invalsi – peraltro molto limitata – sia stata molto concentrata nella capitale ed in alcune parti del Centro, potremo forse meglio comprendere le “buone” ragioni dei professori delle scuole superiori romane e toscane che si sono così accanitamente mobilitati.