Gentile redazione,
vorrei proporre qualche rilievo a margine dell’articolo di Francesco Giubileo sul tema dell’alternanza scuola-lavoro. Poche e parziali osservazioni, basate anche sul corposo documento rintracciabile al link ivi segnalato, davvero istruttivo e meritevole di attenta lettura (Francesco Giubileo, “Alternanza scuola/lavoro: dall’innovazione della 107 alla sperimentazione del sistema duale”, Fondazione EYU). Dunque, dalla lettura dell’articolo, che chiama in causa direttamente gli insegnanti dei licei — e quindi anche me — scontenti dell’alternanza, e del documento collegato, emergono proprio i punti che rendono discutibile quanto previsto dalla legge 107.
Il sistema duale tedesco: esso viene richiamato più volte nell’articolo, come modello virtuoso; ciò rende tanto più interessante la lettura della sua descrizione dettagliata nel documento cui si rimanda; nel quale, tuttavia, si scopre che dal sistema in Germania sono esclusi i licei; inoltre, che non si può asserire su base scientifica che esso concorra ad accrescere l’occupazione giovanile: “La relazione tra modello duale e successo in termini di performance occupazionali della Germania non è mai stato dimostrato empiricamente, spesso questo ‘effetto’ è più una ‘”cronaca’ giornalistica o un ‘estemporaneo’ elenco (seppur numeroso) di buone pratiche”.
Lo studente: questi dovrebbe cercarsi le occasioni per una buona alternanza, insomma deve cercarsela da sé, si dice nell’articolo. E questo proprio non mi risulta, non è questo che ci viene detto nelle scuole, bensì che è la scuola a dover offrire a tutti l’opportunità di svolgere le famose duecento ore. Nel documento si dà conto di qualche esperienza di questo tipo, senz’altro valida. Parrebbe però che proprio la 107 escluda questo modello. Diciamo pure che sul punto la confusione regna, anche a fronte della oggettiva difficoltà a reperire occasioni per tutti.
Le eccellenze italiane: le esperienze descritte da Giubileo sono certamente molto positive; nessuna peraltro è indirizzata ai licei. Talvolta, anzi, gli interessati manifestano preoccupazione per le conseguenze della brusca estensione imposta dalla legge 107. In ogni caso, si tratta di un campo aperto a più modelli, con varietà di proposte e sperimentazioni anche molto lontane dallo schema della 107, oltre che pensate per un numero circoscritto di persone.
In sintesi, non è l’alternanza il problema, il problema è la 107, ovvero la trasformazione di esperienze interessanti in imposizione ideologica; che delle imposizioni ideologiche ha alcune vistose caratteristiche: l’elefantiasi burocratica; le smodate ambizioni; l’indifferenza per la realtà.
Non gettiamo il bambino con l’acqua sporca, si è spesso detto in questi giorni, a commento delle manifestazioni studentesche. Niente paura, non ci sono più bambini da buttare, ha già fatto tutto la legge, seppellendo le sperimentazioni in atto sotto estensione a valanga e burocrazia (rimando al citato documento di Giubileo per farsene un’idea) e dissestando per lo più a vuoto quel che resta della formazione liceale (che non tutti, in Europa, sembrano avere la stessa fretta di distruggere, a quanto pare).