Potrebbe essere stato un aneurisma cerebrale la causa del malore di Nadia Toffa. Ma cos’è e come si manifesta? Per aneurisma si intende una dilatazione della parete di un vaso sanguigno: è una sorta di rigonfiamento che ha la forma di un palloncino. Solitamente non dà alcun segno della propria presenza, né genera disturbi. I problemi subentrano quando si rompe. La parete dell’aneurisma è molto debole, per cui può dilatarsi fino a rompersi provocando un’emorragia. La presenza di un aneurisma al cervello è dunque pericolosa. Sebbene i casi di rottura siano molto rari, le conseguenze possono essere devastanti dal punto di vista neurologico e talvolta sfociano nella morte del paziente. Quando l’aneurisma si rompe, il sangue si riversa infatti all’interno delle meningi che avvolgono il cervello, producendo la cosiddetta emorragia subaracnoidea. La rottura dell’aneurisma può manifestarsi sotto forma di cefalea e perdita di conoscenza. La tempestività d’intervento in questi casi è importante.
ANEURISMA, SINTOMI E MODALITÀ DI INTERVENTO
Uno studio del 2007 pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry sostien che l’emorragia provocata dalla rottura di un aneurisma rappresenta a livello mondiale il 5% di tutti gli ictus e colpisce 9 abitanti su 100 mila ogni anno. Di solito si può verificare tra i 40 e i 60 anni, inoltre è più frequente nelle donne. Quali sono i sintomi tipici della rottura dell’aneurisma? Mal di testa intenso e improvviso, avvertito come una “pugnalata alla nuca”, nausea, vomito, rigidità ducale, possibile perdita di conoscenza. Come va gestita la crisi? Per limitare i danni bisogna diagnosticare tempestivamente la malattia, trasportare il paziente nell strutture adeguate, cominciare eventualmente un trattamento con farmaci antifibrinolitici e calcioantagonisti, sulla base di una valutazione clinica del medico di primo soccorso. Se applicati con tempestività, i trattamenti farmacologici e chirurgici possono salvare la vita del paziente. Il tasso di mortalità legato alla rottura dell’aneurisma è però preoccupante: nel 40-50% dei casi si conclude con la morte del paziente.