Si sono sbagliati. I promotori della pubblicità su due autobus di Barcellona, uno della linea 14 e l’altro della 41, hanno investito 2.500 euro in uno spot in cui si dice “Probabilmente Dio non esiste. Smettila di preoccuparti e goditi la vita”, hanno commesso un grave errore e hanno gettato al vento due secoli di saggezza e tradizione atea.
Non hanno letto Dewey, il grande pedagogo americano, che negli anni ’50 superò l’inefficace anticlericalismo del XIX secolo con un’insuperabile efficacia. Silenzio, questa è stata la sua soluzione.
Hanno speso denaro nel modo peggiore per un ateo militante, scrivendo insieme due parole non pericolose se separate, ma che possono essere molto destabilizzanti se associate. Infatti, hanno messo vicino, quasi nella stessa riga, la parola “Dio” e la parola “goditi”. Hanno unito il termine che la tradizione occidentale ha utilizzato per descrivere il Mistero, l’Infinito, l’Ignoto, con un’espressione che denota piacere, pienezza, soddisfazione.
Spesi quei soldi, sarebbe stato più conveniente utilizzare alcuni vocaboli che destassero meno la nostalgia e il desiderio, qualcosa di meno concreto. Sarebbe stato preferibile che rimanessero nell’astrazione della morale, che si rifacessero ad alcuni valori come la tolleranza o l’empatia. In questo modo, Dio sarebbe rimasto dove lo hanno messo da decenni: lontano, molto lontano da qualsiasi preoccupazione quotidiana. C.S. Lewis lo diceva molo bene nelle Lettere di Berlicche. In questo libro, il diavolo più esperto spiega a quello novizio che “l’obiettivo” è fare in modo che gli umani non pensino a queste cose.
Dopo c’è la terza parola, la parola “esiste”. Sia pure con il costo di molte pagine, anche a Hegel risultò chiara una cosa: non si può negare con nettezza, con chiarezza, la realtà di Dio. Esiste ma non realmente, come un mito, come un momento dello spirito, come una sublimazione, come una proiezione. Dicendo che “non esiste” hanno rovinato il grande edificio dell’idealismo.
Sono tornati a legare Dio con la realtà. Un autentico disastro. “Goditi la vita”. Ti metti a goderla e ti capita ciò che è successo a Leopardi, cioè che non resti «soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così dalla terra intera» e trovi che “tutto è poco e piccino alla capacità dell’animo proprio”, e accusi sempre “le cose d’insufficienza e di nullità”. Da qui ad accorgerti che il tuo desiderio di infinito è inestirpabile ci vuol poco. E alla fine diventi veramente religioso.
Per negare Dio non si deve parlare della realtà, né del godere di qualcosa, perché poi arrivano le domande.