Nel 2015 poco meno del 9% delle imprese italiane dell’industria e dei servizi hanno accolto studenti in alternanza scuola-lavoro. La percentuale è destinata a salire nel 2016, secondo i dati Excelsior-Unioncamere presentati nei giorni scorsi a Verona al salone Job Orienta.
Le imprese più aperte si trovano al Nord. La Lombardia, sia in ambito di alternanza scuola-lavoro che in apprendistato, si conferma al top in Italia e in Europa. Al modello lombardo è dedicato un saggio dal titolo Studiare in azienda, lavorare a scuola, scritto da Stefano Cianciotta, docente di comunicazione di crisi aziendale nell’Università di Teramo.
Edito da Guerini Next, e pubblicato con il contributo della Fondazione Gi Group Academy, il saggio analizza e interpreta il modello lombardo alla luce sia dei cambiamenti normativi in atto in Italia (alcuni peraltro sostenuti sulla scorta delle esperienze positive sul tema dell’alternanza scuola-lavoro poste in essere proprio in questi anni dalla Regione Lombardia), che sulla base di quanto sta avvenendo in Europa, dove quattro regioni — compresa la Lombardia — stanno dimostrando che produrre innovazione e sviluppo coinvolgendo il sistema delle imprese e le nuove generazioni, non solo è possibile ma resta la principale opzione per costruire una visione armonica del futuro.
Il saggio si divide in quattro capitoli, ognuno dei quali si conclude con una rubrica, Focus on, nella quale viene intervistata l’assessore regionale al Lavoro e alla Formazione della Regione Lombardia, Valentina Aprea, che evidenzia alcuni aspetti valutati e analizzati nel testo.
Vincere la sfida economica e sociale del futuro innovando, si legge in un passaggio dell’introduzione, significa cambiare i sistemi di produzione ma anche modificare radicalmente le procedure amministrative e di legge per disegnare nuovi confini e nuovi orizzonti, entro i quali sperimentare nuovi processi organizzativi e sistemi di produzione. In che modo si sta disegnando la strategia poste in essere da Regione Lombardia, lo chiediamo proprio all’autore e all’assessore Aprea.
“Il mondo privato — osserva Cianciotta — ha certamente l’onere di immaginare la traiettoria di sviluppo dei nuovi settori di attività, per guadagnare un vantaggio economico notevole, e quindi assicurarsi un benessere maggiore. Il pubblico ha il dovere di favorire questa transizione, immaginando i percorsi di sviluppo a sostegno delle esigenze del privato e quindi della collettività. La Lombardia, dalle istituzioni al sistema della formazione, al mondo accademico e alle imprese, ha risposto in modo organico riposizionando la propria offerta e la propria immagine. Milano, insieme con Torino, è l’unica città italiana a dimensione europea”.
“Per la valorizzazione del capitale umano richiesto dall’Industria 4.0 — risponde l’assessore Aprea — ci siamo dati in Lombardia un obiettivo di legislatura: studiare in azienda, trovare lavoro a scuola”. Assomiglia o a uno slogan, o a un paradosso. “Non è né uno slogan, né un paradosso — continua l’assessore —. Strategica, rispetto a quest’obiettivo, si è rivelata la scelta di unificare le deleghe all’istruzione, formazione e lavoro all’interno dello stesso assessorato secondo i seguenti principi: libertà di scelta, economia reale, sussidiarietà, governance partecipativa”.
Un ulteriore merito del modello lombardo studiato da Cianciotta è quello di avere messo al centro di ogni politica la persona, le sue attitudini, le inclinazioni e la promozione dei talenti. “In effetti, tra tutte le misure attivate nel settore dell’istruzione — evidenzia Aprea — forse Dote Merito, studiata per i ragazzi e le ragazze più meritevoli, è quella che sintetizza meglio la nostra visione politica. Selezioniamo, per gli studenti lombardi eccellenti, proposte di apprendimenti esperienziali in campo commerciale, comunitario, culturale, gastronomico, linguistico, scientifico, sportivo, tecnologico e turistico. Un investimento sulle generazioni future, che, sono certa, va ben oltre il valore economico delle somme destinate per questi interventi”.
La creatività, comunque, non è più sufficiente per competere a livello globale. Le imprese investono sulla comunicazione e sull’informazione, ridisegnano e creano nuovi settori industriali e con essi nuovi lavori. Con quali strumenti intercettare i loro bisogni? Lo abbiamo chiesto a Cianciotta. “L’Italia — spiega il professore — per le sue eccellenze manifatturiere e il suo mix di specializzazioni, deve puntare sul modello di istruzione duale, fondato su un forte apprendistato in alternanza tra scuola e lavoro e su un’istruzione superiore a carattere professionalizzante. Entrambe queste due fondamentali dimensioni sono state colpevolmente trascurate”.
La Lombardia, come osserva Cianciotta, sta puntando decisamente sul rafforzamento del sistema duale. Con quale strategia lo chiediamo all’assessore Aprea. “Abbiamo scelto il sistema duale — conclude Aprea — per formare ai nuovi lavori e puntare alla piena occupazione dei giovani lombardi. In Lombardia, dall’anno formativo/accademico 2015-2016 è stato possibile imparare lavorando in tutti i percorsi scolastici, a partire dai 15 anni fino alle lauree, ai dottorati di ricerca e ai master. In particolare, il sistema duale ha avuto successo proprio nel segmento dei percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP). Abbiamo registrato con compiacimento che molte imprese si sono affidate ai nostri centri per la ricerca di personale e, nello stesso tempo, esse stesse hanno accettato di divenire ‘luogo formativo’ per il conseguimento delle qualifiche”.