Da ieri gli studenti italiani che affronteranno a giugno l’esame di Stato sanno cosa li aspetta il giorno della seconda prova. Latino al classico, matematica allo scientifico, lingua straniera al linguistico e all’istituto tecnico per il turismo, economia aziendale all’istituto tecnico commerciale; costruzioni all’istituto per geometri, psicologia all’istituto professionale per i servizi sociali, pedagogia al liceo pedagogico, disegno geometrico, prospettiva, architettura al liceo artistico, macchine a fluido all’istituto tecnico professionale per industrie meccaniche. Sono queste le scelte, in parte quasi ovvie, in parte un po’ meno, comunicate ieri dal ministeor dell’Istruzione. Ilsussidiario.net ne ha parlato con Carmela Palumbo, direttore generale per gli ordinamenti scolastici.
Dottoressa Palumbo, sono scelte in larga parte prevedibili, non è così?
La scelta è avvenuta nell’ambito di criteri consolidati: in alcuni casi, di alternanza rispetto ad altre materie fondanti, come nel caso del liceo classico, dove l’anno scorso era uscito greco, mentre quest’anno si è tornati al latino. Allo scientifico, invece, rimane matematica.
Dunque sia latino che greco sono importanti.
Sì: l’alternanza non è codificata, ma non si intende «rinunciare» a nessuna delle due lingue.
Come l’anno scorso la trasmissione dele prove alle scuole avverrà per via telematica.
Il bilancio dell’ultimo esame di Stato, dove la procedura, lo ricordo, è stata introdotta per la prima volta, è stato assolutamente positivo; pertanto ci sono le condizioni perché l’esperienza si possa replicare nel migliore dei modi.
Una strada dalla quale non si torna indietro.
No. Anzi, la maturità è stata un apripista, perché per il concorso a cattedre la procedura è più complessa, ma il sistema è lo stesso, con l’invio delle prove per via telematica. Abbiamo esteso anche ad altre prove concorsuali quanto sperimentato nell’esame di Stato.
Sarà dunque un esame che non riserverà novità nella struttura.
L’esame di quest’anno, insieme a quello del prossimo anno, accompagneranno l’uscita di scena dei vecchi indirizzi di studio, mentre per le classi terze attuali la prova subirà un adeguamento a quanto previsto dai nuovi indirizzi: il liceo musicale, per esempio, oppure l’indirizzo economico del liceo delle scienze umane. In tali casi occorrerà definire alcuni aspetti della prova, mentre la struttura dell’esame non verrà modificata. Non c’è bisogno di dire che la struttura dell’esame come tale è un tema politico, non di competenza amministrativa.
Nonostante il criterio della rotazione, matematica e lingua straniera restano ben salde.
Per la loro importanza. Sono state ritenute materie caratterizzanti l’indirizzo di studio. La lingua straniera per il liceo linguistico è evidentemente una scelta obbligata; lo è di meno nel caso dell’istituto tecnico per il turismo, al quale si sarebbero potute assegnare anche altre materie. Si è optato invece per la lingua.
Cosa può dirci della gestione informatizzata di docenti esterni e commissari?
Fino a due anni fa la domanda veniva presentata in cartaceo a scuola, che la inoltrava al ministero. Dall’anno scorso questa procedura è affidata agli stessi docenti. Sarà il software impostato con i criteri che regolano la disposizione delle commissioni a generare con sistemi casuali la formazione delle stesse.
Quando si sapranno i nominativi? All’ultimo, come sempre?
Ad aprile partirà la gestione delle domande, verso fine maggio si conosceranno le commissioni.
È noto il problema dei voti finali al sud, con non hanno riscontro nelle prove Invalsi le quali collocano invece il sud in fondo alla classifica.
Non si può comparare l’esito una prova Invalsi che si fa al II anno della secondaria superiore, con il voto di un esame che si fa tre anni dopo: la disomogeneità − per metodo, età, tipologia di prova − è totale. Se invece si vuol evidenziare lo scostamento tra la media delle prove Invalsi di una certa area e i voti finali della stessa, il problema è noto. Del resto anche le rilevazioni Ocse-Pisa collocano le regioni del nord su livelli più alti di performance. Occorre però anche dire che, grazie al decreto ministeriale entrto in vigore l’anno scorso con l’obiettivo di contrastare l’inflazione dei voti massimi, i risultati già si vedono.
Vuole ricordarne il principio?
Nella formazione del voto finale d’esame si valorizza il credito scolastico conseguito dagli studenti negli ultimi tre anni. Fatto 100 il massimo di punti conseguibile, 25 punti sono attribuiti al credito scolastico del triennio: 8, più 8, più 9. Per arrivare al credito massimo gli studenti devono avere la media superiore al 9 in tutte le materie e nessun voto inferiore sotto del 7. In questo modo è chiaro che se uno studente consegue il massimo del punteggio negli scritti e nel colloquio, ma ha un credito inferiore, non raggingerà mai il punteggio massimo di 100.
Risultato?
Si è già avuta una netta diminuzione dei punteggi massimi e una minore sperequazione tra zone geografiche.