Un piano per espandere il numero di scuole cattoliche nell’anno della fede. E’ stato lanciato dall’Arcidiocesi di Cincinnati, nello Stato dell’Ohio, e si intitola “Illuminare la strada: una prospettiva per le scuole cattoliche”. Il progetto si basa su decine di iniziative il cui scopo è fornire nuovo sostegno nelle aree dell’identità cattolica, dell’eccellenza nell’insegnamento, della leadership, del finanziamento e della governance. Ilsussidiario.net ha intervistato Jim Rigg, direttore dei servizi educativi dell’Arcidiocesi di Cincinnati.
Quali sono le principali sfide che si trovano di fronte le scuole cattoliche americane?
Negli Usa, proprio come in Italia, una famiglia deve pagare per mandare i figli in una scuola privata, e quindi in una fase difficile per l’economia diventa più complicato optare per gli istituti cattolici. Nonostante ciò, nella Diocesi di Cincinnati ci siamo impegnati a fornire un’educazione a chiunque desidera frequentare le nostre scuole, a prescindere da quale sia la loro condizione finanziaria. Così, nell’ultimo anno abbiamo lavorato per cercare di aiutare le nostre famiglie a sostenere i costi di un’educazione cattolica. Abbiamo quindi aperto un fondo per assistere i genitori dei nostri studenti, grazie alle somme elargite da donatori e imprese di Cincinnati che sono interessate alle scuole cattoliche. In questo modo siamo riusciti a garantire l’accesso alle lezioni anche agli studenti con difficoltà economiche.
In che senso, come ha scritto lei in un recente articolo, si può parlare di una “espansione” delle scuole cattoliche negli Usa?
Noi siamo fermamente convinti del fatto che le scuole cattoliche siano una parte fondamentale della missione della Chiesa. Crediamo quindi che questi istituti debbano crescere, espandersi ed essere in grado di attrarre un maggior numero di studenti. A Cincinnati questo modo di vedere le cose ci sta portando ad aprire nuove scuole dell’infanzia, primarie e secondarie e a fornirle dei migliori standard possibili per quando riguarda il livello dell’insegnamento e dell’equipaggiamento tecnologico. Stiamo guardando a nuovi modelli fondanti, basati sulle donazioni di quanti sentono un forte attaccamento alla fede e desiderano quindi contribuire alla realizzazione di scuole cattoliche. Il nostro obiettivo in questo modo è offrire un servizio a tutti gli studenti, a prescindere da quale sia la loro estrazione sociale, per fare conoscere loro il Vangelo che ci è stato insegnato da Gesù e permettere loro di avere successo in questo mondo.
Perché avete deciso di investire nelle scuole cattoliche in una fase in cui tutti cercano di risparmiare?
Ritengo che in una fase di difficoltà economiche sia ancora più decisivo investire nelle scuole cattoliche, anche se ciò può rappresentare una sfida più ardua. Noi crediamo fermamente nel fatto che dobbiamo investire nei giovani, perché sono il futuro della nostra Chiesa. Ciò è ancora più importante quando l’economia è in recessione e molte famiglie sono costrette a fare i salti mortali per arrivare a fine mese. Noi facciamo quindi in modo che le nostre scuole siano accessibili e disponibili.
Ritiene che la normativa americana sulle scuole private possa essere un modello per l’Italia?
La normativa americana sulle scuole private cambia da Stato a Stato e da città a città. L’Ohio per esempio, lo Stato in cui vivo, è molto favorevole alle scuole private e ci sono diversi fondi che le finanziano. Al contrario in Colorado e in Tennessee, come in buona parte degli Usa, il governo dello Stato non finanzia né sostiene le scuole cattoliche. Piccole somme sono inoltre erogate dal governo federale di Washington. Anche nell’Ohio comunque le scuole private non sono interamente finanziate con i fondi pubblici.
Che cosa ne pensa della politica di Obama per quanto riguarda le scuole private?
Il presidente Obama crede nell’importanza di garantire un’educazione di buon livello ai giovani. La sua priorità è sostenere la scuola pubblica, ma finanzia anche gli istituti legati alle varie Chiese, in particolare quelli che si occupano dell’educazione delle fasce più povere della popolazione.
(Pietro Vernizzi)