Tutti sanno che l’iniziativa genovese della pubblicità “Dio non esiste” sugli autobus è tutt’altro che originale. Lo scorso 21 Ottobre infatti l’associazione degli Atei del Regno Unito, The British Humanist Association, aveva lanciato una raccolta di fondi on line per auto-finanziare una campagna pubblicitaria su 30 bus londinesi con lo slogan: «There is probablyno God. Now stop worrying and enjoy your life (Probabimente Dio non esiste. Ora smetti di preoccuparti e goditi la vita)» (vedi l’editoriale de il sussidiario del 7 novembre 2008).
La British Humanist Association rappresenta gli interessi di una popolazione di «ethically concerned but not religious people» che sembra essere in crescita. La loro visione è quella di «un mondo senza privilegi religiosi o discriminazione dove la gente è libera di vivere bene sulla base della ragione, esperienza e valori umani condivisi».
Obiettivo del fundraising: 5.500 sterline. Target raggiunto in meno di mezza giornata; target ampiamente superato in meno di una settimana, quando la somma di denaro, generosamente donato da centinaia di sostenitori ha raggiunto le 120.600 sterline. Simile risultato di una iniziativa nata come una sorta di sfida ha fatto sì che ci fosse abbastanza denaro per permettersi ben più che una piccola campagna locale su 30 bus: si è voluto fare un vero e proprio battage su tv, stampa, affissioni, bus.
Una giovane pubblicitaria italiana si è trovata coinvolta suo malgrado nell’impresa. Nell’anonimato che desidera mantenere, commenta così l’iniziativa.
«Organizzare una campagna pubblicitaria per convincere la gente che Dio non esiste. Che singolare sfida, che problema di strategia comunicativa! Convincere la gente che qualcuno, che probabilmente non esiste, davvero non esiste! Ma se non esiste, perché preoccuparsene? Quale scopo ha questa campagna? Se siamo ad esempio certi che non esistano i fantasmi, chi spenderebbe 100.000 sterline per convincerne la gente, sopratutto in un clima socio-economico piuttosto critico e deprimente. Non si parla che di crisi e credit crunch, eppure si sono trovati tanti soldi per una iniziativa del genere».
All’agenzia pubblicitaria londinese The British Humanist Association ha solo chiesto di “amplificare” la campagna sui media e di pensare a una strategia comunicativa per rendere il loro messaggio ad effetto “virale”. Questo spiega la ripresa dell’iniziativa da parte dei vari gruppi locali spagnoli e italiani.
«Ma forse – continua la pubblicitaria – che questa provocazione voglia provare che Dio non è un fantasma, ma una presenza reale? Ho partecipato alla discussione sul blog del Guardian, facendo dei commenti su questa iniziativa: “Ma come si fa a odiare Dio, se non esiste?”. Ed ancora, avendo proposto un semplice ragionamento logico, per cui o Dio esiste o, se no, questa campagna è priva di senso, mi sono vista cancellare i messaggi dal blog. Il moderatore avrà ritenuto fossero domande pericolose? Avrà avuto paura che i fan di questa iniziativa potessero porsi un problema di ragionamento logico?
Quello che manca in tutta questa storia è puramente la “ragione”, la capacità di fare connessioni logiche. Ed è per questo che – e questo è solo un mio commento personale – forse questa iniziativa un lato positivo ce l’ha, perché pone, a modo suo, il problema di Dio, sollevando la domanda implicita con quel “probably”, in un tempo in cui la gente ha smesso di sottoporre criticamente la domanda “Dio o non Dio” alla propria intelligenza.
Personalmente preferirei donare tutti quei soldi a cause più serie e aiutare chi ne ha veramente bisogno. Ma dall’altro lato, se questi soldi devono essere spesi, mi auguro che per lo meno la gente, fermandosi a leggere la pubblicità, si lasci interrogare per una frazione di secondo, rispolverando la parola “Dio”, che è ormai stata cancellata dal dizionario inglese perché non socially accepted, come il Natale appena trascorso che è stato de-natalizzato e rinominato “Season Celebration”.
Il senso di dolore di fronte a questo odio per Dio, che per noi cattolici è un padre presente, non un fantasma assente, dovrebbe in questo caso accumunare tutti coloro che lo riconoscono come tale, crisitiani e musulmani… Ma per strane ragioni tutta la campagna è chiaramente rivolta contro quella specifica fascia odiata quanto nessun altra religione, i cattolici, tanto che in giro per questo blog e nel sito di discussione ho letto: “Hate Jesus”, e tanti alti vari commenti offensivi contro la Chiesa, Papa, eccetera.
Come prova della presenza di Gesù mi pare più che sufficiente… Altrimenti, perché odiarlo?».
Il lavoro dei pubblicitari inglesi è ancora in progress, ma l’eco creata dai media è stata superiore alla visibilità dell’iniziativa. Quanto agli autobus ateisti di Londra nessuno ricorda di averli visti in giro.
(Andrea Costanzi)