Continua la polemica a distanza tra i sindacati ed il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, in relazione al piano assunzioni contenuto all’interno della riforma della Buona Scusa. I sindacati parlano in buona sostanza di un presunto bluff da parte del Governo mentre la Giannini ha replicato lanciando una serie di sfilettate alle parti sociali rimarcando come sia piuttosto inconsueto che i sindacati si oppongano ad un piano di assunzioni. Inoltre, la Giannini si è data come possibile giustificazione quella secondo la quale l’opposizione dei sindacati sia dovuta dal fatto che in passato fossero loro a gestire le graduatorie. Tuttavia, al momento a rimetterci sono i docenti che non riescono ad orientarsi in maniera funzionale e nello specifico non sanno se presentare o meno domanda di assunzione.
La Regione Emilia-Romagna impugni davanti alla Corte Costituzionale la legge sulla Buona Scuola. È quanto chiede Giulia Gibertoni, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione, che ha presentato una risoluzione per impegnare la Giunta a sollevare la questione di legittimità costituzionale sulla legge pubblicata lo scorso 15 luglio sulla Gazzetta ufficiale. “Di buono questa legge, come abbiamo più volte sottolineato, non ha un bel niente – spiega Giulia Gibertoni – Si tratta di un provvedimento che sta già creando dei danni al nostro sistema scolastico, al corpo docente e ai tantissimi precari, che si stanno trasformando nei nuovi esodati. La Regione ha il dovere civile di tentare tutte le strade per cercare di bloccare questo scempio. Abbiamo fino al 13 settembre, dopo di che non ci sarà più tempo per i ricorsi da parte della Regioni e Renzi avrà definitivamente affossato il sistema scolastico che nella nostra realtà poteva ancora godere di prestigio e autorevolezza”. Secondo l’M5S ci sono diversi profili di incostituzionalità: la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici, l’alternanza scuola-lavoro e l’autonomia degli organi collegiali rispetto al dirigente scolastico. Tutti temi “che si inseriscono anche in una cornice di complessiva e grave riduzione delle competenze regionali in materia”.
Il piano straordinario di assunzioni 2015, introdotto dal decreto Buona Scuola, sta ricevendo numerose critiche, in particolare dai sindacati e dalle opposizioni. Il senatore Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord alla Commissione Istruzione Pubblica, ha criticato l’obbligo di scelta delle province che “provocherà una migrazione forzata di massa, soprattutto da sud a nord, contro la stessa volontà degli insegnanti”. Il senatore ha criticato il meccanismo che cancellerà i docenti dalle graduatorie, nel caso in cui i candidati non accettino la destinazione indesiderata e ha definito “atto intimidatorio” la FAQ pubblicata dal Miur, in cui il Ministero spiegava che chi non presenterà la domanda resterà nelle graduatorie “fino alla loro soppressione”.
Il piano straordinario di assunzioni 2015 non piace ai sindacati, che continuano a polemizzare con il Governo, in particolare con il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Il segretario Flc Cgil della provincia di Foggia, Loredana Olivieri, ha criticato in particolare il criterio con cui avverrà la scelta delle province: “Al precario è stato chiesto di indicare 100 province, in ordine di preferenza, alla cieca, senza conoscere disponibilità di cattedre”, ha sottolineato Olivieri, che ha messo in evidenza come la scelta implicherà il sacrificio di “affetto, famiglie, assistenza a parenti malati, perché o si accetta la destinazione o si è fuori per sempre”. Olivieri ha definito il meccanismo “una vera roulette russa che provocherà deportazioni di massa, senza nemmeno avere la possibilità di scegliere la sede lavorativa”, un meccanismo che non tiene conto delle condizioni personali, soprattutto delle donne del Sud. Olivieri ha annunciato l’impugnazione della legge davanti alla Corte di Giustizia Europea, sottolineando come le norme “stiano cercando di aggirare la sentenza che obbligava il Governo italiano a stabilizzare i precari che avevano maturato almeno 36 mesi di servizio, anche se non in possesso di abilitazione”.