La profezia Maya della fine del mondo il 21 dicembre 2012, le saga de Il Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien e quella più recente di Harry Potter di J.K. Rowling. Ancora, la passione per la mitologia antica così come per il genere urban fantasy: nasce così il romanzo La Discesa dei Luminosi, appena uscito per i tipi di Giunti. Una vera sfida per Ilenia Provenzi e Francesca Silvia Loiacono, al loro esordio come scrittrici di romanzi, anche se all’amore per le parole hanno dedicato la loro vita. Un racconto che unisce avventura, mistero, mitologia antica e che “invita a riflettere sui temi importanti, come la morte e l’immortalità, il rapporto figli/genitori, l’amore in tutte le sue forme”, come spiegano le autrici a ilsussidiario.net.
Com’è nata l’idea di questo romanzo?
Ilenia e Francesca: siamo entrambe lettrici appassionate e cercavamo una storia che ci emozionasse, che ci tenesse con il fiato sospeso, che ci portasse in un mondo fantastico pur essendo calata nella nostra realtà. Così abbiamo deciso di scriverla! Inoltre, ci attirava l’idea di riportare in auge la mitologia antica, un patrimonio incredibile di storie che non è abbastanza sfruttato, secondo noi. Da tempo desideravamo dedicarci a un romanzo, e lavorare insieme è stata un’esperienza costruttiva e stimolante. Abbiamo elaborato la trama, il mondo dei Luminosi… e poi ciascuna di noi ha creato il suo personaggio, perché nel libro si alternano due voci: quella di Jude e quella di Danielle, fratello e sorella diversi tra loro come il giorno e la notte.
Tolkien, Lewis, Harry Potter; dal fantasy al romanzo apocalittico, quali sono le vostre fonti di ispirazione? In quale filone si colloca il vostro romanzo?
Ilenia e Francesca: Abbiamo cominciato a scrivere dopo avere letto l’ultimo volume di Harry Potter, che ha lasciato un vuoto negli appassionati del genere. Eppure non volevamo creare un fantasy puro, preferivamo inserire degli elementi fantastici nella realtà quotidiana… ispirandoci al genere urban fantasy, ma innovandolo, perché i libri che circolavano ci sembravano tutti uguali. Così abbiamo sperimentato un nuovo genere, che ci piace chiamare “urban fantasy archeologico”: un mix di avventura, mistero e mitologia antica, che si ispira a modelli diversi senza avvicinarsi a nessuno in particolare.
Avete anche altre fonti di ispirazione, stelle polari che vi hanno guidato nella vostra opera?
Ilenia: Io ho sempre amato le opere sulla mitologia, sia classica sia norrena (il Canto dei Nibelunghi, per esempio). Alcune suggestioni sono entrate nel romanzo, così come mi ha influenzato il mondo degli elfi del Signore degli Anelli. Per la storia d’amore tra Jude e Viola, invece, personalmente ho voluto giocare sulla delicatezza, sull’attesa, perché non mi piacciono i sentimenti “gridati”, esasperati e frettolosi. Per descrivere le emozioni non servono tante parole.
Francesca: Devo molto ai libri della saga di Dragonlance, scritta da Weiss e Hickmann, che hanno contribuito alla mia formazione fantasy.
Chi è, secondo voi, il pubblico che apprezza questo romanzo? Che età ha? Che gusti?
Ilenia e Francesca: La discesa dei Luminosi è pensato principalmente per un pubblico Young Adult che abbia voglia di leggere qualcosa di nuovo, di diverso dai soliti romanzi americani. Ma stiamo scoprendo con gioia che l’elemento archeologico, la trama giocata sul mistero e il legame con l’attualità attirano i consensi dei lettori di ogni età, interessati a una storia avventurosa che invita a riflettere sui temi importanti, come la morte e l’immortalità, il rapporto figli/genitori, l’amore in tutte le sue forme.
C’è nel vostro romanzo qualche aspetto tipicamente italiano, che lo distingua da romanzi stranieri dello stesso genere?
Ilenia: Abbiamo curato molto l’ambientazione, cercando di restituire l’amore che ci lega a Venezia e alla Toscana, posti unici al mondo, che conosciamo bene e che abbiamo voluto esaltare nella nostra storia. Inoltre, credo che il legame che noi italiani abbiamo con il passato, con la mitologia classica, sia molto profondo: nel libro abbiamo provato a rielaborarla in modo nuovo, ispirandoci ai nostri studi di storia e di letteratura.
Francesca:Spesso gli autori anglosassoni attingono al mondo classico, tentando di sfruttarne il fascino e la seduzione. Credo però che il lettore sia in grado di capire se un autore padroneggia davvero la materia, o se la sua conoscenza è superficiale. Noi amiamo molto la mitologia, gli archetipi, e i nostri studi sono sempre andati in tale direzione. In questo, penso, siamo davvero “italiane”.
Qual è il messaggio profondo del vostro racconto?
Ilenia e Francesca: Siamo partite da una domanda. Fingiamo che esista un altro universo, popolato da creature immortali, bellissime e prive di emozioni. Un mondo perfetto, che disprezza il genere umano perché ha ceduto alle lusinghe del potere e del desiderio. Se queste creature arrivassero sulla Terra e avessero il potere di distruggerci, che cosa potrebbe spingerle a cambiare idea? Che cosa abbiamo, noi uomini, di davvero prezioso? Il romanzo offre una sua risposta: la capacità di amare, la tensione verso l’infinito, la fiducia nell’ideale.
I Luminosi – esseri perfetti – scelgono di intrecciare le loro esistenze con l’umanità imperfetta sulla Terra. Emerge nel romanzo la dialettica finito-infinito, mortale-immortale: come viene affrontata?
Ilenia: Il tema mortalità/immortalità ci è molto caro. Spesso dimentichiamo che il fatto stesso di non essere immortali, di avere un limite, ci sprona a vivere al meglio delle nostre possibilità, ad amare, a cercare di realizzare qualcosa di bello. Tolkien dice, nel Signore degli Anelli: “possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso”. I Luminosi sono abituati a pensare a un tempo infinito, quindi non fanno progetti, non danno valore a nulla. Grazie a Viola, ai sentimenti che scopre, suo malgrado, di provare per lei, Jude scopre cosa significa affrontare il passato, sognare il futuro, perdere qualcuno. La felicità è imperfetta perché il nostro mondo è imperfetto, ma è anche intenso, ricco, meraviglioso.
Francesca: Come dice Danielle in un passo del libro, “forse nei secoli i Luminosi avevano peccato d’orgoglio, perdendosi qualcosa. La vita sulla Terra, anche se imperfetta, era vivace, piena di senso”. I Luminosi sono senza macchia, immortali… e proprio per questo si annoiano. È la consapevolezza del limite a dare più valore alle nostre esistenze e i personaggi lo capiranno una volta arrivati sul nostro pianeta.
La profezia Maya sulla fine del mondo nel 2012 è il nodo centrale attorno a cui si svolge l’intreccio: un tema molto attuale, su cui i media hanno anche molto speculato. Come viene affrontato questo tema nel vostro romanzo? È uno strumento (per altro legittimo nella tecnica del racconto) per creare appeal, fine a se stesso o finalizzato ad altro?
Ilenia e Francesca: Il tema dei Maya ci è servito per costruire una trama avventurosa, certo, ma soprattutto per legare la storia all’attualità. Non ci interessano le teorie apocalittiche, ma il significato simbolico dell’evento: ci sembra che sia arrivato il momento di fermarci e di chiederci dove stiamo andando, di guardare in modo diverso al mondo che ci circonda. Nei documenti Maya si parla di un “cambiamento”, della fine di un ciclo. Noi abbiamo provato a immaginare cosa potesse significare, ricorrendo agli elementi fantastici.
Avete in mente un sequel? Se sì, ci anticipate qualcosa?
Ilenia e Francesca: Il romanzo si conclude, ma si presta anche a un seguito… dipenderà dai lettori. I Luminosi hanno appena cominciato a scoprire il nostro mondo!
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