«Come è stato detto dagli organi di stampa, l’attuazione della riforma Gelmini, che avrebbe dovuto procedere a tappe forzate, in effetti sta andando piuttosto a rilento. Ci sono infatti rallentamenti, problemi e resistenze mentre non sono poche le sedi che hanno tentato di neutralizzare le innovazioni riproponendo sotto nomi e formule diverse le stesse strutture». Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale nell’Università Statale di Milano, commenta in questa intervista per IlSussidiario.net i ritardi, gli ostacoli e le continue proroghe nell’attuazione della riforma Gelmini da parte degli atenei italiani. È Michele Ainis sul Corriere della Sera-Sette a sottolineare che la legge 30 dicembre 2010 n. 240 fissava un tempo massimo entro il quale le università avrebbero dovuto correggere i propri statuti: prima il 29 luglio 2011, termine successivamente prorogato di tre mesi, fino al 29 ottobre 2011. Eppure sono solo 33 gli atenei che a fine marzo 2012 hanno raggiunto l’obiettivo.
«Questo dato in realtà non stupisce più di tanto – continua a spiegare Violini. Riproponendo per l’università il noto “paradosso di Zagrebelsky” coniato per identificare l’estrema difficoltà a disegnare ed attuare riforme costituzionali, anche l’università italiana aveva ed ha urgente necessità di essere riformata proprio in quanto inefficiente e, pertanto, non ci sia può aspettare che dia piena prova di efficienza, nel suo insieme, proprio ora che le riforme sono state avviate. È già tanto che si sia riusciti, pur tra mille difficoltà, a varare il disegno riformatore, ancora oggi oggetto di molte critiche nelle sedi più disparate».
Le università italiane che hanno rispettato il primo termine del 29 luglio 2011 sono state solamente 4 su 67, mentre le altre, come scrive ancora Michele Ainis su Sette, si ritrovano «tutte a mendicare una proroga al ministro, che infatti sposta avanti le lancette di altri tre mesi». In proposito, Lorenza Violini sottolinea che «anche i più critici ammettono che qualche esempio virtuoso c’è stato, e che non andrebbe seppellito sotto la maggioranza silenziosa, ma anzi andrebbe valorizzato, capito e anche premiato, visto che è riuscito ove altri sono invece in pieno stallo. Rovesciando il punto di vista rispetto all’usuale lamentela che è propria di chi cerca consensi a buon mercato e cercando pertanto di guardare al positivo, alle best practices, come si usa dire, un commento sulla attuazione della riforma Gelmini potrebbe anche essere fatto a contrariis, mettendo cioè in luce le efficienze che esso è riuscito ad introdurre in un sistema che era essenzialmente fermo». Inoltre, continua la Violini, «di esempi “virtuosi” ce ne sono anche altri, che potrebbero essere facilmente individuati se anche il ministero desse adeguato risalto agli atenei che stanno seguendo e rispettando i pur prorogati tempi di attuazione. Ci sono infatti grandi università che stanno procedendo a tappe forzate per riuscire ad arrivare entro giugno alla nomina del nuovo senato accademico e rettori che stanno facendo il possibile affinché questo avvenga nel concreto».
Riguardo all’attuazione che spetta invece agli organi centrali e, in particolare, al ministero retto da Profumo, Violini fa presente che ritardi fisiologici possono essere stati provocati dai cambiamenti politici; passare da un ministro ad un altro comporta adattamenti non facili per la struttura burocratica, che di solito richiedono tempi lunghi. E, tuttavia, qualche spiraglio si è visto. Se infatti la situazione non può certo definirsi impeccabile, bisogna comunque ammettere che qualcosa ha preso il via, come l’Anvur, l’Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, i decreti legislativi per la riforma Diritto allo studio, il regolamento per i concorsi. Ecco: questo forse risulta essere il punto più problematico mentre occorrerebbero tempi certi, come la riforma aveva prefigurato.
Il reclutamento infatti è fermo da tempo e le incertezze per chi attende di entrare o di avanzare di carriera rischiano di compromettere tanto lavoro fatto da candidati validi e promettenti, che scelgono altre strade in Italia o all’estero. Se invece si potesse sapere con ragionevole certezza che cosa capiterà su questo aspetto nei prossimi mesi, il tanto sospirato turn over potrebbe prendere l’avvio, a vantaggio di tutto il sistema.
(Claudio Perlini)