Applicazioni come word editor, fogli di calcolo o di presentazione non sono più una prerogativa dei soli esperti informatici, con il tempo il loro utilizzo è entrato a far parte della nostra quotidianità e oramai anche l’utente di base possiede le conoscenze per saperli sfruttare. Fra quelli a pagamento i pacchetti più conosciuti e utilizzati sono sicuramente Microsoft Office e iWork della Apple, suite molto professionali, ma anche dai costi non esattamente contenuti. Per poter competere con il colosso Microsoft la Sun Microsystem decise anni fa di rilasciare i codici sorgenti di StarOffice alla comunità open source che, a costi quasi inesistenti, riuscì in breve tempo a implementarlo dando vita a OpenOffice. Lo stimolo che spinse tanti sviluppatori a lavorare gratuitamente era la consapevolezza di costruire una suite per ufficio che potesse essere di tutti. Tuttavia la licenza LGPL con cui viene rilasciato OpenOffice contiene una clausola piuttosto importante, con la quale si prevede che i diritti su tutte le eventuali modifiche andassero alla Sun Microsystem senza riconoscerne la paternità agli sviluppatori. Un cambiamento di rotta si ebbe nel 2009 quando la Sun venne acquisita da Oracle che si mostrò meno incline verso i progetti “open” causando un certo malcontento che sfociò poi il 28 settembre 2010 in un fork ad opera di alcuni membri del progetto OpenOffice.
Nel giro di pochissimo la distribuzione di Libre Office ha saputo guadagnare una posizione molto rilevante nel mercato, soprattutto da quando è diventata la suite predefinita dell’ultima versione di Ubuntu, la “Natty Narwhal”11.04. “Grazie all’atteggiamento aperto verso i nuovi arrivati, alla licenza copyleft e al fatto che non viene richiesto un copyright assignment, TDF ha attratto più sviluppatori con commit nel primo anno di quanti l’intero progetto OpenOffice.org in un decennio”, afferma Norbert Thiebaud, un volontario che ha “messo mano” al codice di LibreOffice per la prima volta il 28 settembre 2010 e che oggi è membro dell’Engineering Steering Committee della fondazione. Un 25% è pervenuto da SUSE, un 20% da RedHat ed un altro 20% dal codice di OpenOffice.
I rimanenti contributi sono arrivati da parte degli sviluppatori di Canonical e di alcune aziende come Bobiciel, CodeThink, Lanedo, SIL, e Tata Consultancy Services. Si stimano attorno ai 25 milioni gli utenti che lo utilizzano, di cui 15 quelli che lo hanno installato su sistemi operativi basati su un’architettura linux. Cifre da capogiro per un progetto con un solo anno di vita.