Il produttore cinematografico svedese Berth Milton ha lanciato una proposta commerciale davvero “indecente”. Hotel a cinque stelle dove gli ospiti potranno restare gratis, a patto di rinunciare alla loro privacy. Al punto da lasciarsi filmare durante l’intera permanenza nelle camere da letto, sapendo che i video saranno diffusi su Internet in tempo reale.
Una sorta di effetto reality portato alle estreme conseguenze, che coinvolgerà i 100 hotel a cinque stelle sparsi in tutto il mondo del Private Media Group, di cui Milton è socio di maggioranza. Milton, che sta conducendo una battaglia legale per mantenere il controllo della sua compagnia con sede nel Nevada, intende lanciare una nuova iniziativa per la sua catena di hotel. In molti sono scettici, ma Milton – il figlio dai capelli chiarissimi di un fotografo svedese – ha spiegato di avere elaborato una strategia invincibile. L’idea è di offrire camere gratis agli ospiti degli hotel in cambio del diritto di riprendere tutto quello che faranno all’interno delle stanze, trasmettendolo in diretta a utenti di Internet. «I numeri sono stupefacenti», ha raccontato Milton al quotidiano americano New York Post, calcolando che ciascun hotel è in grado di generare 43,8 milioni di dollari in abbonamenti on-line da parte di navigatori seduti dietro gli schermi dei loro computer a casa.
«ANDRO’ FINO IN FONDO» – «La cosa importante è andarci fino in fondo, e non fermarsi a metà strada, o a un terzo – ha dichiarato Milton -. Immaginate con quale scetticismo sono stati accolti Steve Jobs e Bill Gates quando sono usciti per la prima volta con le loro idee». Un paragone decisamente ardito per Milton, la cui attività principale consiste nel produrre film di basso livello e con scarso senso del pudore, e la cui ultima idea delle telecamere negli hotel non eccelle certo per il buon gusto. Anche se, sempre per quanto riguarda gli hotel, Milton ha spiegato di essere giunto ad alcune conclusioni dopo avere compiuto delle ricerche sul campo in oltre una dozzina di locali di Barcellona, città dove il produttore vive con i suoi tre figli.
«Deve essere un hotel riservato a persone comuni, e non un luogo superesplicito dove ognuno corre in giro nudo», ha dichiarato il produttore svedese. «Questo infatti comprometterebbe la classe e lo stile dell’intero progetto». Ammesso ovviamente che non sia già abbondantemente compromesso. Fatto sta che, tra i progetti di Milton per il futuro, c’è quello di entrare in altri settori commerciali come energy drink e preservativi. Dagli anni Novanta, Milton è al timone della Private Media Group, società con sede in Nevada. Dopo avere puntato tutto sulle potenzialità dei Dvd, Milton ha guadagnato milioni di dollari con remake di film famosi come «Cleopatra» e «Il Gladiatore», viaggiando in località esotiche per girarli.
Ma le fortune di Private Media hanno iniziato a declinare da quando la diffusione dei film scaricabili on-line ha soppiantato la domanda di Dvd. E oltre a essere stato lento a reagire posizionandosi sul nuovo settore, gli ex soci d’affari di Berth Milton quest’estate hanno lo accusato in tribunale di saccheggiare sistematicamente le casse dell’azienda per finanziare il suo stile di vita decisamente sontuoso. E mentre respinge le accuse di avere preso in prestito da Private Media oltre 10 milioni di dollari senza restituirli, Berth Milton si ritrova anche dei problemi con un creditore che lo ha citato di fronte alla Corte suprema dello Stato di New York. Il creditore rivendica inoltre, come richiesta aggiuntiva, un diritto di voto che potrebbe mettere Milton in minoranza nel consiglio d’amministrazione di Private Media. Milton, che si è affidato a Jones Day, uno degli studi legali più prestigiosi degli Stati Uniti, sostiene che il diritto di voto del suo creditore è già venuto meno da sei anni.
(Pietro Vernizzi)