Elena Ugolini è dirigente scolastico del Liceo “M. Malpighi” di Bologna, facente parte dell’omonimo Istituto associato a CdO Opere Educative, associazione promotrice della campagna nazionale Open Day Insieme. Nel 1998 ha fatto parte della “Commissione dei saggi” istituita dal ministero della Pubblica Istruzione. Dal luglio 2001 è stata nominata nel gruppo ristretto di lavoro istituito dal ministro dell’Educazione Letizia Moratti per la predisposizione degli indirizzi concernenti il nuovo sistema di valutazione del sistema scolastico italiano. Tra i promotori del manifesto sull’emergenza educazione del dicembre 2004, ha tra le altre cose realizzato il laboratorio “La fisica in moto”, in collaborazione con la Ducati. A partire dal 2005 ha sempre fatto parte degli organi di governo dell’Invalsi, occupandosi, in particolare, della rilevazione degli apprendimenti per il sistema nazionale di valutazione e della prova nazionale all’interno dell’esame di Stato del primo ciclo. Dal 2011 al 2013 è stata sottosegretario all’Istruzione nel governo Monti.
È tempo di iscrizioni. Professoressa Ugolini, è ancora importante che si faccia orientamento sui banchi di scuola?
Certo che è importante! Dirò di più: ogni ora di scuola dovrebbe avere questo scopo. Orientare significa fare intravedere un orizzonte entro cui muovere i propri passi ed aiutare a scoprire sé, i propri limiti e i propri talenti. C’è un modo di insegnare la matematica, le scienze, la storia, la geografia, le lingue straniere, l’educazione fisica, l’arte, la musica, la tecnologia, che può avere questo respiro. Succede quando gli insegnanti sanno incrociare le domande dei ragazzi, anche quelle nascoste, e sanno farle venire fuori.
Eppure in Italia assistiamo ancora – nonostante gli sforzi per modificare il trend – al fenomeno della liceizzazione di massa, che va di pari passo con livelli piuttosto alti di dispersione scolastica. Cosa possono fare le famiglie e le scuole per aiutare di più i ragazzi a scoprire il proprio cammino?
Possono fare molto. Anche se i ragazzi non se ne accorgono e pensano di fare le loro scelte in modo autonomo, in effetti i genitori incidono molto. Il clima che si respira in casa è un fattore determinante. Penso sia importante accompagnare i figli senza decidere al posto loro. È importante sostenerli, senza opprimerli. Suggerisco alle famiglie di ascoltare i figli, di prendere sul serio le indicazioni dei docenti delle medie, di andare a vedere personalmente le scuole superiori senza accontentarsi degli incontri ufficiali.
Quindi la decisione dovrebbe essere in primis dei ragazzi?
È bello ed è giusto che i ragazzi possano scegliere seguendo i propri interessi e le proprie attitudini… Insomma, i ragazzi vanno supportati ma non sostituiti: non dimentichiamo che nel corso del primo anno di scuola superiore uno studente su quattro viene bocciato o cambia scuola. Tra loro ci sono gli studenti che dopo la prima scelta trovano la propria strada, ma anche quei ragazzi che andranno ad ingrossare le file dei Neet. Cambiare scuola o indirizzo può accadere, ma non dovrebbe essere la regola…
E le scuole cosa possono fare?
Da parte loro, le scuole sono chiamate innanzitutto a dare ai ragazzi le basi culturali per poter crescere ed imparare, aprendoli sempre alla categoria della “possibilità”, anche attraverso incontri ed esperienze che aiutino ad illuminare i loro talenti. E poi, e questo è oggi molto importante, a valorizzare la parte pratica, creativa, manuale che spesso nella scuola è troppo mortificata.
Secondo i dati pubblicati dal Miur, quest’anno è stato registrato un aumento delle iscrizioni al liceo e agli istituti tecnici mentre un leggero calo hanno avuto gli istituti professionali. Informarsi per poter scegliere è il primo passo necessario per fare la scelta migliore?
È molto importante fare sapere agli studenti, ai genitori e agli stessi insegnanti che strade si possono percorrere dopo la scuola secondaria di primo grado, dando un’idea concreta delle materie e dei profili in uscita al di là degli stereotipi. Dopo la riforma delle superiori, che ha mutato il quadro complessivo degli indirizzi e delle opzioni, è diventato ancora più importante far conoscere l’offerta delle scuole. Ed è essenziale farlo soprattutto per gli istituti tecnici, per gli istituti professionali e per i centri di formazione professionale: che cosa può voler dire, per un ragazzo, indirizzo trasporti e logistica o ambiente e territorio? Il sito web “scuola in chiaro” offre informazioni specifiche sulle singole scuole, ma non basta: occorre sapere che indirizzi vale la pena andare a cercare sul proprio territorio e andare a vedere di persona.
Molte scuole nei mesi di novembre e dicembre aprono le porte agli alunni e alle loro famiglie per presentare il piano dell’offerta formativa. È davvero importante andare a vedere? Non si corre il rischio di imbattersi in “vetrine” senza un reale contenuto?
Il rischio esiste se le scuole si rifanno solo il trucco, senza raccontare cosa realmente accade nella quotidianità. Proprio per evitare questo rischio e aiutare nella scelta, nella mia scuola da 15 anni abbiamo cambiato il modo di fare l’Open Day, andando al di là dei classici incontri di presentazione: tutti i docenti e gli studenti si coinvolgono per raccontare come si vive e si lavora ogni giorno, concretamente, ai ragazzi e alle famiglie delle scuole medie, trasformando il Liceo Malpighi in un grande atelier aperto alla città e facendo in ogni classe presentazioni, mostre, lezioni, rappresentazioni teatrali.
(Marco Lepore)