In Italia gli stipendi degli insegnanti nel 2013-2014 sono rimasti congelati rispetto a diversi paesi europei. Lo rivela uno studio pubblicato oggi della rete Euridice e elaborato per conto della Commissione Ue. Il sondaggio è stato svolto su trentatrè paesi ed è emerso che in sedici di essi c’è stato un aumento di stipendio. Si tratta di Belgio, Danimarca, Germania, Estonia, Francia, Croazia, Ungheria, Lussemburgo, Malta, Austria, Slovacchia, Finlandia, Regno Unito, Norvegia, Macedonia e Turchia. Tuttavia in circa la metà dei paesi presi in considerazione per la ricerca è stato appurato che gli stipendi degli insegnanti perdono potere d’acquisto. Gli aumenti negli altri paesi sono stati fatti per l’adeguamento al costo della vita ma anche grazie a riforme salariali. In Italia lo stipendio minimo di un insegnante di scuola primaria e pre-primaria è pari a 23048 euro, e si arriva a un massimo, dopo 35 anni di servizio, di 38902 euro per un professore di scuola superiore con laurea universitaria. In quanto all’Italia la relazione parla di una perdita del potere d’acquisto moderata fra il 2013-2014 e il 2009 per gli insegnanti della scuola secondaria superiore pari al 3 per cento, mentre è del 5 e 10 per cento per i docenti della scuola primaria e secondaria inferiore. In Grecia si è arrivati addirittura al 40 per cento della riduzione del potere d’acquisto. Dalla relazione è emerso inoltre che gli insegnanti italiani hanno progressioni di carriere più lente rispetto a quelli di altri paesi europei, quali la Danimarca, L’Estonia, Malta, la Finlandia e il Regno Unito. (Serena Marotta)