La biodiversità rappresenta una grande ricchezza. Essa ha un enorme valore intrinseco ed è la manifestazione dei processi evolutivi che hanno caratterizzato la Terra sin dalle sue origini, processi tuttora in atto che si palesano nel numero enorme di relazioni caratterizzanti il mondo vivente alle più svariate scale di osservazione. La diversità in specie animali e vegetali è fonte di importanti risorse, quali materie prime, cibo e principi attivi per i farmaci. Sfortunatamente essa è gravemente minacciata da alcuni cambiamenti che l’uomo ha introdotto nell’ambiente naturale: lo scenario attuale è caratterizzato da un’estesa distruzione degli habitat, che inevitabilmente porta con sé l’estinzione dei taxa a essi legati.
Ma quante sono le specie viventi? Da quando nel XVIII secolo il grande naturalista svedese Linneo introdusse il moderno sistema di classificazione delle specie viventi, il numero di quelle conosciute è aumentato, passando dalle circa 4.000 specie descritte allora ai quasi due milioni odierni. Nonostante questo, attualmente si ipotizza che solo il 10-30% delle specie presenti sulla Terra sia stato descritto, molte di quelle che stiamo perdendo sono quindi del tutto sconosciute e non potremo mai sapere quali immensi tesori ci siamo lasciati sfuggire. È dunque estremamente importante compiere un grosso sforzo di classificazione per poter giungere a una maggiore conoscenza del mondo vivente e riuscire a tutelarlo.
La corsa alla scoperta di nuove specie è in pieno svolgimento. Secondo i dati riportati nel Rapporto Sos (State of observed species) dell’International institute for species exploration, nell’anno 2009, l’ultimo per cui si dispone di un censimento completo, sono state descritte ben 19.232 nuove specie. Di queste ben 9.738 (il 50,6%) appartengono al gruppo degli insetti. Il successo evolutivo di tale taxon è enorme, basti pensare che il solo numero delle specie descritte include il 75% di tutte le specie viventi. Scendendo più nel dettaglio notiamo che un grande contributo è dato dai coleotteri che, con ben 3.485 presenze, confermano il loro primato quale maggiore ordine di insetti. Essi presentano un’ampia gamma di adattamenti e si rinvengono sia in ambienti acquatici, sia in ambienti terrestri.
Al secondo posto nella classifica delle new entry si collocano le piante vascolari con 2.184 nuovi elementi, in particolare notevole importanza è assunta dall’ordine di monocotiledoni delle Asparagales che comprende orchidee, iris, giacinti, amaryllis, aloe, narcisi e asparagi. Sul terzo gradino del podio, con 1487 specie, possiamo scorgere il gruppo degli aracnidi, comprendente scorpioni, ragni, acari, pseudoscorpioni e opilioni.
Tra i crostacei, di cui sono state descritte 626 specie, l’ordine dei Decapoda risulta essere il più popolato con 224 elementi, esso comprende gamberi, granchi, aragoste e gamberetti. Tra i pesci primeggiano i perciformi. Per quanto riguarda gli anfibi, il gruppo degli anuri (le rane) è il maggiore con 133 specie su 148. Fra i rettili il predominio è esercitato dalle lucertole con 38 presenze, i serpenti annoverano invece 31 nuove specie per lo più appartenenti al gruppo dei colubridi. Percentuali minori sono poi ricoperte da mammiferi (in massima parte pipistrelli e roditori) e uccelli che annoverano rispettivamente 41 e 7 nuove specie.
Tra le novità del 2009 vi sono poi anche 1.905 specie fossili. Insetti e aracnidi vedono qui ridotta la loro partecipazione a un 25,6%, quota comunque estremamente elevata se si pensa alle maggiori difficoltà che gli invertebrati incontrano nel processo di fossilizzazione. La descrizione di nuovi taxa permette l’acquisizione di un’ampia gamma di conoscenze: la scoperta della loro biologia ed ecologia porta infatti con sé l’esplorazione di nuovi ecosistemi e delle relazioni che li caratterizzano permettendo così di capirne il funzionamento.
Le caratteristiche morfologiche, fisiologiche e biochimiche di ogni specie non sono altro che il risultato di una costante evoluzione e dello sforzo estremo dei viventi di adattarsi all’ambiente in cui vivono, un ambiente dinamico in costante cambiamento. La capacità di adattarsi a tali mutevoli condizioni è correlata alla variabilità genetica intrinseca a ogni popolazione. La biodiversità intesa a livello di patrimonio genetico assume dimensioni difficilmente immaginabili, essa è la risorsa primaria, tutelarla è fondamentale.
Se l’obiettivo è fare della buona conservazione occorre operare a più livelli. È necessario innanzitutto salvaguardare gli ecosistemi per permettere la sopravvivenza delle specie che in essi vivono e conservare così quel pool genetico che è la base dell’evoluzione e della vita di tutti gli organismi di questo nostro pianeta.